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la Storia Pisana scritta da autore con- giudizioso trasceglitore delle circostantemporaneo e pubblicata dal Muralori si ze nelle sue descrizioni, non ha stilegge : Presono lo Conte Ugolino, e li mato d'alcun interesse il rilevare questa figliuoli, e li nepoli, e tenorli sostenuti, traslazione, ed ha immaginato che sin da e presi ; e feciono loro mettere i ferri, principio fosse il Conte rinchiuso nella e lenere, e guardare presi in dei Pa- muda de'Gualandi ; e che la verità stolasso del Popolo più di XX , in fine rica non è stata da lui sostanzialmente che fu acconcia la pregione della Torre alterata, perchè sta sempre fermo che il de i Gualandi Da Selte vie. E poi ve li Conte fu detenuto in una oscura carcere, feciono mettere entro in de la dicta pre- e che dopo lungo tempo fu privato degione che fu poi chiamata la Pregione gli alimenti. Ritengasi adunque sicuradella fame. E dunque probabile che il mente la lez. più lune, e si abbia l'altra Conte e i suoi figliuoli, custoditi già in per uno de' soliti errori o saccenterie dei altra prigione, venissero poi messi nella copisti ». B. Bianchi. - L'atrocità della Torre, quando, giunto a Pisa Guido da condanna a cui andarono soggetti UgoMontefeltro, furono condannati a morir lino e i figliuoli, comincia dalla torre e di fame (a). Il che meglio si fa chiaro finisce con la loro cruda morte. Al Poedal comento di Benvenuto da Imola che ta tornò più comodo lasciar supporre il visse poco tempo dopo il Poeta : Comes tempo men fiero della prigionia precevero dedit se captivum : et cum duobus dente, per chiamare e concentrare l'atfiliis et duobus nepotibus tradilus est tenzione de' lettori ai dì funesti della crucarceri. Comes igitur (b) infelix cum dele catastrofe. Avrebbe violate le leggi filiis et nepotibus positus est in Turri.. della Poetica, se gli fosse piaciuto di alet clausa porta deieclae sunt claves in terare punto le circostanze di un fatto reArnum etc. E ai versi :

centemente accaduto, e ne' più minuti Già eran desti, e l' ora s'appressava

particolari allora noto all'universale, QueChe 'l cibo ne soleva essere addotto. sto Ch. comentatore osa intanto dire che così ancor l'Imolese : Quasi dicat: ap- bisognerebbe aver ben poco lume per propinquabat hora qua eramus soliti adottare l'altra lezione ; e conforta a riprandere. ANTEQUAM ESSEMUS Capti. Vel tener la sua sicuramente, come se l'audic-llora QUA SOLEBAT NOBIS AFFERRI CI- torità de' codici antichi più preziosi fosBUS ANTEQUAM PONEREMUR IN TURRI. Quia se nulla, e dovesse tenersi come errore non slalim fuerunt adjudicali huic sup- da menanti quello che non si è curato di plicio extremo, nisi posl adventum Co- riconoscere autentico con la guida della mitis Guidonis de Montefeltro etc.— «Ma sana critica. Anche il Cesari dice : Eraa ciò potrebbe rispondersi che Dante, no passati più mesi. Gli Accademici

.

della Crusca me ne stan pagalori,e Gio. Il lume seguente poi, che fu il giorno septimo

Villani, che dice, dal marzo all' agosto d'octobre ec. Lumen per giorno dissero ezian- essere il Conte Ugolino stato nella torre: dio i Latini. Virg.20.356: Vis lumine quarto ec. ed io non ne vo'meglio». Gli Accade

(a) Gio. Vill. Lib. VII. Cap. 127: 1 Pisani mici credetter simile il concetto di queelessero per loro Capitano di guerra il Conte Guido da Montefeltro, dandogli grande gizl

sto luogo a quello che il Poeta stesso risdizione, e signoria, il quale ruppe i confi- spiegò in una sua canzone : ni , c' haveva dalla Chiesa e partissi di Piemonte, e venne in Pisa. Per la qual cosa e

Onde s' i' ebbi colpa, gli, e' figliuoli, e tutta sua famiglia, e tulto

Più lune ha volto il Sol perche fu spenta. il Comune di Pisa dalla Chiesa di Roma flo To scomunicati. E giunto il dello Conte in Pi.

