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23. Ciò che da lei senza mezzo distilla, Non ha poi fine; perchè non si muove La sua imprenta quand' ella sigilla. 24. Ciò che da essa senza mezzo piove, Libero è tutto, perchè non soggiace Alla virtute delle cose nuove. 25. Più l'è conforme, e però più le piace; Ché l'ardor santo ch' ogni cosa raggia, Nella più simigliante è più vivace. 26. Di tutte queste cose s'avvantaggia

L'umana creatura: e s' una manca, Di sua nobilità convien che caggia. 27. Solo il peccato è quel che la disfranca, E falla dissimile al sommo Bene, Per che del lume suo poco s'imbianca.

23. (L) SENZA MEZZO: senza concorso di cause seconde. IMPRENTA impronta.

(SL) DISTILLA. Come da fonte. SIGILLA. Som.: Imago in cera perficitur per impressionem sigilli.

(F) IMPRENTA. Psal., IV, 7: Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine. Eccle., III, 44: Appresi che tutte le opere che fece Dio durano in perpetuo.

24. (L.) ALLA VIRTUTE DELLE COSE NUOVE: & nuovi congiungimenti di cause seconde.

(F) MEZZO. Conv.: Nelle intelligenze ragionevoli la divina luce risplende senza mezzo, nell' altre si rifelle da questa intelligenza, prima illuminante. - NuoVE. Accidentali, che non dipendano immediatamente dalle leggi eterne del vero. LIBERO. Ad Corinth., II, III, 47: Ove to spirito del Signore, ivi libertà. Segn. : Quella necessità la quale è impressa nelle cose dall'uomo, è detta violenza: quella necessità la quale fu impressa nelle cose da Dio, è detta della Natura. 25. (L) L'È CONFORME quel che ella creò. illumina.

RAGGIA:

(SL) RAGGIA. Attivo, come alla terzina 6. In una Canzone: Amor che movi tua virtù dal cielo Come il Sol to splendore Che la s'apprende per lo suo valore... (F) CONFORME. Aug. La nostra ragione dicesi imagine di Dio impressa nell'anima come sigillo. Conv.: Quanto la cosa è più divina è più a Dio somigliante. Som. L'anima imperfettamente partecipa alla divina bontà, -SIMIGLIANTE. Conv., lil, 7: La bontà di Dio è rícevuta altrimenti dalle sostanzie separate, cioè dagli angeli.... e altrimenti dall' anima umana........ e altrimenti dalle miniere... e altrimenti dalla terra.

26. (L) CAGGIA: cada..

(SL) COSE. Creazione immediata, immortalità, somiglianza con Dio, amore di Dio in lei, libertà. 27. (L) DISPAMA: toglie libertà. - AL: dal.

(SL) IMBIANCA. Inf., II, t. 45: 'L sol gl`imbianca. (F) DISFRANCA. Ad Rom., VI, 47, 20: Essendo servi del peccato, fatti foste servitori a giustizia. Petri Epist., II, II, 19: Servi di corruzione. Joan,, VIII, 34: Omnis qui facit peccatum, servus est peccati. Ad Rom., VIII, 21: Creatura liberabitur a servitute corruptionis. Ad Titum, III, 5: Servientes desideriis et voluptatibus. Aug. De Civ. Dei, XVIII: Il peccato prima causa di serçitù ci conduce quasi al non essere. Boet.: Allorchè dalla luce della somma verità giù alle tenebre gli occhi gettarono, tosto la nube dell' ignoranza gli offusca, affetti perniciosi li turbano, ai quali cedendo coll`assentimento aggravano la servitù recata a sé stessi e sono, in certa guisa, per effetto della libertà propria, schiave. DISSIMILE. Aug., de Vera Relig., LV: Quegli da cui ci allontanammo, ce ne siam fatti dissimili.

28. Ed in sua dignità mai non riviene,
Se non riempie, dove colpa vota,
Contra mal dilettar, con giuste pene.
29. Vostra natura, quando peccò tota

Nel seme suo, da queste dignitadi,
Come di Paradiso, fu remota :
30. Nè ricovrar poteasi (se tu badi

Ben sottilmente) per alcuna via, Senza passar per un di questi guadi : 31. O che Dio solo per sua cortesia

Dimesso avesse; o che l'uom per sé isso Avesse soddisfatto a sua follia. 32. Ficca mo l'occhio per entro l'abisso Dell'eterno consiglio, quanto puoi Al mio parlar distrettamente fisso. 33. Non potea l'uomo ne' termini suoi Mai soddisfar, per non potere ir giuso Con umiltate obbediendo poi

34. Quanto disubbidendo intese ir suso. E questa la ragion perchè l'uom fue Da poter soddisfar per sè dischiuso. 35. Dunque a Dio convenia con le vie sue Riparar l'uomo a sua intera vita: Dico con l'una, ovver con ambedue.

