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esso

INF. Menando la sinistra innanzi spesso;
99 Ben m' accorsi ch' egli era del ciel messo,
Ch' io stessi cheto, ed inchinassi ad esso.
12° Farem noi a Chiron costà di presso:

Poi mi tentò, e disse: Quegli è Nesso,
E fe di sè la vendetta egli stesso.
20° Di tua lezione, or pensa per te stesso,
Quando la nostra imagine da presso
Le natiche bagnava per lo fesso.

220 Ricominciò lo spanrato appresso,

ვი

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43° Ma non peró ch' alcuna sen rivesta: Qui le strascineremo, e per la mesta Ciascuno al prun dell' ombra sua molesta. 47° Mentre che torni parleró con questa, Così ancor su per la strema testa Andai, ove sedea la gente mesta. 21° E com' ei giunse in sulla ripa sesta, Con quel furore e con quella tempesta Che di subito chiede ove s'arresta, 23o Come la madre ch' al romore è desta,

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Che prende il figlio e fugge, e non s'arresta, Tanto che solo una camicia vesta.

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Ma stien le male branche un poco in cesso, Ed io, seggendo in questo loco stesso, 29° Lo tempo è poco omai che n'è concesso, Se tu avessi, rispos' io appresso, Forse m' avresti ancor lo star dimesso. 33° Tutto quel giorno, nè la notte appresso, Come un poco di raggio si fu messo Per quattro visi il mio aspetto stesso; PUR. Ma per la sua follia le fu sì presso, 10 Si come i' dissi, fui mandato ad esso Che questa per la quale io mi son messo. E tutti gli altri che venieno appresso, Senza vostra dimanda io vi confesso, Per che il lume del sole in terra è fesso. 10° Perch' io varcai Virgilio, e fe'mi presso, Era intagliato li nel marmo stesso Perchè si teme ufficio non commesso. 47° Che il mal che s' ama è del prossimo, ed esso 113 È chi, per esser suo vicin soppresso, Ch' el sia di sua grandezza in basso messo. 48° Per poco amor, gridavan gli altri appresso; 404 O gente, in cui fervore acuto adesso Da voi per tepidezza in ben far messo, 20° Dianzi non er' io sol; ma qui da presso Noi eravam partiti già da esso,

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Tanto, quanto al poder n' era permesso; 24° E noi venimmo al grande arbore adesso, 143 Trapassate oltre senza farvi presso; E questa pianta si levò da esso.

27° Anime sante, il fuoco; entrate in esso,
Si disse come noi gli fummo presso:
Qual è colui che nella fossa è messo.
30° Venuta prima tra il grifone ed esso,
E un di loro, quasi dal ciel messo,
Gridò tre volte, e tutti gli altri appresso.
PAR. Dinanzi agli occhi tal, che per te stesso
4° lo t'ho per certo nella mente messo,
Perocchè sempre al primo vero è presso:
To Si alto e si magnifico processo,

Chè più largo fu Dio a dar sè stesso
Che s' egli avesse sol da sè dimesso.

47° Si farà contra te; ma poco appresso
Di sua bestialitate il suo processo
Averti fatta parte per te stesso.

21° Se non lo far: chè la dimanda onesta
Noi discendemmo il ponte dalla testa,
E poi mi fu la bolgia manifesta:
25° E gli orecchi ritira per la testa,

E la lingua, ch' aveva unita e presta Nell' altro si richiude, e 'l fumo resta. 28° Levò l braccio alto con tutta la testa Che furo: Or vedi la pena molesta Vedi s' alcuna è grande come questa. 31° Carlo Magno perdè la santa gesta,

Poco portai in la volta la testa, Ond' io: Maestro, dì, che terra è questa? 34° Quando vidi tre facce alla sua testa!