Ma invero non è così germana la frase sa del detlo mese di marzo, i Pisuni, i quali che il pertugio mostri più lune, anzichè haveano in pregione il Conte Ugolino, due fi- più lume ; come l' altra che il Sol volga gliuoli, e due nepoti figliuoli del Conte Gielfo suo figliuolo, come addietro facemmo men

più lune. Nè vero è poi che il Villani zione in una Torre in su lu piaza delli An

scriva, la prigionia del Conte esser duraziuni, fecero chiavar la porta della Torre, e la ta dal Marzo all’Agosto. Verso la fine di chiuve giltare in Arno, e vietarono ai detti pri- Luglio accadde la cacciata del Giudice gioni ogni vivanda ec. (b) Prendasi qui la voce igitur nel significato

Nino. Dall'Agosto al Marzo di quell'an. di tum, postea, deinde ec.

no corse tutto il tempo che Ugolino ven

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ne Signore di Pisa tra le acclamazioni ca lettera più lume, sponendone la sendel popolo festante; ed è naturale che ad tenza col Guiniforte : Dentro da quella ingraziarsi co' nuovi soggetti seguitasse muda una piccola finestrella, nel far egli la politica del re leone ; il quale ce- del giorno mi avea già mostrato allando il fiero istinto, giurò che di erbe quanto lume, quando ricominciai a sarebbe il suo pasto, e poi fu creduto pei dormire ec. L'autorità de'testi più insidottori di Corte,che alla vita di Sua Mae- gni, i documenti storici, le chiose antistà era necessario curarne la debolezza che e la sana critica, ci francheranno dello stomaco, facendolo tornare alle u- dalla taccia di poco lume o di poco sensate vivande. Altro tempo scorse, in cui no in aver seguitato una interpretazione, concepi sospetto che un suo nipote po- che fu anche data dal Landino e dal Veltesse privarlo di Signoria, e cercò modo lutello, sostenuta dal Lombardi e dal come farlo morire. Essendo (scrive il Toselli; e che a noi è parso poter di Vill.) in grande e felice stato fece per ragione sostenere contro gli attacchi di lo giorno della sua nativitade una ric- chiarissimi comentatori. ca e magna festa, ove hebbe i figliuoli 26. Feci 'L MAL SONNO. Lodati comene nipoti e tutto suo linguaggio ec. Vi tatori pigliano qui sonno in sentimento si legge che un savio, al quale, quando di sogno, come nel v. 38 di questo canfu egli al tutto chiamato Conte di Pisa, to, e nel XII, 65, del Paradiso. A noi dimandava che gliene paresse di sua pare che anche ne' luoghi citati possa grandezza e potenza, francamente gli ri- stare alla voce il significato che l'è prospose : Non vi falla se non l'ira d'Id- prio, e da quel dell' altra bene distinto, dio. Parea dunque che forza d'uomo non

come si vede in questo verso del Fortepotesse scrollarlo. Costituirsi siffattamen- guerri (Ricciard. VIII, 96): le ; ordire tante trame e credersi incrol