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33. (L) NE' TERMINI SUOI... di mero uomo, non potendo umiliarsi obbedendo quanto si voleva elevare. (SL) OBBEDIENDO In Albertano. NE' TERMINI. Machiav. Ne' termini suoi (nelle condizioni d'essere). (F) SODDISFAR. Ad Ephes., II, 5: Eravam figli

d' ira.
34. (L) DiscHitso: escluso.

(F) IR. Gen., III, 5: Sarete come Dii. 35. (L) CON L'UNA, OVVER CON AMBEDUE: o riparare per se, o dar forza all'uomo di riparare.

Psal. (F) VIE. Psal. XVII, 92: Vias Domini. XXIV, 12, CH, 7; CXXVII, 4; CXXXVII, 5; CXLIV. 17,

36. Ma perchè l'opra tanto è più gradita

Dell' operante, quanto più appresenta Della bontà del cuore ond' è uscita ; 37. La divina Bontà che 'l mondo imprenta, Di proceder per tutte le sue vie, A rilevarvi suso, fu contenta. 38. Nè tra l'ultima notte e 'l primo die Si alto e si magnifico processo,

O per l'uno o per l'altro, fue o fie. 39. Che più largo fu Dio a dar sé stesso

In far l'uom sufficiente a rilevarsi, Che s'egli avesse, sol da sè, dimesso. 40. E tutti gli altri modi erano scarsi Alla giustizia, se'l Figliuol di Dio Non fosse umiliato ad incarnarsi. 41. Or per empierti bene ogni disio, Ritorno a dichiarare in alcun loco,

Perchè tu veggi li così com' io.

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XXIV, 10: Tutte le vie del Signore misericordia e verità. - CXVIII, 154: Tutte le tue vie, verità. Sap., V, 7. RIPARAR. SOM.: Homo reparatus (dalla redenzione). L'uomo ripari sè stesso ritornando da stato di peccato a stato di grazia interiore. AMBEDUE. Psal., LXXXIV, 2: Giustizia e pace si baciarono insieme.

36. (F) OPERANTE. Som.: Objectum operationis est in operante. - La voce operante era, nelle scuole, detta anche di Dio. Som.: Al primo operante, ch'è il solo operante vero, non si conviene operare per l'acquisto d'alcun fine, ma intendere solo a comunicare la propria perfezione che è la sua bontà.

37. (L) IMPRENTA: sigilla di sè. TUTTE LE sue vie: giustizia e bontà.

(F) TUTTE. Poteva, dice Agostino (De Trin., I), redimerci in altro modo.

38. (L) TRA L'ultima notte e 'l primo die...: dalla creazione al giudizio più alta opera di bontà o di giustizia fu o sarà.

(SL) FIE. Conv.: Giammai non fu nè fia. 39. (L) SUFFICIENTE: atto. SOL DA SE: senza dare

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DIMESSO: perdonato.

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44. Gli Angeli, frate, e 'l paese sincero Nel qual tu se', dir si posson creati, Si come sono, in loro essere intero. 45. Ma gli elementi che tu hai nomati, E quelle cose che di lor si fanno, Da creata virtù sono informati.

46. Creata fu la materia ch'egli hanno; Creata fu la virtù informante

In queste stelle, che 'ntorno a lor vanno. 47. L'anima d'ogni bruto e delle piante, Di complession potenziata, tira Lo raggio e 'l moto delle luci sante. 48. Ma vostra vita senza mezzo spira La somma beninanza, e l'innamora Di sé, si che poi sempre la disira. 49. E quinci puoi argomentare ancora Vostra resurrezion, se tu ripensi Come l'umana carne fèssi allora 50. Che li primi parenti intrambo fênsi.

44. (L) FRATE: fratello. -'L PAESE SINCERO: il cielo. INTERO senza cause seconde.