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49° Quando una donna apparve santa e presta 20 O Virgilio, Virgilio, chi è questa? Con gli occhi fitti pure in quella onesta. 23° Per la cagione ancor non manifesta Ed ecco del profondo della testa Poi gridò forte: Qual grazia m' è questa? 26 Venia gente col viso incontro a questa, Li veggio d'ogni parte farsi presta Senza ristar, contente a breve festa. 28° Di s' altro vuoi udir, ch' io venni presta L'acqua, diss' io, e il suon della foresta, Di cosa, ch' io udi' contraria a questa. 29 Da tutte parti per la gran foresta,

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Se non col cuore alla paterna festa. 47° Tutta tua vision fa manifesta,

Ché, se la voce tua sarà molesta Lascera poi quando sarà digesta. 21° Discesi tanto, sol per farti festa

Ne più amor mi fece esser più presta, Si come il fiammeggiar ti manifesta. 2° Nella sua terra fia di doppia vesta,

E il tuo fratello assai vie più digesta, Questa rivelazion ci manifesta. 20 Fu' io, con vita pura e disonesta, Come il Sol muta quadra, all' ora sesta. este

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10 Vivo ten vai così parlando onesto, La tua loquela ti fa manifesto Alla qual forse fui troppo molesto. 43° Siete a veder lo strazio disonesto, Raccoglietele al piè del tristo cesto: Cangio 'l primo padrone: ond' ei per questo 45° E serbolo a chiosar con altro testo Tanto vogl' io che vi sia manifesto Ch' alla fortuna, come vuol, son presto. 21° Col Duca mio, si volse tutto presto

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Poi disse a noi: Più oltre andar per questo Tutto spezzato al fondo l' arco sesto: 30° Al fuoco, non l' avei tu così presto; E l'idropico: Tu di' ver di questo; La 've del ver fosti a Troia richiesto. 34° Ed è legato e fatto come questo, Non fu tremuoto gia tanto rubesto, Come Fialte a scotersi fu presto. PCR. Alle sue note; ed ecco il veglio onesto, Qual negligenza, quale stare è questo? Ch' esser non lascia a voi Dio manifesto. O luce mia, espresso in alcun testo, E queste genti pregan pur di questo. O non m'e il detto tuo ben manifesto? 48° Dello intelletto, e fieti manifesto

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INF. Non so: ma passeggiando tra le teste, 32° Piangendo mi sgridò: l'erchè mi peste? Di Mont' Aperti, perchè mi moleste? PUR. Della carne d' Adamo, onde si veste, 44° Le lor parole, che rendero a queste, Non fur da cui venisser manifeste; 13° Per allungarsi, un' altra: I' sono Oreste: 32 O, diss' io, Padre, che voci son queste? Dicendo: Amate da cui male aveste. PAR. Lì quasi vetro allo color che il veste, 20° Ma della bocca: Che cose son queste? Perch' io di corruscar vidi gran feste. 24° Per l' evangelio, e per voi che scriveste, E credo in tre persone eterne, e queste Che soffera congiunto sunt et este. 30° Che pare altro che prima, se si sveste Così mi si cambiaro in maggior feste Ambo le corti del ciel manifeste.

esti

INF. Per quello Iddio che tu non conoscesti, 1° Che tu mi meni là dov' or dicesti,

E color, che tu fai cotanto mesti.

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PUR. Con quelle membra, con le quai nascesti, 47 5° Guarda se alcun di noi unque vedesti,

Deh perchè vai? deh perchè non t' arresti?

43° Se tu se' quegli che mi rispondesti,

I' fui Senese, rispose, e con questi
Lagrimando a Colui, che sè ne presti.

49° Che dice Neque nubent, intendesti,
Vattene omai; non vo' che più t' arresti,
Col quai maturo ciò che tu dicesti.
24° È quel Virgilio, dal qual tu togliesti
Se cagione altra al mio rider credesti,
Quelle parole che di lui dicesti.

31° Tentando a render te qual tu paresti Quando nell' aere aperto ti solvesti?

PAR. Si come quando Marsia traesti

O divina virtù, se mi ti presti Segnata nel mio capo io manifesti, 5o Non procedesse, come tu avresti, E per te vederai, come da questi Si come agli occhi mi fur manifesti. go E solo incominció: Tutti sem presti Noi ci volgiam co' principi celesti A' quali tu nel mondo già dicesti : 25 Ciò che credesti sì, che tu vincesti

Comincia'io, tu vuoi ch' io manifesti Ed anche la cagion di lui chiedesti. 29 Superbir di colui, che tu vedesti

Quelli, che vedi qui, furon modesti
Che gli avea fatti a tanto intender presti;
esto

INF. Fidandomi nel tno parlare onesto,
2o Poscia che m' ebbe ragionato questo,
Perchè mi fece del venir più presto:

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L'animo, ch'è creato ad amar presto, Tosto che dal piacere in atto è desto. PAR. Lo grasso e il magro un corpo, così questo 77 20 Se il primo fosse, fora manifesto

Lo lume, come in altro raro ingesto.

