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O Santo Padre, che per me comporte l'esser qua giù, lasciando 'l dolce loco; nel qual tu siedi per eterna sorte; Qual è quel Angel, che con tanto gioco guarda nelli occhi la nostra Regina; innamorato sì, che par di foco? Così ricorsi ancora a la doctrina di colui, c' abbelliva di Maria ; come, del Sole, stella mattutina. Et elli a me: Baldeza et leggiadria,

quant' esser può in Angelo et in alma, tutt'è in lui; et si volem che sia : Per ch' elli è quelli, che portò la palma giù a Maria; quando 'l Figliuol di Dio carcar si volle de la nostra salma. Ma vienn' omai con li occhi, sì com' io andrò parlando; et nota i gran Patrici di questo Imperio iustissimo, et pio. Quei due, che seggon lassù, più felici, per esser propinquissimi ad Agusta; son d'esta Rosa, quasi due radici. Colui, che da sinistra le s'aggiusta,

è il Padre; per lo cui ardito gusto
l'umana specie tant' amaro gusta.

Dal dextro, vedi quel Padre vetusto

di Santa Chiesa; a cui Cristo le Chiavi raccomandò di questo Fior venusto.

Et que', che vide tutti i tempi gravi, pria che morisse, de la bella Sposa ; che s'acquistò con la lancia et co' chiavi; Siede lungh' esso: et, lungo l'altro, posa quel Duca; sotto cui visse di manna la Gente ingrata, mobile, et ritrosa. Di contr' a Pietro, vedi seder Anna, tanto contenta di mirar sua figlia; che non muov' occhi, per cantare Osanna. Et contr' al maggior Padre di famiglia, siede Lucia; che mosse la tua Donna, quando chinavi a ruinar le ciglia. Ma perchè tempo fugge, che t'assonna qui farem punto; come buon sartore, che, com' elli à del panno, fa la gonna : Et drizeremo li occhi al prim' Amore, sì; che, guardando verso lui, penetri, quant'è possibil, per lo suo Fulgore. Veramente, nè forse, tu t'arretri,

movendo l'ale tue, credendo oltrarti : orando gratia, conven che s' impetri Gratia da Quella, che pò aitarti :

et tu mi segui co l'affectione,

sì; che dal dicer mio lo cor non parti : Et cominciò questa Santa Oratione :

CANTO TRENTESIMOTERZO.

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ERGINR Madre, Fillia del tu' Fillio humil et alta più che Creatura, termine fisso d'eterno Consiglio; Tu se' colei, che l'umana Natura nobilitasti sì; che 'l su' Factore non disdegnò di farsi sua factura. Nel ventre tuo si raccese l'Amore; per lo cui caldo, ne l'eterna pace, così è germinato, questo Fiore. Qui se a noi Meridiana Face

di Caritate; et giuso, intra' Mortali, se' di Speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande, et tanto vali;

che, qual vuol gratia, et a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz'ali.

La tua benignità non pur soccorre a chi dimanda; ma, molte fiate liberamente al dimandar precorre.

In te è misericordia; in te pietate;
in te magnificentia: in te s'aduna,
quant unque in Creatura è di Bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'Universo, infin qui à vedute
le vite Spiritali, ad una ad una;
Supplica a Te, per gratia, di virtute
tanto; che possa, colli occhi, levarsi
più alto verso l'ultima Salute.

Et io, che mai per mi veder non arsi

più ch' i fo per lo suo, tutti i mie' prieghi ti prego; et prego, che no i siano scarsi : Per che tu ogni nube li disleghi

di sua mortalità, co' preghi tuoi;

sì che il sommo Piacer li si dispieghi. Ancor ti prego, Regina, che puoi

ciò che tu vuoi; che tu conservi sani, dopo tanto veder, li affecti suoi. Vinca tua guardia i movimenti humani : vedi Beatrice con quanti Beati,

per li mie' prieghi, ti chiudon le mani. Li occhi da Dio dilecti et venerati, fissi nelli Orator, ne dimostraro, quanto i devoti prieghi li son grati. Indi a l'eterno Lume si drizaro ; nel qual non si de' creder che s'invii, per creatura, l'occhio tanto chiaro.

Et io, c' al fine di tutti disii

m'appropinquava; sì com' i' dovea, l'ardor del desiderio in me finii. Bernardo m' accennava, et sorridea;

perch'i' guardasse in suso: ma io era, già per me stesso, tal qual ei volea; Chè la mia vista, venendo sincera,

et più et più entrava per lo raggio de l'alta Luce, che da sè è vera. Da quinci 'nnanzi il mi' veder fu maggio', che 'l parlar nostro, c'a tal vista cede; et cede la materia a tant' oltraggio. Qual è colui, che sognando vede ;

chè, dopo 'l sogno, la passione impressa riman, et l'altro a la mente non rede; Cotal son io chè quasi tutta cessa mia Visione; et ancor mi distilla nel cor lo dolce che nacque da essa : Così la neve al Sol si disigilla; così al vento, ne le fogle lievi, si perdea la sententia di Sibilla. O somma Luce, che tanto ti levi

da' concepti mortali, a la mia mente riprest' un poco di quel, che parevi: Et fa la lingua mia tanto possente; c'una favilla sol de la tua Gloria possa lasciar a la futura Gente :

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