44. Dentro da sè, del suo colore stesso, Mi parve pinta della nostra effige; Perchè 'l mio viso in lei tutto era messo. 45. Qual è il geométra che tutto s'affige Per misurar lo cerchio, e non ritruova, Pensando, quel principio ond' egli indige; 46. Tale era îo a quella vista nuova: Veder voleva come si convenne 47. Ma non eran da ciò le proprie penne: Se non che la mia mente fu percossa Da un fulgore, in che sua voglia venne. 48. All'alta fantasia qui manco possa. Ma già volgeva il mio disiro e 'l velle, Si come ruota che igualmente è mossa, 49. L'Amor che muove il sole e l'altre stelle. aggiungendoci concella in le, per mostrare la proprietà dislinta del verbo. — CIRCONSPETTA. Aug., Ep. de vid. Deo: Tunc fines alicujus circumspiciuntur, quando ad finem in modo cognoscendi illam rem pervenilur. 44. (L) PERCHÈ: onde. (SL) Effice. Tacito: Simulacrum Deæ non effigie humana. Mor. Greg.: L'effigie umana. LUNE. Petr. : Luce per vista. (F) Suo. Id quod fuit permansil , et quod non erat assumpsit (La Chiesa). Som., di Cristo Dio, 3, 16. 45. (L) S'affice : fissa con l'attenzione. QUEL PRINCIPIO: proporzione tra il diametro e la circonserenza. INDIGE : abbisogna. (SL) Indige. Som. : Geometra indiget accipere aliqunm lineam. (F) MISURAR. Conv., II, 14: Il cerchio per lo su' arco è impossibile a quadrare perfettamenle: però è impossibile a misurare appunlo. 46. (L) L'IMAGO AL CERCHIO : l'umana alla natura divina. - Vi s' INDOVA : entra l'umanità nella divinità. (SL) INDOVA. Come immiare, e simili. (F) Vista. Bolland., 197: Video S. Trinitatem in tenebra: et in ipsa Trinitate videtur mihi quod ego stem et illud trahit plusquam aliquid bonum quod viderim. Et quicquid dico de hoc videlur mihi quod nihil dicam. 47. (L) PROPRIE PENNE : del mio pensiero. — In che SUA VOGLIA VENNE : quel ch'ella voleva vedere. (SL) Voclja. Purg. , IV, l. 6: Qui è vostro dimando. Conosce l'unione dell'umana alla divina patura, e in questa visione finisce. (F) Nos. Bolland., 196: Videbam amorem qui veniebat versus me; et videbam principium et non videbam finem. FULGÓRE. Aug. Conf. , IX: Noi intendiamo e con rallo pensiero raggiungiamo la sapienza eterna che sovra tutte le cose sta. 48. (L) MA GIÀ VOLGEVA IL MIO DISIRO E 'L VELLE : Dio girava in libera pace , soddisfatto il mio desiderio e l'amore. - IGUALMENTE. Ugualmente. (F) Fantasia. La visione delle cose celesti spe. gne e rende inutile la fantasia , che fa luogo al puro intelletto. VELLE. Ad Eph., II, 3: Siamo vissuti ne' desiderii della carne nostra, facendo la volontà della carne; hai qui accoppiate le due voci: Desiderio è la pendenza ; Volontà, il pensiero deliberato. L' Apostolo altrove ha velle a modo scolastico (Ad Philip., 11, 13) : Operatur in vobis et velle, et percifere. Desiderio, dice Pietro, da parte dell'oggetlo, velle da parte di lui. Aug. Conf., VIII: Velle mcum tenebat inimicus. Lettera a Cane: Ritrovato quello che è primo, cioè Dio, nulla v'è da cercare più oltre, dacchè egli è Alfa ed Omega, cioè principio e fine. -- [Dante , Salmi : Che non seguendo le, ma lo suo velle.] 49. (F) AMOR. Joan., I. Ep. IV, 8: Dio è carità. L'intuito supremo. Il desiderio, la perfezione, la Beatitudine. Il primo adempimento dell'insaziabile desiderio umano in quella perfezione dinanzi a cui ogni altro bene è difetto, adempimento nel quale consiste quello che i filosofi cristiani chiamano beatitudine, ch'è ben altra cosa da ciò che intendevano per questo nome i Pagani; la visione di quella Verità che sola è sostanziale e intende ed ama sè stessa con amore perfetto; la visione di quel trino valore in sostanza una , dal qual procede la virtù redentrice; è il soggetto dell' ulLimo Canto a cui tutto il resto è preparazione, e dove queste altissime