Si ruppe il sonno, ed il sogno disparve. Jabile ; tentare o consumare il tradimen- E pare che Ugolino si dicesse aver falto to delle castella ; incorrere, a cagione il mal sonno, nel senso che quel riposo del mal governo, nell'odio di quel po- gli venne turbato dalle forme spaventose, polo, che con grande allegrezza lo avea che gli furon viste in dormendo : il che fatto Signore ; son cose che non paiono significa già ch' ei sognasse, non mica poter accadere nella breve successione che sonno e sogno fosser tutt'uno. La di pochi mesi, nonchè di giorni. Sicchè sentenza che si cava dalla sintesi delle le parole del Cronista : tosto li soprav- voci, non è da confondere col significato venne, non son da pigliare nel senso che propriamente legasi alle singole. che in Agosto, che fu il tempo del suo Dove Cicerone (De Divin. Lib. I.) scriinnalzamento, venisse Ugolino preso e ve: Annibalem, cum cepisset Sagunmesso in prigione; ma che pochi mesi tum, visum esse IN SOMNIS a Jove in ch'egli stette al potere, furono assai Deorum concilium vocari, non è dubbreve tempo, rispetto a quello, che i più bio che Annibale non facesse un sogno; di codesti tirannelli vi si sogliono man- ma è certissimo che lo scrittore latino tenere ; e che non è mai lardi quando non confuse la significazione di somnus che essi rovinino. Stando al frammento con quella di somnium,che distintamendella storia Pisana, è probabile che tra te usò nell'altro luogo (Ibid.): Eandem la presura del Conte e la sua morte non IN SOMNIIS admonitionem fuisse terliam. sia entrato in mezzo neanche tutto intero Etc. Dove Dante (v. 38 di questo un sol mese: nè l'Arcivescovo e gli altri

canto) dice: Ghibellini sarebbero stati sì matti, da te- Pianger sentii nel sonno i miei figliuoli ner tanto lungamente, per otto mesi, lui non vediamo necessità di prender sonno e suoi figliuoli nel carcere, in mezzo al- per sogno ; perciocchè Ugolino vuol dil'ardente furore delle avverse fazioni.A- re che i figliuoli piangevano mentre dunque per siffatte ragioni è anche im- dormivano; il che significa invero che i probabile che Conte Ugolino avesse du- loro sonni non erano tranquilli, e che rala nella muda la prigionia di più lune. nel sonno dovean pur essi veder cosa che

Noi pertanto crediamo tenerci all'anti- gli turbasse. Il Forteguerri (Ricc. VILI,

mo, a

la rim: noi sti sieno 1 meno

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Che del futuro mi squarciò il velame.
Questi pareva a me maestro e donno,

Cacciando il lupo e i lupicini al monte,

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16 segg.) usa l'identica frase fra il nione del contrario. L'abituale sentisonno :

mento della sua potenza, e della sua auMa sazi ben si sono i ferri vostri

torità, il rispetto che, ora o poi, si fosse Del sangue lor, che quasi uomin fra il sonno Uccidete, e mandate ai negri chiostri.

dovuto avere della sua persona gli facean Dove si vuol fare intendere che quegli presumere che, cessato quel primo furor uomini venivano facilmente uccisi senza

di popolo e di partito, verrebbe egli, se far le sue difese,quasi immersi nel son

non lasciato libero, mandato o in esilio, no; e non quasi chi dormendo sognasse.

o comechessia cacciato di Pisa ; non mai Nel Paradiso si legge :

però costretto a sostenere le angosce di Vide nel sonno il mirabile frutto:

morte sì cruda. Ed in questo sentimento cioè, la visione non fu nella veglia; ma è mirabile la potenza del vocabolo squarmentre si dormiva.Il sogno si rileva dal- ciò, che ti pare significativo come di turl'insieme delle parole che fanno la sen- binoso vento, il quale inopinatamente pertenza, non già dalla sola voce sonno, cuota e laceri di forza la vela gonfia delche sempre ci avvisa ritenere il suo pro- le sue illusioni, lasci tuttavia contemplaprio significato. Là dove Dante volle re gli effetti della violenza nemica, e pei dir sogno, adoperò il vocabolo diritta- cincischi dello stracciato velame intravemente ; siccome al v. 45:

dere il futuro, vacillando sospeso in un E per suo sogno ciascun dubitava. dubbio più tormentoso di una infelice E qui nessuno sognerebbe di porre son- realtà. Più forte e più appropriatamente, no per sogno. Nel passo che noi esponia- del suo funesto sogno qui dice Ugolino: mo, altri dirà che il Poeta fu stretto dal- Che del futuro mi squarciò il velame; la rima ad usar l' una voce per l'altra : di quel che in Virgilio sia detto della Sinoi stiamo fermi nel tenere, che a lui billa, che apriva le occulte le future sieno le licenze di simil genere piaciute cose : meno che non si crede.