(SL) SINCERO. Leone: Non est expectanda sinceritas veritatis a corporis sensibus. Tasso, 1, 7: Ch' è nella parte più del ciel sincera - ESSERE. Som. In ipso esse. (F) INTERO. Som.: Creata in sui integritate. Aristotele pone i cieli incorruttibili. Dante nella lettera a Cane Il cielo è incorruttibile, corruttibili gli elementi. 45. (L) GLI ELEMENTI: aria, acqua, terra, fuoco.

(F) CREATA. Pietro: Create sunt, natura, naturata mediante.

46. (L) DI LOR: degli elementi.

47. (L) L'ANIMA D'OGNI BRUTO.......: le stelle splendendo e girando tirano dalla materia elementare che nella sua complessione è potenziata a ciò, tirano e riducono in atto l'anima sensitiva de' bruti e la vegetativa; ma l'anima umana è inspirata da Dio senza intervento di cause seconde.

(SL) COMPLESSION. Conv.: Le piante... hanno amore a certo luogo secondo che loro complessione richiede. LUCI. Le stelle splendendo e movendosi tirano dalla materia elementare, che nella sua complessione è potenziata a ciò, tirano, dico, e riducono in atto l'anima de' bruti animali e delle piante; l'anima sensitiva e l'anima vegetativa.

(F) ANIMA. Som.: L'anima umana differisce in ispecie dall' anime dei bruti e delle piante.

48. (L) VOSTRA VITA SENZA MEZZO SPIRA LA SOMMA BENINANZA... l'amore divino crea senza cause seconde l'anima umana, e la innamora sempre di sè.

(SL) SOMMA. Inf., III, t. 2: La somma Sapienza. (F) MEZZO. Som: Generant sibi simile non per aliquod medium, sed per se ipsum. SEMPRE. Aug., Confess., I: Facesti noi, Signore, per te, e il nostro cuore è inquieto finchè in te non riposi. Purg., XVI, t. 29: Esce di mano a Lui... L'anima. - XXV, t. 24: Lo Motor primo... spira Spirito nuovo.

49. (L) VOSTRA RESURREZION... .: la carne nostra creata immediatamente da Dio, non può non risorgere, FESSI: fu fatto.

(F) RESURREZION. Gen., I, 26; Greg. Hom. 50. (L) LI PRIMI PARENTI... FÊNSI: Adamo ed Eva furono fatti.

Corruzione e riparazione.

Siccome nel quarto Canto, in ciò che spetta alla libertà dell'arbitrio, Dante distingue la parte misteriosa del fatto, e rende ragione di quanto può con ragione dichiararsi (1); così ragionando qui della redenzione sopra quello a che l'umano ragionamento può giungere, egli si tiene in debito di filosofare per modo che la fede non perda punto ne del merito suo nè della sublimità (2).

Intanto l'ente è migliore in quant'è più simile a Dio (3). La creatura in tanto rappresenta Dio, e gli è somigliante, in quanto ha una qualche perfezione; non già che lo rappresenti per forma come cosa della medesima specie o genere (4). - Ciascuna creatura ha una specie propria secondo la quale partecipa della similitudine della divina essenza (5). - Grazia è una similitudine della divinità partecipata all'uomo (6). - Ogni giusto s'unisce a Dio per la grazia (7). - Peccare non è altro che venir meno al bene il quale conviene a ciascuno secondo la propria natura (8). - Di qui siamo ammaestrati quanla sia la dignità dell'umana natura che non la contaminiamo col peccato (9).

Ho premesse queste sentenze, che nel discorso di Beatrice non cadono nel principio, ma sulle quali il ragionamento si fonda; perché Dante senza abbisognare del consiglio oraziano: Jam nunc dicat,... pleraque differat (10), per istinto e di scrittore e di pensatore, sa collocare le cose in quell'ordine che giovi insieme e alla facondia filosofica e sovente all'efficacia poetica. L'ordine delle idee gli è il seguente. Le creature che più tengono della perfezione di Dio, sono a lui più dilette; e tra queste nell'ordine terreno è l'uomo che, direttamente creato da Dio, è di natura libero ed immortale; e nell'origine fu naturalmente buono e di