cose sono piuttosto adombrate che svolte, con modestia che viene dalla sapienza della meditazione e dell'affello, anziché da arte di scuola , onde il Canto di Dante, per, questo che più breve, è qui più vero che quelli del Milton e del Klopstock, i quali dissertando ed amplificando, si dimostrano e meno filosofi e men poeti. Scorriamo per ordine d'Adee i sommi capi toccati : Sarà la perfezione del bene quando la consunzione del male, il che se speriamo in questa mortalità c'inganniamo (1). Il bene compiuto e perfetto è l'ultimo fine (2). La verità prima è il fine di tutti i desiderii e azioni nostre (3). Il fine ha ragione di movenle : or Dio è ultimo fine (6). – L'ultima e perfelta beatitudine non può essere che nella visione della divina essenza (5). (1) Aug., de Contin. Par., XI, t. 1: Oh insensata cura de' mortali, Quanto son difetlivi sillogismi Quei che ti fanno in basso balter l'ali! - (2) Som., 1, 2, 1. Par., XXII, t. 22 : Ivi è perfetta, matura ed inlera Ciascuna disïanza. (3) Aug. , de Trin., è Som., 1, 2, 10. - Al fine di tutti i disii M'appropinquava (l. 16). — (4) Som., 1, 1, 5. — (5) Som., 1, 2, 3. - Possa con gli occhi levarsi Più alto verso l'ultima salute ... (t. 9). Ogni nube gli disirghi Di sua mortalità (t. 11). Virtutes sunt perfectiones : vitia vero amoliones (1). — Il male non ha causa perfetta, ma da singolari difetli procede : il buono esiste da una causa perfetta (2). – La perfezione dell'uomo in comparazione a Dio trovasi difettiva (3). - Ogni cognizione che è secondo il modo della sostanza creata vien meno (deficiti alla cognizione dell'essenza divina , che eccede in infinito ogni sostanza creata (4). Al bene perfetto s'oppone quel bene che fuori di sè attende la propria perfezione (5). Quanto di perfezione è in qualsiasi creatura , lutto preesiste e contiensi in Dio per modo d'eccellenza (6). Non habet quo perficiatur perfectus, non habet unde deficiat æternus (7). — Tutte le cose tendendo alle proprie perfezioni, tendono a Dio stesso in quanto le perfezioni di tutte le cose sono certe similitudini dell'essere divino (8). · L'essen zu di Dio contiene le specie o idee di tutte le cose (9). Dio è oggetto della beatitudine (10). — Quella beatitudine in cui Dio vedesi per essenza (11). Beatitudine è il debito ordine della volontà all'ul. timo fine (12). chiunque ha la visione di Dio, dalla visione dell'essenza divina può formare in sè similitudine delle cose nell'essenza divina vedule (1). Dio è sommamente semplice (2). · I beni che sono divisi e molliplici nelle creature, in Dio sono semplici e uniti (3). — Quanto è in Dio è Dio (4). - In solo Dio la beatitudine è l' essere stesso (5). La forma semplice qual è Dio non può esser soggetto, però non può avere accidenti (6). — L'essere non è accidente in Dio ma verità sussistente (7). Nelle cose composte di materia e di forma sono accidenti che non appartengono alla ragione della specie (8). Accidente è quel che può essere e non essere nella cosa senza corruzione del soggelto (9). Sotto gli accidenti si nasconde la natura sostanziale della cosa (10). Sostanza dicesi la prima incoazione di ciascheduna cosa, e massimamente quando tutto ciò che della cosa siegue , è contenuto nel primo principio (11). La sostanza distinguesi dall' accidente per affermazione e negazione, cioè per essere o per non essere nel soggelto (12). — Alla sostanza appartiene quant' è essenziale alla cosa; non tutto quello che è fuori dell'essenza può dirsi accidente, ma solo quello che non è causato da principii essenziali alla specie(13). — Dicesi accidenti in due sensi : nell' uno, quel che è nella cosa, come la bianchezza è accidente dell' uomo; nell'altro, perchè è colla cosa nel medesimo soggetto; come la bianchezza accidente di tale o tal corpo (14). — Sostanza ha due sensi di natura o essenza, e di sottostante od ipostasi(15). - L'operazione dell'anima non è nel genere della sostanza; ma in solo Dio l'operazione è la sostanza sua stessa (16). (1) Aug., de Trin. (2) Dion., Div. nom., IV; Aug., Ench., XI. — (3) Som., 2, 2, 161 e 1, 1, 12. - 'L hen ch'è del volere obbiello, Tullo s'accoglie là; e fuor di quella È difetlivo ciò ch' ċ li perfetto (t. 35). (4) Som., 1, 2, 5.