Magnam cui mentem animumque

Delius inspirat vates, APERITQUE FUTURA. 27. DEL FUTURO MI SQUARCIÒ IL VELA

28. QUESTI: il traditor ch' io rodo. ME : Il mal sonno, non mi fu di quiete, ma (percið detto MAL SONNO) col sogno,

28-29. MAESTRO E DONNO,

CACCIAN che in esso mi apparve, mi svelò il fu- DO ec.

Un Arcivescovo dovea rappreluro : quello che tra breve esser doveva sentare nella chiesa il Cristo, Maestro neldi me e de' miei cari. Il sogno poi, co- la dottrina santa, Signore qual capo dei me vien narrato ne' vv. 28-39, è rappre- suoi fedeli (a); ma Ruggieri qui, per sentativo non solamente della misera terribile contrapposto, si pone qual Maemorte e del male estremo, che dopo il stro e donno, Cacciando ec. cioè (come sogno dovea incogliere al Conte ; ma e- intende il Cesari) capocaccia. - Virgilio ziandio di ciò che occorso gli era stato chiamò maestro il pastore. (Ecl. III.): già innanzi : sicchè l' ora in cui egli so. Idem amor exitium est pecori, pecorisque ma.

(gistro. gnava e parte delle visioni avverate, fa- e Æn. IX. 173) adoperò la stessa voce

( cevano più credibile la realtà di quello che gli stava per avvenire. Anche nel

(a) S. Johan. XIII. 13: Vos vocatis me MAGIla forma è terribile il modo, di cui si STER ET DOMINE : et bene dicitis; sum etenim. vale quel misero, per dire : il mal son- Vagheggiando l' idea religiosa, il Poeta vide no mi tolse dinanzi dagli occhi della orrenda cosa, che un Arcivescovo si mettesse a mente l'ignoranza del futuro. Ciò che capo de'faziosi

, e gl'incitasse alle vendette ed

al sangue: cagne magre in caccia di lupi, e facea velo all'intelligenza di Ugolino, prepotenti del secolo erano i messi (v. 33) del. perchè non potesse egli, nonchè preve- Apostoli che chiamaron' Gesù loro MAESTRO E

l'Arcivescovo Ruggieri; in antitesi degli umili dere, ma nè conietturare quanto gli sa

DONNO, e si misero in cerca di pecore per conrebbe accaduto, era forse la fallace opi- vertirle alla greggia del Signore.

Per che i Pisan veder Lucca non ponno,

30

e

in sentimento di grande dell'esercilo, ogni cosa dovesse qui essere linto d'osommo duce ec. :

dio e muto di luce. Tomm., Illustraz. al Rectores juvenum et rerum dedit esse magistros. C. XXXII, in fine. Festo : Magister populi, cuius erat in 30. Ponno : possono. Innanzi a questa populum summa potestas. Anche nella voce pongono il punto fermo il Landino Bibbia. Deut., XVI, 18. Judices el ma- col Vellutello, il Bargigi, il Volpi, il Ven

, gistros constitues.... ut judicent popu- turi, il Lombardi, il Biagioli, il Niccolilos. - Donno è più che maestro; po- niec., il Bianchi ed altri. Ma: Io (dice il tendo valere Signore, padrone, re ec. Cesari) tiro innanzi questo costrutto,con Virgilio l'usa in significato di tiranno sola una virgola posta qui ; parendomi (Æn. VI, 621 seg.), dove pone nel Tar- che le cagne vadano congiunte al cactaro chi vendè la patria, o la pose al gio- ciare del lupo. Il Tommaseo segue la go de despoli ec.

stessa interpunzione; tengono amenVendit hic auro patriam, dominumque potentem due la sentenza, che Ruggieri, menando Imposuit, fixit leges pretio, atque refirit.