(1) Ma perchè puote vostro accorgimento Ben penetrare a questa veritate; Come desiri, ti farò contento (Par., IV, t. 24). — (2) Veramente, però ch'a questo segno Molto si mira e poco si discerne, Dirò perchè tal modo fu più degno (Par., VII, t. 21). — (3) Som., 1, 1, 20. Ed altrove (1, 1, 4) dimostrasi la somiglianza dell'uomo con Dio. Più l'è conforme, e però più le piace; Chè l'ardor santo ch' ogni cosa raggia, Nella più simigliante è più vivace. Di tutte queste cose s'avvantaggia L'umana creatura (Terz, 25, 26). — (4) Som., 1, 1, 15. (5) Som., 1. c. (6) Som., 5, 2. — (7) Som., 1. c. Questa natura al suo Fattore unita, Qual fu creata, fu sincera e buona (Terz. 12). - (8) Som., 2, 1, 109... - E s'una manca, Di sua nobilità convien che caggia (Terz. 26). Riempie, dove colpa vôla (Terz. 28). — (9) Som., 3, 1. - Ed in sua dignità mai non riviene, Se non ... (Terz. 28). (40) Hor., de Arte poet. Sia lecito notare che quand' anco il debentia divi paresse modo elegante, il præsens in tempus omittat dopo il jam nune....... differat senza irriverenza può dirsi soverchio e languido.

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sposto a ubbidire a quelle leggi che fossero freno al corso suo e insieme guida (4). Ma per non voler ubbidire a quel freno il prim'uomo disformò e fece serva e la propria natura e l'umana, della quale egli era seme. A riformarla ed a liberarla richiedevasi o grazia gratuita, o merito dell'umanità; ma questa non poteva tanto da sè, giacchè tanto non poteva con l'umiltà purificarsi ed ascendere quanto con la superbia s'era abbassata e macchiata. Poteva Dio compiere la redenzione o per semplice atto di misericordia, o contemperando insieme misericordia e giustizia, cioè dando per nuovo modo alla natura umana tal virtù di meritare e di patire, ch'ella col merito e dell'opera e del sagrifizio pagasse il suo debito inestimabile. E questo fece unendo alla natura umana la persona divina che per noi meritasse e patisse, e alla quale uniti noi uomini tutti sagrificassimo sino alla fine de' secoli un sagrifizio d'infinito valore. Della deformità che la colpa induce: L'uomo è privato della bellezza (2) della grazia per la deformità del peccato (3). Volendo la bontà divina l'umana natura a sẻ riconformare (4), che per lo peccato del primo uomo da Dio era partita (5) e disformata (6). - Deformità importa non solo la privazione della forma debita, ma ancora disposizione contraria (7).

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Della servitù della colpa: - Noi serviamo al peccato (8). Da chi uomo è superato, di costui egli è servo (9). - La legge dello spirito di vita... mi liberò dalla legge del peccato e della morte.

Dell' unica origine prima della servitù:- Siccome per l'inobedienza (10) di un solo (11) uomo molti fecersi rei; così e per l'obedienza di un solo molli

(1) Qui (terz. 9): Per non soffrire alla virtù che vuole Freno, a suo prode. Purg., XVI, t. 51, 52: Dietro a esso corre (al bene minore), Se guida o fren non torce 'l suo amore, Onde convenne legge per fren porre. Purg., XIV, t. 49: Poco val freno o richiamo. Del richiamo è detto ivi stesso (t. 50): Chiamavi 'l cielo... Mostrandovi le sue bellezze eterne. E qui (t. 22): La divina Bontà... Dispiega le bellezze eterne. (2) La divina Bontà... dispiega le bellezze eterne (Terz. 22). (3) Som., 2, 1, 109. - (4) Più l'è conforme, e però più le piace (Terz. 25). · (5) La natura, che dal suo Fattore s'era allungala (Terz. 11). — (6) Convivio. (7) Somma. — (8) Ad Rom., VI, 6. - Solo il peccato è quel che la disfranca (Terz. 27). Notisi questa voce che significa il togliere la libertà, ed è la causa della servitù, ma non dice il medesimo, e nega soltanto il bene senza affermare il male contrario. In tali gradazioni sta la ricchezza e potenza delle lingue. - (9) Petri, Epist. II, II, 49. — (10) Ad Rom., VIII, 2; Som., 3, 4. — (11) Per non soffrire alla virtù che vuole Freno... (Terz, 9). Quanto disubbidendo inlese ir suso (Terz. 2)

farannosi giusti (1). - Per un uomo il peccato entrò nel mondo..., in cui tulli peccarono (2). E Agostino: Semen ipsum habet vitium (3).

