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viene da queste e da'miracoli che le confermano; le prove della religione detta naturale gli vengono anco dalla scienza, ma la divina autorità le corrobora le rischiara (1). Poi soggiunge di credere alla Trinità, e tal credenza attingere dal Vangelo; nè qui parla della redenzione, si perchè ha già veduta in Maria la luce riflessa del Verbo, onde non può dire che quella sia cosa a lui non parvente; si perchè nell'idea della Trinità inchiudesi a qualche modo l'idea dell'incarnazione, e l'accenna il dire che la dottrina evangelica gl'imprime in mente il concetto divino, la quale assai più chiaro dice della Redenzione che della Trinità; si perchè di cotesto sarà toccato laddove parlasi della virtù dell'amore.

In una Visione, la colomba e s. Pietro conducono in cielo Alberico; in altre Pietro si fa guida ad altre anime; in un canto serbico, Pietro, dategli da Dio le chiavi del cielo, visita l'inferno con Maria Maddalena. Qui Pietro intorno a Beatrice si volge, corona infiammata, tre volte con un canto, la cui dolcezza, nonché possa il Poeta ridirla ad altrui, la sua fantasia non ridice a lui stesso.

(1) Confesseremo che il dire da prima: Onde ti venne la fede?, e poì: Onde s'offerse alla credenza tua quel che credi ?, con la simile forma dell' interrogazione, con fonde due quesiti distinti. Nè questa è la sola negligenza del Canto, forse men corretto degli altri.

Da ultimo, esso Pietro si volge intorno a Dante stesso, così come intorno alla donna di virtù, e canta e lo benedice. Qui Dante paragona sé a servo, come altra volta (1), e prima che a servo, a baccelliere, che è forse qual cosa meno. E le fiamme celesti aveva comparate a spere rotanti, a oriuoli che movonsi, ad ardere di comete; e le altre imagini che avvivano il presente Canto, quasi similitudini in germe, son quelle della mensa, della fonte che irrora, delle pieghe dell'idea e del sentimento, la cui tenuità non si può per parola delineare, della parola che spira, della fonte interna di cui sgorga il sentire, della moneta la cui lega e il peso ed il conio s'adeguano al giusto valore, come la fede corrisponde alla verità; della pioggia dello spirito diffusa sulle carte illuminatrici de' tempi, dell'opere della natura rappresentate come ferro tormentato dal fuoco e dall'incudine acciocché riesca a' suoi usi; della pianta che fu gia vite e ora è pruno; della questione figuratą in un albero a cui s'ascende di ramo in ramo fino all'ultime fronde; della Grazia che ricambia con l'anima esercizio di reciproco amore; della dottrina rivelata che sigilla la mente di sè; del vero che da un principio di favilla si dilata in fiamma, ed è stella che rallegra le tenebre.

(1) Inf., XVII, t. 30: Ma vergogna mi fêr le sue minacce, Che 'nnanzi a buon signor fa servo forte.

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CANTO XXV.

Argomento.

Viene s. Iacopo e lo interroga della speranza. Beatrice risponde per lui, che grande è nell'anima sua la speranza: e certo era forte non men che la fede. Poi Dante dà la definizione di questa virtù: dice che le parole del Salmo e dell' Epistola di s. Iacopo gli sono cagione a sperare, ch' egli spera la resurrezione de' corpi e la vita immortale. Poi viene s. Giovanni, e gli rivela, sè, come tutti, essere morto, non già rapito colla salma terrena. Il lume ch' esce dei tre apostoli, delle tre virtù, gli toglie la vista dell'alta donna.

Incomincia da invocare la patria. L'amore, il dolore, la religione, la memoria delle cose passate, la coscienza della dignità propria, fanno in que' versi pietosa armonia.

Nota le prime quattro terzine; la 7, 9; 14 alla 19; 22, 23, 26, 27, 28, 33, 34, 35; 37 alla 40; 42, 43, 46.

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(SL) CONTINGA. Æn., VI: Ire ad conspectum cari genitoris et ora Contingat; doceas iter, et sacra ostia pandas. Contingere non sempre era casuale. Ad Corinth., I, X, 11: Omnia in figura contingebant illis. SACRO. Par., XXIII, t. 21: Sagrato poema. Qui più proprio e di suono più pieno. MANO. Che il cielo ponga mano e la terra, in certo senso il modo può stare, come nel Paradiso (VI, t. 9; XV, t. 2): La destra del cielo. Ma li meglio che qui. Si. Non pare che leghi: Ha posto mano e cielo e terra, Si che m'ha fatto... macro. Il por mano del cielo aveva a render men penoso il lavoro.