Cacciando: cacciante,che cacciava,o egli quel tradimento, s'avea 'messo dinel cacciare, ec. – Michaea, VII, 2: Vir panzi dalla fronte quelle cagne magre ec. fratrem suum ad mortem venatur.

intese per le famiglie potenti messe in IL LUPO E I LUPICINI. Ugolino sognan

faccenda contro Ugolino ; quindi dopo do vide sè figurato nel lupo, i figliuoli e

conte van posti i due punti, essendo sei nipoti ne' lupicini : non già che quei condo loro i due versi 32, 33 una esplinomi a loro ei credesse convenirsi, ma

cazione della sentenza precedente. Il perchè alcuna simiglianza vera tra la Biagioli accomoda la identica interpretacaccia che suol darsi a cotesti animali, zione, ancorchè con diversa punteggiatue parte di quello ch' era già intervenutó ra, per una sottigliezza forse più fina, nella sua presura. Per sì tremenda visio- che vera. Dà alla particola con del v. 31 ne diviene ormai indovino del suo male, il significato di come (a) e intende cosi: e ne prende l'augurio, ch'egli e i suoi

CON GAGNE MAGRE ec. Egli si aveva mescari figliuoli verrebbero consunti e lace- si dinanzi dalla fronte Gualandi con rati da fame rabbiosa, come lupo da ma

Sismondi e con Lanfranchi come cagne gre cagne inseguenti. Il Poeta, che fe'

magre studiose e conte. Il ch. Tommaparte da sè, amico solo alla rettitudine,

seo (b) scrive : « Di questo strazio tutto non la risparmia qui ai Guelfi, nè ai Ghio intimo e spirituale è parte non piccola il bellini ; e quelli adombra sotto l'imagi

sogno nel quale egli vede le cagne cacne di lupi, questi di cagne. L'Ottimo vi- cianti lui lupo; e in quelle (come suole de in Ugolino lupo significata la tiranni- ne' sogni, che le imagini si confondono de o il Licaone della Favola.

per più illustrarsi alla coscienza in luce 29-30. Monte, PER CHIE ec. Monte i Sismondi, i Lanfranchi, i Gualandi,

nuova fulminea), riconosce i nemici suoi,

noSan Giuliano, ch'è tra Lucca e Pisa ; mi come il suo germanici tutti ». — A onde non possono i Pisani veder le: noi pare, che nella visione del Conte son mula città, tutto non più che un dodici da sceverare le cagne da' maggiorenti miglia da essa lontani. — Questi (il lupo e i lupicini) correvano inverso monle Pisano ec.; e questo significa, che

(a) Nè pud negarsi che talvolta le convenga. il Conte dubitando, havea ordinalo di

Le voci col (Purg. XIII, 9 ; XXIX, ,145), colle

(Par. XXXÌ, 61), valgono comé'l, come le. ridursi a Lucca dove reggevano i Guel- Dante da Majano scrive: fi. Landino. Lo cacciano verso Luc

Col parpallion m'ha morto in disianza. ca per rinfacciargli le castella tradite il col come preposizione articolata. Ma qui è e:

il qual verso non fu inteso dal Monti,che prese a Lucca e a Firenze. Tomm. Com. gli certo che la particella con abbia a togliersi È taciuto anco il nome del monte, e di- nel sentimento che vuole il Biagioli

, anzichè

delle altre identiche,messe dal Poeta nel corso segnato esso monte per questo ch'e' lo

dello stesso costrutto? glie a Pisa la veduta di Lucca, come se (b) Com. al C. XIII, in fine.

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Con cagne magre, studiose e conte: Pisani che alla caccia del lupo accompa- Studiose : spedile, pronte, sollecite gnavano il capocaccia Ruggieri; e non in cacciare. E voce significativa insieme già che Ugolino spiegasse egli a sè stes- di fretta, diligenza, ardore e favore, onde so nel sogno, come quelle cagne signifi- uno fa opera a cui per naturale ingegno cassero le tre famiglie potenti, alle quali è ordinato e disposto. I Toscani hanno non crediamo si possa applicare l'epile- studiarsi per affrettarsi ; ma qui la vo. to di MAGRE che, anche a sentimento del- ce ritiene anche dal latino la nozione di l'ill. uomo, Simboleggia la fame, come fautore, benevolo, parziale, che fuori le vacche del re Faraone. Ugolino vide dell'allegoria quadra molto bene a quelin sogno l' Arcivescovo, i suoi satelliti le cagne aissale da una contro un'altra Gualandi ec. che s' avea messi dinanzi fazione. dalla fronte, e le cagne,che non son da Conte: ammaestrale a simil caccia, confondere con quei nobili. Tutte que avvezzale al mestiere. Pietro dal Rio ste specie fantastiche costituivano un so- crede più aggiustatamente spiegar quegno solo; nel quale nessuna parte era il sta voce, applicandole il significato geprodotto dell