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Della impotenza di riformare sè stesso: Quando la natura è integra (4), di per sẻ può ripararsi (5) a quel che è a lei conveniente e proporzionato (6). Non può l'uomo di per sè riparare sè stesso (7), ma ha di bisogno che di nuovo il lume (8) della grazia gli s'infonda (9). A quello stato di prima innocenza ritornare di per sè non poteva (10). Del modo scelto da Dio alla riparazione: - Poteva Dio riparare l'umanità in altri modi (11), ma scelse il più efficace alla soddisfazione insieme e all'esempio (12). - A dimostrare quanto ci amasse Dio, indizio manifesto fu che il figliuolo di Dio degnò il consorzio della nostra natura (13). - La natura del verbo di Dio uni a se la carne in persona (14). S'uni alla creatura, o piuttosto uni lei a sẻ (15). Assunse il male della pena, ma non della colpa (16). La divinità risplende di miracoli, l'umanità soccombe alle ingiurie (47). - La natura umana assunta dal Verbo di Dio nella persona di Cristo, Dio ama più che gli angeli tutti, ed è migliore massimamente per siffalla unione (48).

Notisi in questa argomentazione come ripetute a bello studio, o per sorte ispirate, le parole bene, buono, bontà: e notisi come il cenno della incorruttibilità degli enti direttamente creati da Dio, dato per dimostrare la dignità dell'umana natura a cui la Persona divina condiscese, ma non s'avvili, assumendo a strumento le qualità d'ente li

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(1) Ad Rom., V, 19. Dice molti rei, come Cristo: Per voi e per molti questo sangue si verserà (Matth. XXVI, 28). Qui molti ha senso ampio e fa ripensare che Toluç ens hanno la radice medesima. (2) Ad Rom., V, 12. (5) Vostra natura, quando peccò tota Nel seme suo (Terz. 29). — (4) Creati... in loro essere intero (Terz. 44). (5) Riparar l'uomo a sua intera vita (Terz. 55). (6) Som., 2, 1, 109. ~ (7) Non potea l'uomo ne' termini suoi Mai soddisfar (Terz. 55). E più sotto con ripetizione che ha per fine unico la chiarezza della dimostrazione: E questa è la ragion perchè l'uom fue Da poter soddisfar per sè dischiuso (Terz. 34 ). (8) Del lume suo poco s'imbianca (Terz. 27).- (9) Som., 1. c. (10) Som., 2, 2, 164. — (11) A nostra redenzion pur questo modo (Terz. 19). (12) Som., 3, 1. - A Dio convenia con le vie sue Riparar l'uomo a sua intera vila: Dico con l'una, ovver con ambedue (Terz. 35). E la Somma: Conveniens fuit incarnari. — (15) Aug., de Trin. XIII. - Ma perchè l'opra tanto è più gradita Dell'operante, quanto più appresenta Della bontà del cuore ond' è uscita... (Terz. 56). – (14) Som., 3, 2.- La natura... Unio a se'n persona Con l'atto sol del suo eterno Amore (Terz. 11). Questa natura al suo Fattore unita (Terz. 12). (15) Som., 3, 4. – (16) Som., I. c. - La pena dunque che la croce porse S'alla natura assunta si misura, Nulla giammai si giustamente morse (Terz. - (17) Leon. Epist. in Flav. Nulla fu di tanta ingiura Guardando alla Persona che sofferse (Terz. 15). Per lei tremò la terra, e 'l ciel s'aperse (Terz. 16). (18) Som., 1, 1, 20. Ne tra l'ultima notte e 'l primo die Si alto e si magnifico processo... (Terz. 38).

14).

bero e immortale; quel cenno lo conduce a toccare delle condizioni de' corpi. Anche qui l'argomentazione è divisa tra il primo ragionamento di Beatrice e la risposta all'obiezione di Dante prevista da lei; giacchè tutto ch'ella badi sempre a parlare, il suo dire viene intramezzato da dialogo con arte naturalissima, e che accresce evidenza. La serie del ragionamento si è questa. La bontà divina, che non conosce nè invidia nè gelosia, nè quell' angustia di doni che pare causata da tali difetti, risplendendo di luce ardente in sé, con quest'atto crea. Luce della divina bontà (1). - La bontà divina per la sua essenza manda su tutte le cose i raggi del bene (2). La potestà divina è la sua stessa bontà (3).