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MACRO. Juv., VII: Ut dignus venias hederis et imagine macra. Purg., XXIX,t. 13: Se fami, Freddi o vigilie mai per voi soffersi. Era già famoso il poema di Dante. 2. (L) DEL BELLO OVILE: di Firenze.

(SL). BELLO, Par., XV, t. 44: A cosi riposato, a così bello Viver di cittadini. Inf., XXIII, t. 32: Sovra'l bel fiume d'Arno alla gran villa. Una Canz.: Omontanina mia canzon, tu vai. Forse vedrai Fiorenza la mia terra Che fuor di sè mi serra, Vota d'amore e nuda di pietate. Se dentro v' entri, va dicendo: Omai Non vi può fare il mio signor più guerra. Desiderava egli ardentemente rivedere la patria; ma per vie vergognose entrare sdegnava. Celebre è la lettera latina ad un vecchio Fiorentino che gli proponeva il ritorno a patto volesse umiliarsi col cero in mano a una chiesa, e chiedere perdonanza. Conv., I, 3: Del suo dol

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(F) AGNELLO. Eccli., XIII, 21: Come avere consorzio il lupo con l'agnello, così l'iniquo col giusto, Isai., XI, 6: Abiterà il lupo con l'agnello, ed il pardo con il capretto. In un medesimo covo il vitello, il lione e la pecorella dimoreranno. Ecco qui le tre fiere di cui nel I dell' Inferno. LXV, 25: Il lupo e l'agnello pasceranno insieme. Jer., XI, 19: Io quasi agnello, e non m' accorsi ch' e' fecero consiglio contro di me.

3. (L) ALTRA VOCE... ALTRO VELLO: Voce e chioma mutate dagli anni: non più uomo di parte ma amato poeta. CAPPELLO: Corona.

(SL) VELLO. Petr., son. CLXXXIII (I Parte): Petlinando al suo vecchio i bianchi velli. Canz, XLV (II Parte): Or le andrò dietro omai con altro pelo. Ma dall' agnello passando al vello, entra di mezzo il nome dell'animale cresciuto, che agnello non è più. POETA. Approvato nella fede, vuol essere anco nella poesia così Pietro. Mio. Inf., XIX, t. 6: Mio bel San Giovanni. CAPPELLO. Bocc., I, 1. L' Ottimo dice che ai maestri in segno di venerazione davasi una berretta. E il Boccaccio, Vita di Dante: Sperando per la poesia allo inusitato e pomposo onore della coronazione dello alloro poter pervenire, tutto a lei si diede, studiando e componendo: e certo il suo desiderio gli veniva intero se... egli fosse giammai potuto tornare in Firenze, nella qual sola sopra le fonti di S. Giovanni s'era disposto di coronare: acciocchè quivi dove per lo battesimo avea preso il primo nome, quivi medesimo per la corona

4. Perocchè nella Fede, che fa conte L'anime a Dio, quivi entra'io, e poi Pietro, per lei, si mi girò la fronte. 5. Indi si mosse un lume verso noi

Di quella schiera ond' usci la primizia Che lascio Cristo de' vicarii suoi. 6. E la mia donna piena di letizia Mi disse: Mira, mira. Ecco il Barone Per cui laggiù si visita Galizia. 7. Si come quando 'l colombo si pone Presso al compagno, l'uno e l'altro pande, Girando e mormorando, l'affezione; 8. Così vid'io l'un dall' altro grande Principe glorioso essere accolto, Laudando il cibo che lassù si prande. 9. Ma poi che 'l gratular si fu assolto, Tacito coram me ciascun s'affisse, Ignito si che vinceva il mio volto.

zione prendesse il secondo. La memoria del fonte battesimale era cosa a que' tempi meritamente sacra. Lorenzo de' Medici coronò solennemente d'alloro la statua del Poeta, e Marsilio Ficino ne disse le lodi. Alto lodatore, ma coronatore non degno. Nel 1313 Giovanni di Virgilio lo invitava nella guelfa Bologna a. prendere la corona d'alloro; ed egli rifiutava aspettando essere incoronato sull'Arno. Abbiamo gli esametri di Giovanni, e la risposta di Dante: Nonne triumphales melius pexare capillos, Et, patriæ redeam si quando, abscondere canos Fronde sub incerta... Quum mundi circumflua corpora cantu, Astricolæque meo, velut infera reyna, patebunt, Devincire caput hedera lauroque juvabit.