40° Ringrazia il Sol degli angeli, ch' a questo 53 Cuor di mortal non fu mai si digesto Con tutto il suo gradir cotanto presto, 42° Che il primo amor che in lui fu manifesto, 74 Spesse fiate fu tacito e desto

Come dicesse: lo son venuto a questo. 46 Dove si trova pria l'ultimo sesto

Basti de' miei maggiori udirne questo:
Più e tacer, che ragionare, onesto.
49° Delia divina grazia era contesto,

Poi cominciò: Colui che volse il sesto
Distinse tanto occulto e manifesto,

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RIMARIO DELLA DIVINA COMMEDIA.

Mutava in bianco aspetto di cilestro: 30° Virtualmente, ch' ogni abito destro

Ma tanto più maligno e più silvestro Quant' egli ha più di buon vigor terrestro. PAR. Scalzasi Egidio e scalzasi Silvestro 41° Indi sen va quel padre e quel maestro Che già legava l'umile capestro; eta

INF. Vestite già de' raggi del pianeta, 1° Allor fu la paura un poco queta,

La notte, ch' i' passai con tanta piéla.

4° Onorate l' altissimo Poeta:

Poichè la voce fu restata e queta,
Sembianza avevan nè trista nè lieta.

7° Con l'altre prime creature lieta

Or discendiamo omai a maggior piéta.
Quando mi mossi, e 'l troppo star si vieta.
41 Diss' egli allora, che s' appella Creta,
Una montagna v'è, che già fu lieta
Ora è diserta come cosa vieta.
48° Di Gerion, trovammoci; e 'l Poeta
Alla man destra vidi nuova piéta;
Di che la prima bolgia era repleta.
19° E guarda ben la mal tolta moneta,

E se non fosse ch' ancor lo mi vieta
Che tu tenesti nella vita lieta,

26° Me più d' un anno là presso a Gaeta,
Ne dolcezza del figlio, nè la piéta
Lo qual dovea Penelope far lieta,
27° Già era dritta in su la fiamma e queta
Con la licenzia del dolce Poeta;

PUR. E vengonti a pregar, disse 'l Poeta; 5o O animia, che vai per esser lieta

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Ma noi sem peregrin, come voi sete.

2o E Virgilio rispose: Voi credete

Che questi è corpo uman che voi vedete, 95
Non vi maravigliate; ma credete,
Cerca di soverchiar questa parete.

7 Posciachè l' accoglienze oneste e liete
Sordel si trasse, e disse: Voi chi siete?
21° Tanto del ber quant'è grande la sete,
E il savio Duca: Omai veggio la rete
Perchè ci trema, e di che congandete.
26° Chè tutti questi n' hanno maggior sete
Dinne com'è che fai di te parete
Di morte entrato dentro dalla rete.
32 A disbramarsi la decenne sete,

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Ed essi quinci e quindi avén parete A sè traéli con l' antica rete; PAR. Non s' ammiraron, come voi farete, 2o La concreata e perpetua sete

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Veloci quasi come il ciel vedete.

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8 D' un giro, d'un girare, e d' una sete, Voi che intendendo il terzo ciel movete; Non fia men dolce un poco di quiete. 21 E roratelo alquanto: voi bevete Così Beatrice e quelle anime liete Fiammando forte a guisa di comete. eti

PUR. Evvi la figlia di Tiresia, e Teti, 220 Tacevansi ambedue già li poeti, Liberi dal salire e da' pareti; eto

PUR. In sua presunzion, se tal decreto 3° Vedi oramai se tu mi puoi far lieto, Come m' hai visto, ed anco esto divieto; 40° D' intagli sì, che non pur Policleto,

L'angel che venne in terra col decreto Ch' aperse il Ciel dal suo lungo divieto, 44° Che se veduto avessi uom farsi lieto, Di mia semenza cotal paglia mieto. Là 'v'è mestier di consorto divieto? 20° Che ciò nol sazia, ma, senza decreto, O Signor mio, quando sarò io lieto Fa dolce l' ira tua nel tuo segreto! 25° E sappi che, si tosto com' al feto Lo Motor primo a lui si volge lieto, Spirito nuovo di virtù repleto,

ין

PAR. Del suo lume fa il ciel sempre quieto, 4° Ed ora lì, com' a sito decreto,

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Che ciò che scocca drizza in segno lieto.