-'L parlar nostro ch'a fal vista cede; E cede la memoria a tanto oltraggio (t. 19). (5) Som., 1, 2, 1. (6) Som., 1, 1, 14. Par., V, 1. 4: E s'altra cosa vostro amor seduce, Non è sc non di quella alcun vestigio, Mal conosciuto, che quivi traluce. (7) Aug., in Psal, XXX. - (8) Som., 1, 6. Par., XXXII, 1. 31: Nè mi mostró di Dio lanlo sembiante. - VII, t. 28: Chè l'ardor santo ch' ogni cosa raggia Nella più simigliante è più vivacé. · (9) Som., 1, 1, 14. Par., XXVI, t. 36: Che fa di sè paregli l'altre cose. - XIII, t. 18 : Ciò che non muore e ciò che può morire Non è se non splendor di quella Idca. - - (10) Som., 2, 1, 107: - 'L sommo piacer gli si dispieghi (t. 11). - (11) Som. , 2, 2, 5. Par., XXI, l. 29: Mi leva sopra me tanto ch' io veggio La somma Essenzia. — (12) Som., 1, 2, 5. - Volgeva il mio disiro e 'l relle Si come ruota che igualmente è mossa, L'Amor che muove il sole (1.48).—(13) Som.,3,4.- Giunsi L'aspello mio col valore infinilo (t. 27). (14) Som., 3, 2. Par., XXVIII, t. 24 : Cerchio che più ama e che più sape. — (15) Som., 3, 9. (16) A quella luce cotal si diventa , Che volgersi da lei per altro aspetto È impossibil che mai si consenta ( 6. 34 ). — (17) Som., 1, 2, 4. - All' alta fantasia qui mancò possa (t. 48). (1) Som., 1, 1, 12. - Un semplice sembiante Fosse nel vivo lume ... Una sola parvenza ... a me si travagliava (t. 37, 38). — (2) Som., 1, 1, 6 e 1, 2, 102. - Ciò ch' io dico è un semplice lume (l. 30). — (3) Som., 1, 1, 14. La forma universal di questo nodo (t. 31). - In un volume Ciò che per l'universo si squaderna (1.29). (4) Som., 3, 2. (5) Som., 1, 2, 3. — (6) Som., 1, 1, 3. - Sostanza c accidente, e lor costume, Tulli confali insieme (t. 30). (7) Hil., de Trin. VII. — (8) Som., 3, 2. — (9) Som, 3, 2. Nella Vita Nuova dice che molti accidenti parlano, come se fossero sostanzia ed uomini. (10) Som., 2, 2,8. (11) Som. , 2, 2, 4. (12) Som., 1, 77. (13) Arist. (14) Som., 1, 2, 7. (15) Som., 3, 2. (16) Som., 1, 77. — (17) Som , 1, 1, 16. - Dall'alta luce che da sè è vera (t. 18). -- (18) Conv. -- (19) Isid., de sum. bon., 1, 3. proprio, ma essere partecipato (1). La concezione dell'intelletto è similitudine della cosa intelletta ed esistente nella stessa natura, perchè in Dio l' intendere e l'essere è uno (2). – Dio intende sè per si stesso. In lui l'intelletto e l'oggetto è tutt' uno (3); egli è la sua propria perfezione e l'intellelto suo proprio (4). — In Dio l' intelletto, l'oggetto inteso, l'atto dell'intendere , sono una cosa (5). · Dio non conoscerebbe perfettamente sè stesso se non conoscesse in che modo è partecipabile ad altri la sua perfezione (6). Dio vedendo l'essenza propria vede tutte le cose (7). Dio intende e ama sè stesso (8). Dio fruisce di sè (9). — L'amor di Dio è la sua essenza (10). — Siccome Iddio intende le cose altre da se, intendendo l'intelligenza propria , cosi vuole le cose altre da sè volendo la propria bonlà (11). Ami tutte le cose che sono, o Signore , che ami le anime (12). Più alta è la beatitudine di Dio vedente e comprendente la propria essenza, che dell'uomo e dell'angelo i quali veggono quelle non le comprendono(43). — La sostanza o essenza. dell'anima conosce e ama sè stessa (14). Dio con una e semplice operazione gode e cosi senza