- QUIVI: in S. Giovan

4. (L) CONTE: note e chiare. ni, MI GIRO: mi coronò. (SL) FA. Caro: Fa conto a lui come da lui traligno. (F) CONTE. Greg. in Ezech., I, Hom. III: Per fidem a Deo cognoscimur. Conte, dice notizia chiara e famigliarità.

5. (L) LA PRIMIZIA: Pietro. DE' VICARII Suoi de' Papi.

(SL) PRIMIZIA. Purg., XXIX, t. 11: Primizie dell'eterno piacer.

6. (L) IL BARONE: S. Iacopo.

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(SL) PIENA. Par., XXIII, t. 8: Occhi... di letizia si pieni. MIRA. Inf., XXI, t. 8: Dicendo: « Guarda! guarda! BARONE. Un antico del medio evo: Viros fortes qui postea vulgo Barones appellati. PER. Vita Nuova Chiamansi peregrini in quanto vanno alla casa di Galizia, poichè la sepoltura di s. Iacopo fu più lontana dalla sua patria, che d'alcun altro Apostolo. [GALIZIA. Mariana, Hist. XI, c. 13; e il Convito, II, 15.] 7. (L) PANDE: manifesta.

(SL) PANDE. Par., XV, t. 21.

8. (L) CIBO di beatitudine. - PRANDE mangia. (SL) PRANCE. Par., XXIV, t. 1: Alla gran cena. 9. (L) ASSOLTO: finito. S'AFFISSE: si fermò. IGNITO abbagliato.

(SL) ASSOLTO. Lat. absolvo. Vasari: Dovunque l'animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. CORAM. Par., XI, t. 21: Coram patre. AFFISSE. Inf., XVIII, t. 15; Gli occhi affissi. — IGNITO. Per ardente di luce è nella Somma. VINCEVA. Par., 1V, t. 47: Vinta mia virtù, diedi' le reni.

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11. (L) FA RISONAR parla. FIGURI nella tua epistola. FE' PIÙ CHIAREZZA: rivelò sé come a' più diletti. (SF) ALTEZZA. Dove ogni speranza è compiuta. Vedi l'altezza, e senti per quelle profondità risonare, ripercossa dagli astri, la voce di Dante. CHIAREZZA, Altra voce biblica a significare il lume supremo.

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(F) FIGURI. Voce del linguaggio sacro che dice e l'imagine mentale e la figura di quello, dice il velame e l'oggetto che si vela e rivela. TRE. Joan.: Apparve a Pietro, a Giacomo e agli altri (Purg., XXXII, t. 26). Alcuni interpreti pensano che eleggendo tra gli altri Pietro, Giacomo, Giovanni a far loro più chiara manifestazione della propria divinità (Matth., XVII), e' volesse in loro figurare le tre virtù, fede, speranza ed amore le quali nelle epistole di ciascheduno più notabilmente si predicano. Nella elezione dei tre (così nel Conv. II, 4) moralmente si può intendere che alle secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia. 12. (L) LEVA LA TESTA, dice Iacopo al Poeta. - CONVIEN CH' A' NOstri raggi si MATURI: convien mirar fiso nelle tre virtù per salire all' empireo.

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(SL) PONDO. Purg., XV, t. 4: Senti' a me gravar la fronte Allo splendore. - INCURVARON. Degli occhi non pare proprio.

onde

(F) LEVAI. Psal. CXX, 4: Levai gli occhi a' monti, venga l'aiuto a me. Il passo del Salmo LXXXVI, 1: Sui monti santi le fondamenta di lei, dagli interpreti intendesi della Chiesa, fondata sulla virtù degli Apostoli e d'altri santi. E spesso nella Bibbia monte è eminenza simbolica. Ezech., XXXVI, 1, 4, 6, 8. - Gen., XLIX, 26: Desiderio de' colli eterni. Siccome i dannati, a dire del Vangelo, diranno a' monti: Cadete su noi; e a' poggi, ricopriteci; così i giusti alzeran gli occhi a quelli con gioia.

14.

Poiché per grazia vuol che tu t'affronti Lo nostro Imperadore, anzi la morte, Nell' aula più secreta co' suoi conti, 45. Si che, veduto il ver di questa corte, La speme che laggiù bene innamora, In te ed in altrui di ciò conforte; 16. Di' quel che ell'è; e come se ne 'nfiora La mente tua; e di' onde a te venne. Cosi seguio 'l secondo lume ancora. 17. E quella pia che guidò le penne Delle mie ali a così alto volo, Alla risposta così mi prevenne:

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-

(SL) Affronti. Aveva senso anche buono; ed è di malaugurio il più angusto rimastogli adesso. — AULA. Imag, bibl.: Hæc domus Dei est, et porta cœli; et vocabitur aula Dei.