16 Ed ancor saria Borgo più quieto,

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La casa di che nacque il vostro leto,

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Venian gridando, un poco il passo queta. 44° Ed allor, per istringermi al Poeta, Già era l'aura d' ogni parte queta, Che dovria l' uom tener dentro a sua meta. 24° Non so qual fosse più, trionfa lieta Si disse prima, e poi: Qui non si vieta Nostra sembianza via per la dieta.

31° Quando vedea la cosa in sè star queta, Mentre che, piena di stupore e lieta, Che, saziando di sè, di sè asseta; PAR. Per trionfare o Cesare o poeta, 4° Che partorir letizia in su la lieta Pencia, quando alcun di sè asseta. 3° Da indi mi rispose tanto lieta,

Frate, la nostra volontà quieta

Sol quel ch' avemo, e d' altro non ci asseta. 5° Percuote pria che sia la corda queta, Quivi la Donna mia vid io si lieta, Che più lucente se ne fe'l pianeta. 42° Della fede cristiana, il santo atleta, E come fu creata, fu repleta Che nella madre lei fece profeta. 45° Con perpetua vista, e che m' asseta La voce tua sicura, balda e lieta A che la mia risposta è già decreta.

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E posto fine al vostro viver lieto,

27° Del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto, 41 Ma per acquisto d' esto viver lieto Sparser lo sangue dopo molto fleto.

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PAR. Che scende chiaro giù di pietra in pietra, 20
20° E come suono al collo della cetra

Della sampogna vento che penetra;
etri

PUR. Al su, mi dì, e se vuoi ch' io t' impetri
49° Ed egli a me: Perchè i nostri diretri
Scias quod ego fui successor Petri.
PAR. Si che, guardando verso lui, penetri,
32° Veramente, nè forse tu t' arretri,

Orando grazia convien che s' impetri;

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etro

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INF. Si ch' io vegga la porta di San Pietro, 434 4° Allor si mosse, ed io li tenni dietro. 7° Si rivolgea ciascun, voltando a retro, Così tornavan per lo cerchio tetro, Gridando sempre in loro ontoso metro. 48° Verso 'l castello, e vanno a Santo Pietro, 32 Di qua, di là, su per lo sasso tetro Che li battean crudelmente di retro. 49° Ch' io pur risposi lui a questo metro: Nostro Signore în prima da San Pietro, Certo non chiese se non: Viemmi dietro. 23° Di Malebranche: noi gli avem gia dietro: 23 E quei: S' io fossi d' impiombato vetro, Più tosto a me, che quella d' entro impetro. 34° Poi per lo vento mi ristrinsi retro

Gia era (e con paura il metto in metro) E trasparen come festuca in vetro. PUR. Pregando Stazio che venisse retro, 27° Come fui dentro, in un bogliente vetro Tanto er ivi lo incendio senza metro. PAR. Così, come color torna per vetro, 2o Or dirai tu ch' el si dimostra tetro Per esser li rifratto più a retro. 28° Vede colui che se n' alluma dietro, E sè rivolve, per veder se il vetro Con esso, come nota con suo metro;

etta

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43° Par sì la ripa, e par sì la via schietta,

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Se qui per dimandar gente s' aspetta, Che troppo avrà d' indugio nostra eletta. 44° È il nome tuo, da che più non s' aspetta 122 Ma va via, Tosco, omai, ch' er mi diletta Si m' ha nostra ragion la mente stretta. 47° Nell' nccel che a cantar più si diletta, E qui fu la mia mente si ristretta Cosa che fosse allor da lei recetta. 48° Dir ti poss' io; da indi in là t'aspetta Ogni forma sustanzial, che setta Specífica virtude ha in se colletta, 20° Potesser, tosto ne saria vendetta; Chiamato fui di là Ugo Ciapetta: Per cui novellamente è Francia retta. 21° Se non con l'acqua onde la femminetta Mi travagliava, e pungémi la fretta E condoliemi alla giusta vendetta. 23" Tratto m' ha della costa ove s'aspetta, Tantè a Dio più cara e più diletta Quanto in bene operare è più soletta; 31° Ad aspettar più colpi, o pargoletta, Nuovo augelletto due o tre aspetta; Rete si spiega indarno, o si saetta. PAR. D' intelligenzia, quest' arco saetta, 4° La providenzia, che cotanto assetta,

