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LA DIVINA

COMMEDIA

DI

8111

DANTE ALIGHIERI

GIA' RIDOTTA A MIGLIOR LEZIONE

DAGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA

ED ORA ACCURATAMENTE EMENDATA.

COL COMENTO

DEL

P. POMPEO VENTURI.

TOMO II.

LIVORNO

Presso TOMMASO MASI E Comp.

1817.

CANTO I

ARGOMENTO.

Il divino Poeta, dopo aver fatta l'invocazione, racconta, che al cominciar dell' aurora trovandosi con Virgilio in un'isola vide Catone Uticense, da cui ottenuta licenza di andare al Pured gatorio, essi presero la strada verso del mare, inoltratisi, Virgilio, secondo l'avviso di Catone, lavogli il viso di rugiada, e giunti al lido gli cinse il capo d'un schietto giunco.

Per correr miglior acqua alza le vele

Omai la navicella del mio ingegno,
Che lascia dietro a se mar si crudele:
E canterò di quel secondo regno,
Ove l'umano spirito si purga,
E di salire al Ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesia risurga,

1 La poesia in due sensi morta, cioè quella che ha cantato delle anime morte dell'Inferno, risorga ancor essa, e canti delle anime vive del Purgatorio: e in oltre la poesia, che in Itali

Tomo 11.

T

O sante Muse, poi che vostro sono,
E qui 2 Calliopea 'lquanto surga,
Seguitando 'l mio canto con quel suono,
Di cui le 3 piche misere sentiro
Lo colpo tal, che disperar perdono.
Dolce 4 color d'oriental zaffiro,

Che s'accoglieva nel sereno aspetto
Dell'aer puro infino 5 al primo giro,
Agli occhi miei ricominciò diletto,

Tosto ched i' usci' fuor dell' aura morta,
Che m'avea contristati gli occhi, e 'l petto.

per l'inondazione de' barbari è del tutto scaduta, rifiorisca in me, come accennerà nel Canto 1. Par. v. 30.

2 Invocate tutte le Muse in generale, invoca specialmente Calliope, siccome presidente al verso eroico, e dell' altre maggiore: così il Petrarca disse: Italia tutta, e Roma.

3 Le nove figliuole di Picrio chiamate Piche, le quali avendo avuto ardire di sfidare le nove Muse a chi cantava meglio, e dopo essere state vinte, rimanendo nella loro arrogante pretensione, furono in pena trasformate in gazzere uccelli noti. Ov. 5. Met.

4 Di turchino il più bello, d'azzurro, qual'è il zaffiro orientale.

5 Fin al ciel della Luna più prossimo alla

terra.

Lo bel 6 pianeta, ch'ad amar conforta,
Faceva tutto rider l'oriente,

Velando 7 i Pesci, ch'erano in sua scorta.
Io mi volsi a man destra, 8 e posi mente
All'altro polo, e vidi 9 quattro stelle

6 Già era l'alba. Era già nata la stella di Venere detta volgarmente la Ștella Diana, che propriamente dovrebbe dirsi Diale.

7 Colla sua maggiore luce ricoprendo la co stellazione de' Pesci, che un poco prima di Venere nascevano due ore prima del Sole, che nasceva allora col segno seguente dell' Ariete.

Avendo Dante la faccia verso Levante, per conseguenza a man destra aveva il Polo Australe, il quale, essendo egli, come s'è detto, trapassato agli Antipodi di Gerusalemme, stavagli però alto sopra l'Oriente 35. gradi in circa, essendo Gerusalemme situata a tal'altezza del Polo Boreale. Poteva dunque vedere molte stelle che rimangon sotto l'Orizzonte rispetto al paese di Gerusalemme e a tanti altri paesi, per eşempio l'Italia, che hanno sopra l' Orizzonte a qualche altezza sensibile il Polo Boreale: le quali stelle però dalle nostre parti non possono mai vedersi.

9 Parla da Poeta, e quasi indovinando, o verisimilmente figurandosi il Cielo attorno a quel Polo a modo suo. A' di nostri la Crociera composta di quattro stelle, tre di seconda e una di terza grandezza, serve di guida a quei che navigano fuor di Europa verso Mezzogiorno, ma all' età di Dante non si eran fatte queste scopertę.

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