15. (L) BENE: santamente. - VEDUTO IL VER . . . DI CIÒ CONFORTE: con la tua visione tu renda più forte la speranza.

(SL) VER. Conv., II, 6: La verità non videro delle creature spirituali.

(F) BENE. Petr., son. CCXIII (P. I.), Speranze buone. C'è anco la trista. Purg., X, t. 1: 'L mal amor. 16. (L) COME SE NE 'NFIORA...: come l' hai in te e perchè.

(F) Di. Som., 1, 2 quæst. 17, 18, 22. 17. (L) PIA: Beatrice.

(SL) PIA. Bisillabo (Par., I, t.34). PENNE. Par., XV, t. 18: Colei Ch' all' alto volo ti vesti le piume. ALTO. Som. Altezza del volo. - PREVENNE. Bello è questo ri spondere di Beatrice per attestar la speranza del Poeta. 18. (L) NON HA CON PIÙ SPERANZA: non ha dotato di più speranza, di lai. SOL: Dio.

(SL) SCRITTO Modo biblico. Par., XVII, t. 15: Dipinta nel cospetto eterno. SOL. Purg., XIII, t. 5. 19. (L) EGITTO: mondo. IN GERUSALEMME: in Cielo. MILITAR GLI SIA PRESCRITTO: vivere sia finito. (SL) CONCEDUTO. Inf., II, t. 11: Ma io perchè venirvi? o chi 'l concede? GERUSALEMME. Aug., de Civ. Dei, XVIII: Gerusalemme misticamente dicesi visione di pace, e meta de' nostri beni. Psal. LXIV, 2: A te sarà sciolto il voto in Gerusalemme. - PRESCRITTO. Par., XXIV, t. 2: Morte tempo gli prescriba.

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21. A lui lasc' io; chè non gli saran forti, Nè di iattanzia; ed elli a ciò risponda; E la grazia di Dio ciò gli comporti. 22. Come discente ch'a dottor seconda Pronto e libente, in quel ch' egli è esperto, Perché la sua bontà si disasconda;

23.

Speme, diss' io, è uno attender certo Della gloria futura, il qual produce Grazia divina e precedente merto.

24. Da molte stelle mi vien questa luce: Ma quei la distillò nel mio cor pria, Che fu sommo cantor del sommo Duce. 25. Sperino in te, nella sua teodia,

Dice, color che sanno 'l nome tuo.

E chi nol sa s'egli ha la fede mia? 26. Tu mi stillasti, con lo stillar suo, Nella pistola poi; sì ch'io son pieno, Ed in altrui vostra pioggia replúo.

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ma giova ch'egli acquisti merito della sua professione. RAPPORTI. Par., XXI, t. 33: E al mondo mortal, quando tu riedi, Questo rapporta. PIACERE. NOV.: Come ti sia in piacere. F. Sacch.: A lui fosse in piacere. 21. (L) FORTI: difficili. GLI COMPORTI: gli conceda. (F) FORTI. Non gli sarà così difficile dire il perchè egli in Dio speri: come dire s' egli abbia questa virtù. Cosa che l'uomo non può sapere per l' appunto; e sapendo, non deve affermare.

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22. (L) DISCENTE CH'A DOTTOR SECONDA: discepolo che segue la dottrina del maestro, volentieri, in quel che sa. (SL) DISCENTE. Conv., II, 1. SECONDA. Non vale qui: Seconda l'opinione; ma segue a dire dopo di lui. PRONTO. Par., XXIV, t. 17: Per esser presto A tal querente. LIBENTE. Inf., V, t. 19: Libito. In trattazione scientifica abbondano i latinismi.

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(SL) SOMMO. Par., XX, t. 13: Cantor dello Spirito Santo. DUCE. Al sole mistico (Purg., XIII, t. 7): Esser den sempre li tuo' raggi duci.

(F) STELLE. Par., XXIV, t. 49, della verità: E come stella in cielo, in me scintilla. Dan., XII, 3: Coloro che ammaestrano di molti a giustizia, risplenderanno siccome stelle nel perpetuo de' secoli. — Distillò. La luce passando per tanti mezzi può dirsi quasi distillata. E fonte di luce è modo noto.

25. (L) TEODIA: canto a Dio.