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Nel qual si volge quel e' ha maggior fretta. 30 Con quello sposo ch' ogni voto accetta, Dal mondo, per seguirla, giovinetta E promisi la via della sua setta. 7° Quando si dice che giusta vendetta

Ma i veggi' or la tua mente ristretta Del qual con gran disio solver s' aspetta. 8° Son nella mente ch'è da se perfetta,

Perchè quantunque questo arco saetta, Si come cocca in suo segno diretta. 47° In grido, come suol; ma la vendetta Tu lascerai ogni cosa diletta Che l'arco dell' esilio pria saetta. 22° Già ti sarebbe nota la vendetta,

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46° Volse il viso ver me, e: Ora aspetta, E se non fosse il fuoco che saetta

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Che meglio stesse a te, che a lor, la fretta.

La spada di quassù non taglia in fretta, Che desiando o temendo l' aspetta.

48° Isifle ingannò, la giovinetta,

Lasciolla quivi gravida e soletta:
Ed anche di Medea si fa vendetta.

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24° Ma prima avea ciascun la lingua stretta 137 Ed egli avea del cul fatto trombetta.

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23 E con ardente affetto il sole aspetta, Così la Donna mia si stava eretta Sotto la quale il Sol mostra men fretta; 27° Per la centesma ch'è laggiù negletta, Che la fortuna, che tanto s' aspelta, Si che la classe correrà diretta; 33° Sola t' intendi, e da te intelletta Quella circulazion, che sì concetta Dagli cechi miei alquanto circonspetta, ette

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23° Ondel Duca si volse, e disse: Aspetta, Ristetti, e vidi duo mostrar gran fretta Ma tardava! 1 carco e la via stretta. 26° Quando venimmo a quella foce stretta, Acciocchè l' uom più oltre non si metta: Dall' altra già m' avea lasciata Setta. 34° Ch' ei vive, e lunga vita ancora aspetta, 128 Così disse il Maestro; e quegli in fretta Ond' Ercole senti già grande stretta.

32° Se tu non vieni a crescer la vendetta

Ed io: Maestro mio, or qui m' aspetta,
Poi mi farai, quantunque vorrai, fretta.

PUR. O dignitosa coscienza e netta,
3° Quando li piedi suoi lasciar la fretta,

La mente mia, che prima era ristretta, 4° Quivi di riposar l' affanno aspetta:

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INF. Perchè tanta viltà nel core allette? Poscia che tai tre donne benedette El mio parlar tanto ben t' impromette? 8° Nel suon delle parole maledette: O caro Duca mio, che più di sette D'alto periglio che incontra mi stette, 42° Correan Centauri armati di saette, Vedendoci calar, ciascun ristette, Con archi ed asticciuole prima elette: 48° El dolce Duca meco si ristette, E quel frustato celar si credette Ch' io dissi: Tu che l' occhio a terra gelte, 220 Si che non teman delle lor vendette; Per un ch' io son ne farò venir sette, Di fare allor che fuori alcun si mette. 25° Perchè nostra novella si ristette, I non gli conoscea, ma ei seguette, Che l' un nomare all' altro convenette,

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RIMARIO DELLA DIVINA COMMEDIA.

POR. Che, quando Domizian li perseguette,
22° E mentre che di la per me si stette,

Fer dispregiare a me tutt' altre sette;
24° Diretro al dittator sen vanno strette,

E qua più a guardare oltre si mette,
E quasi contentato si tacette.
25° Per l' altrui raggio che in sè si riflette,
Così l'aer vicin quivi si mette
Virtualmente l' alma che ristette:
28° Proserpina nel tempo che perdette

Come si volge, con le piante strette
E piede innanzi piede appena mette;
29° Nelle figlie d' Adamo, e benedette

Poscia che i fiori e l'altre fresche erbette,
Libere fur da quelle genti elette,

33° Et iterum, sorelle mie dilette,

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INF. Cortese i fu, pensando l'alto effetto,
2o. Non pare indegno ad uomo d' intelletto:
Nell' empireo ciel per padre eletto:
Qui si convien lasciare ogni sospetto;
Noi sem venuti al loco ov' io t'ho detto
C'hanno perduto il ben dell' intelletto.
5° Del nostro amor tu hai cotanto affetto,
Noi leggevamo un giorno per diletto
Soli eravamo e senz' alcun sospetto.