' attività intellettiva dello nerico di acconce, cioè atte, idonee, da spirito sopito nel sonno; e tutte nel loro ciò. Nella quale opinione egli riconfercomplesso erano ordinate a rendere al masi, dopo che il Fornaciari ebbe notaConie, poi che si fosse desto, il tristo to non potere in altro sentimento pigliarpresagio de' casi suoi.

si questo vocabolo là dove Francesco da Il Venturi non avrebbe, con questo av- Barberino (Docum.VII, 8) dice, che i caviso, fatta colpa al Poeta d'arer egli, valli alti sono troppo più conti a passar colla interposizione delle potenti famiglie fiumi, fanghi e monti, che i cavalli basPisane, interrollo il suo parlare alle. si ; e che a passar fiumi ci ha mestieri gorico sotto metafore; e Dante fu qui di ferme navi e conte. Cotal nozione recensurato perchè franteso.

car buona sentenza delle frasi sactte conIl Landino, il Vellutello, il Venturi, e le (Purg. II, 56), le parole tue sien congeneralmente i più antichi, intesero ca

te (Inf. X, 39). Il Buti, ch'è autore delgne magre per la plebe : e quegli assen- la prima spiegazione, fa la voce conte nati espositori schivarono le difficoltà sincope del lat. cognitae, usata in quenelle quali restano involti i chiosatori sto luogo in significato attivo, cioè: imoderni.

struile alla caccia. I latini ebbero ezian31. CON CAGNE MAGRE ec. Pel prelato dio nolus ne' due sensi di chi è noto e si dimostra l'Arcivescovo ; e per le ca- di chi conosce. Altri trae conto da comgne il popolo. Land. — Parveli nel son- ptus (a). Il Landino, il Vellutello, il Ce. no vedere l' Arcivescovo insieme con le sari, nonchè altri, non ci aprono la loro tre famiglie di sopra dette, e con LE CA- mente circa il significato della parola GNE MAGRE, intese per la plebe, cacciaconte. Il Sansovino scrive : « CONTEZZA, re un lupo coi lupicini. Vellut. - Rap- conoscenza, voce usata leggiadramente presentava questo sogno la caccia, che dato avea a ed ai suoi figli l'Arcive

(a) Nel Convito si legge : « E così dicere che scovo con le detle parentele, loro dan la nobile natura lo suo corpo abbellisca, e face do la caccia con CAGNE MAGRE E CONTE,

cia COMPTO e accorto non è altro dire,se non che ovvero avvezzate al mestiere, cioè coi acconcia a perfezione d'ordine. La nostr'ani

ma opera gran parte delle sue operazioni con popolo minuto, nel quale erano uomini organo corporale ; e allora opera bene, che 'l senza fama, poveri, e pronti a fare no- corpo è bene per le sue parti ordinato é dispovità. Bargigi.

sto. I fautori dell'anzidetta etimologia, col sig.

Fanfani, potrebbero intendere per CAGNE CONMAGRE : gracili , snelle ; acciocchè

te quelle, che per naturale disposizione del potessero essere più leggiere al corso, corpo loro andavano più spedite all'assalto ; e più anelanti alla preda, e più specchiató lasciare ai due epiteti di magre e di sollecite, segno della fame che dovea consumare

l' officio di significare l'abitudine non naturale Ugolino.

ed acquisita da quelle cagne nella dimestichezza co'loro padroni.

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