(SL) TEOLÍA. Dionisio (Div. nom., I) usa Tearchia. Som Thearchicum mysterium. Altre parole de' Salmi qui cita l' Ottimo invitanti a speranza.

(F) SPERINO. Psal. IX, 11: Sperent in le, qui noverunt nomen tuum. — FEDE. Chi crede in Dio, non può non sperare.

26. (L) VOSTRA PIOGGIA REPLÚO: trasfondo la spe

ranza.

(SL) PIENO. Par., XXIV, t. 49: Spandessi L'acqua

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di fuor del mio interno fonte. Ma il ripiovere è men bello, e la rima in uo ha suono tetro.

(F) Suo. Jac., I, 12: Beato l'uomo che sostiene il cimento; che, quando sarà bene provato, riceverà la corona di vita, la qual Dio promise a chi l'ama,. E il Salmo I, 1, 5: Beato l'uomo che non andò nel consiglio de' tristi... Darà il suo frutto a sua stagione, e foglie di lui non cadrà.

27. (L) DI QUELL'INCENDIO: di lacopo. 28. (L) SPIRò: suonò. VIRTÙ: speranza. L'USCIR DEL CAMPO: al morire.

AL

(SL) CAMPO. Segue la metafora del militare. Ad Tim., II, IV, 7, 8: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi: in reliquo reposita est mihi corona justitiæ.

(F) VIRTU. Som.: La virtù della speranza. 29. (L) RESPIRI: riparli. - EMMI A GRATO: m'è caro. DICHE: dica.

(SL) DILETTE. Psal. CIII, 54: Delectabor in Deo. (F) Respiri. Il parlare è il respiro dell' anima. E dicendo respirare per rispondere, del colloquio di due si fa un fiato solo, e di due anime un solo spirito. PROMETTE. Promissiones e repromissiones, parole

sacre.

30. (L) LE NUOVE E LE SCRITTURE ANTICHE...: il nuovo e il vecchio testamento mi pongono il segno a cui miri la speranza dell' anime amiche a Dio; ed esso segno m' addita quel che la speranza promette, cioè la beatitudine del corpo e dell' anima.

(SL) Lo. Ambiguo. Il segno è posto dalla rivelazione, e addita le promesse del bene sperato.

(F) SEGNO. L'imagine del ferire ritorna anche là dove trattasi del salvare, Purg., XVI, t. 54: A quel ben ferire. Segno, del resto, ha senso generalissimo, e però fecondo. AMICHE. Sap., VII, 27: La divina sapienza entra nelle anime sante, e le fa amiche di Dio. Joan., XV, 15: Già non vi dirò servi, ma amici. Voi dissi, o amici, perchè quante cose udii dal padre mio feci note a voi. Nyss., Or. de his qui in fide dorm.: Christo amico consentiens.

31. (L) È QUESTA : il Paradiso.

(SL) DOLCE. Æn., V1: Dulcis vitæ.

(F) DOPPIA. Greg., IV, 25: Pro hac geminata corum gloria (del corpo e dell'anima) scriptum est. Isai., LXI, 7: In terra sua duplicia possidebunt, lætitia sempiterna erit eis. Prov. XXXI, 24: Omnes.... domestici ejus vestiti sunt duplicibus. Glos. in Heb., XI: Non avranno la doppia stola che avranno i santi nella resurrezione. Ma il senso del profetico è semplicemente ricchezza di vari ornamenti.

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(SL) CRISTALLO. Par., XXI, t. 9, del pianeta di Saturno, detto anche specchio.

(F) CANCRO. Una delle dodici costellazioni dello zodiaco. Quando nel verno il sole è nel Capricorno (opposto al Cancro), al cader del sole spunta il Cancro in oriente, al tramontare del Cancro rinasce il sole. Onde se nel Cancro fosse una stella si lucida come l'anima di Giovanni, la notte avrebbe il suo sole, e tutto il mese che il sole è in Capricorno sarebbe un sol di. E così dicasi di qualunque altro segno; che se fosse lucente al par del sole, lucerebbe la notte sì come il sole; e sarebbe tutto l'anno un sol dì. 35. (L) NOVIZIA: sposa. FALLO di vanità. (SL) SURGE. Veti gli atti a uno a uno, e tutti insieme. Cant. Cantic., II, 10: Surge, propera... et veni. NOVIZIA. Un antico: Quella che prima volle ballare ella se ne va alla donna novella, e falic quello dono ch'ella può .. e appiccalo alla donna novella nella

testa.

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