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Poi le si mise innanzi tutte e sette,
Me e la Donna, e il Savio che ristette.
PAR. Non vanno i lor pensieri a Nazzarette, 137
9o Ma Vaticano, e l' altre parti elette

Alla milizia che Pietro seguette,
48° Le lor figure com' io l' ho concette;
Mostrarsi dunque in cinque volte sette
Le parti si come mi parver dette.
20° Ch'io vidi le duo luci benedette,

Con le parole muover le fiammette.
25° Ancor ver la virtù che mi seguette

Vuol ch' io respiri a te, che ti dilette
Quello che la speranza ti promette.
29° Chè nè prima nè poscia precedette

Forma e materia congiunte e purette
Come d'arco tricorde tre saette;

etti

INP. Cominciò poi a dir, son tre cerchietti
44° Tutti son pien di spirti maledetti:
Intendi come e perchè son costretti.

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14° Ma, com' io dissi lui, li suoi dispetti

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Or mi vien dietro, e guarda che non metti
Ma sempre al bosco li ritieni stretti,

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220 Si li notai, quando furon eletti,
O Rubicante, fa che tu li metti
Gridavan tutti insieme i maladetti.

27° Domandommi consiglio, ed io tacetti,
E poi mi disse: Tuo cor non sospetti:
Si come Penestrino in terra getti.
320 Volsimi a' piedi, e vidi due si stretti,
Ditemi voi, che si stringete i petti,
E poi ch' ebber li visi a me eretti,
POR. Dell' alta ripa, e stetter fermi e stretti,
300 ben finiti, o già spiriti eletti,

9° Quella, che piange dal destro, è Aletto: 47
Coll' unghie si fendea ciascuna il petto;
Ch'i' mi strinsi al Poeta per sospetto.

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10° Restato m' era, non mutò aspetto,
E se, continuando al primo detto,
Ciò mi tormenta più che questo letto.
12° El mio buon Duca, che già gli era al petto, 83
Rispose: Ben è vivo, e si soletto
Necessita 'I c' induce, e non diletto.
44° E puro argento son le braccia e 'l petto, 107
Da indi in giuso è tutto ferro eletto,
E sta in su quel, più che 'n su l' altro, eretto.
45° Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto
La conoscenza sua al mio intelletto;
Risposi: Siete voi qui, ser Brunetto?
46° Che si divalli giù nel basso letto,
Rimbomba la sovra San Benedetto
Ove dovria per mille esser ricetto;
19° E poi che tutto su mi s' ebbe al petto,
Nè si stanco d' avermi a sè ristretto,
Che dal quarto al quint' argine è tragetto.
220 Ma quei più, che cagion fu del difetto; 125
Ma poco valse: chè l' ale al sospetto
E quei drizzò, volando, suso il petto:
23° Portandosene me sovra 'l suo petto,

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Appena furo i piè suoi giunti al letto
Sovresso noi: ma non gli era sospetto;
26° Di molta lode, ed io però l' accetto;
Lascia parlare a me, ch' i' ho concetto
Perch' e' for Greci, forse del tuo detto.
28° Guardommi, e con le man s' aperse il petto, 29
Vedi come storpiato è Maometto.
Fesso nel volto dal mento al ciuffetto:

98 PUR. Che s' accoglieva nel sereno aspetto
4° Agli occhi miei ricominciò diletto,

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Che m' avea contristati gli occhi e 'l petto.
2o Per abbracciarmi con si grande affetto, 77
O ombre vane, fuor che nell' aspetto!
E tante mi tornai con esse al petto.

30 Biondo era e bello, e di gentile aspetto; 407
Quand' i' mi fui umilmente disdetto

E mostrommi una piaga a sommo il petto.
6o Non si ammendava, per pregar, difetto, 41
Yeramente a così alto sospetto

Che lume fia tra 'l vero e l'intelletto.
7° Par con colui c' ha sì benigno aspetto,
Guardate là, come si batte il petto.
Della sua palma, sospirando, letto.
10° Voi siete quasi entomata in difetto,
Come, per sostentar solaio o tetto,"
Si vede giunger le ginocchia al petto,
45° Non ti fia grave, ma fieti diletto,

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Poi giunti fummo all' angel benedetto,
Ad un scaleo vie men che gli altri eretto.
47° Ma l'altro puote errar per malo obbietto, 93
Mentre ch' egli è ne' primi ben diretto,
Esser non può cagion di mal diletto;
18° Ne si dimostra ma che per effetto,

Però, la onde vegna lo intelletto

E de' primi appetibili l' affetto,

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