passione ama (15). N Verbo da Dio padre è unito alla carne secondo la sussistenza, ed è un solo Cristo con la carne sua, cioè Dio insieme e uomo (1). — Cristo uguale al Padre (2). Filium Dei in duabus naturis inconfuse , immutabiliter agnoscendum , numquam sublata differentia naturarum propter unionem (3). - S'unirono le due nature nella persona di Cristo in modo che la proprietà di ciascheduna natura rimase inconfusa. Onde l'increato rimase increato, e il creato restò tra i limiti della creatura(4). - In Cristo due nature, una ipostasi (5). L’unione fu fatta nella persona del Verbo, non nella natura (6). Per l' incarnazione non si dice che l'umana natura partecipasse alcuna 80miglianza della divina natura , ma dicesi esser congiunta a essa divina natura la persona del figlio. Or più è la cosa stessa che la similitudine partecipata (7). L'umang natura è congiunta alla personalità divina, sicchè la persona divina sussiste nell'umana natura (8). — Impossibile trovare imagine che rappresenti con piena similitudine il mistero della deità e dell'incarnazione (9). Mentre il Poeta riguarda nel giro circolare, che procede dal primo e rappresenta il Verbo splendore del Padre, un'effigie umana dipinta dello stesso colore, e mentre ricerca come s'adatti al circolo quell'effigie e sia insieme unila e distinta ; un fulgore gli penetra gli occhi e rivela la verità, e a quel fulgore il lume dell'imaginazione si spegne, e il desiderio pienamente adeguandosi col volere, si fa un effetto unico che gira sopra sé come ruota mossa da ugualissimo movimento, Questa illuminazione dell'intelletto, questo dileguarsi di tutti i fantasmi corporei, questo pareggiarsi in sè stesse delle morali potenze per modo che il desiderio sia nell'atto medesimo e acquietato, e sempre acceso per sempre ritrovarsi contento, è la più alta idea che possa formarsi della beatitudine l'umana mente. Ed è conchiusione degna del Poema e del Cielo il concetto che questo essere beato dell'anima gli venga da quell'amore che con una medesima legge contempera i giri profondi dello spirito umano e le splendide armonie dell'immenso universo. (1) Som., 1, 1, 12. - Sola in le sidi (t. 42).-(2) Som., 1, 27. (3) Sola l' intendi, e da le intelletta, E inlendenle te (t. 42). — (4) Som., 1, 1, 14. e Arist. Met., XII. - (5) Som., 1, 1, 18. — (6) Som., 1,4, 14. (7) Som. Sup., 71,-(8) Som., 1, 1, 9. - Ami ed arridi (1. 42). – (9) Som., 1, 2, 5. (10) Som., 1, 1, 20.- L'amor che muove il sole (t. 49). — (11) Som., 1, 1, 19. (12) Sap., XI. — (13) Som., 1,2,3. - (14) Som., 1,77. — (15) Arist. Eth., IV. - (16) Som., 3, 3. - Nella profonda e chiara sussistenza Dell'allo lume parvemi tre giri Di tre colori c d'una contenenză (t. 39). — (17) Som., 2, 2, 1. (18) Som., 1,1, 27. - Come lume replesso (t. 43). (19) Som., 3, 3. Quella circulazion che si concella Pareva in te (t. 43). — (20) Som. , 5, 3, e 2, 2, 1, e 2, 1, 105. Fuoco Che quinci e quindi igualmente si spiri (1. 40). — (21) Conc. Calc. (1) Conc. Eph. , can. 2. - Del suo colore stesso, Mi parve pinta della nostra cffige (l. 44). — (2) Som., 1, 2, 102. (3) Conc. Calc. - Come si convenne L'imago al cerchio (t. 46). — (4) Som., 3, 10. — (5) Damasc., III. - (6) Som. , 3, 2. Nestorio distingueva due persone. (7) Som., 3, 2. - (8) Som., 3, 2. — (9) Damasc., III. Ma non eran da ciò le proprie penne (l. 47). . 79 181 XX III 84 96 Il Veltro. Cane della Scala, e gli C. papi gl’iracondi,'gl’invidiosi sati. Macchina del poema . rianti di Dante l'idea di tempo e di numero. . La pena del fuoco C. XVII p. 170 XVIII » 175 XIX • 186 XXI » 193 XXII 198 XXIII • 203 XXIV , 209 XXV 215 » XXVII 228 » XXVIII » 236 XXIX 242 XXX 248 XXXI » 254 XXXII » 262 ► 270 XXXIII , 272 XXXIV » 280 ► 109 VIII |