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Ciocché viene da Dio immediatamente senza il processo di cause seconde è più perfetto e più simile a lui. La cosa allora è perfetta quando può fare altra simile a sè (4). - Ogni agente in quanto è in atto e perfetto, fa altri simili a sè (5). - Dio siccome è l'autore della beatitudine immediata, così immediatamente istitui la natura, e subito fece ogni cosa perfetta (6).

Quel che è immediatamente da Dio, non ha fine, perchè l'impronta posta da Dio non si muove. Il moto che altrove è dato come effetto della creazione, qui sapientemente si dà come causa di corruzione. Il moto mediato non può essere continuo (7). - Quel che si muta palisce mutazione o di sostanza, o di quantità o di luogo (8). - Il moto locale è più perfetto che quello d'alterazione (9). Quel che mosso da non immobile è necessariamente mutabile (10). - Che altre cose nascano, altre perinon è cagione veruna negli enti che sono immobili (11).

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I cieli e gli angeli, appena creati, furono nel loro essere intero. Essere intero è contrario di corrotto: così nelle scuole (12). L'angelo dal principio della sua creazione è nella personalità sua perfetto, non soggiacendo a generazione nè a corruzione (13). I corpi celesti e gli enti spirituali differiscono di natura; ma si convengono in ciò, che sono intransmutabili (14). L'idea, che può ad esso parere strana, del pareggiare in certa forma gli angeli ai cieli, non è una fantasia di Dante, una tradizione del tempo; ed ha luce da quell'altra che il moto della creatura corporea, ma segnatamente de' cieli, è disposto per ministerio degli angeli (15); e dal verso: Al ciel ch'è pura luce, Luce intellellual piena d'amore (16).

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(4) Convivio. (2) Dion. de Div. nom., IV. - - L'ardor santo ch' ogni cosa raggia (Terz. 25). — (3) Som., 2, 4, 2. (4) Arist. Meteor. - (5) Som., 1, 1, 19. - Nella più simigliante è più vivace (Terz. 25). - (6) Som., 2, 1, III. - (7) Arist. Phys., VIII. - (8) Arist., 1. c., (9) Arist., 1. c., VIII. (40) Loc. cit. (14) Loc. cit. (12) Somma. (15) Som., 5, 4. — (14) Som., 1, 1, 10. (15) Aug., de Trin., III. - (16) Par., XXX, t. 44.

5.

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Ma i quattro clementi e le cose che dal loro contemperarsi si fanno, essendo effetto di create virtù, si corrompono. Il corpo celeste è incorruttibile (1). I corpi superiori sono immutabili nella sostanza (2). Non del corpo celeste, ma degl' inferiori elementi (3). I corpi semplici, terra, fuoco, aria, acqua (4). I corpi terreni acquistano per mutazione e per moto la loro ultima perfezione, i celesti tosto dalla loro stessa natura hanno la loro perfezione ullima (5). - La materia prima è incorruttibile perchè rimane dopo ogni generazione e corruzione (6).

Alla Provvidenza divina non appartiene corrompere, ma conservare la natura delle cose (7). - Non si corrompe se non quel che perde la forma (nel senso filosofico di questo vocabolo) (8). Concrezione e secrezione cagionano la generazione o la morte (9). - Quel che è generato, necessario è che abbia fine (10).Dio volendo che l'ordine della natura sia conservato, vuole che certe cose naturalmente corrompansi (11). - La generazione dell' una cosa è corruzione dell'altra (12).

L'anima de' bruti e delle piante riceve complessione potenziata (13), e quindi creazione quasi in

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(1) Som., 5, 5; Arist., Cel. I. (5) Som., 5, 5. 1, 58. IV.

-

--

(2) Som., 1, 113.

(4) Arist., Phys. II, 1. — (5) Som., (6) Som., 1, 1, 16. (7) Dion., de Div. nom., (8) Som., 2, 2, 9. (9) Arist. Phys., VIII. (10) Arist., I. c. (11) Som., 1, 1, 49. (12) Som., 1. c. (15) Som, 1, 78: Qualitas simplicis corporis, vel sequens complexionem. La materia s'allontana dalla similitudine di Dio per la potenzialità sua; ma in quanto e' ritiene certa similitudine dell' essere divino (Som.,

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Dalla corruzione de' corpi il pensiero del Poeta, come raggio che tanto rimbalza da quant'alto discese, risale alla risurrezione de' corpi umani, siccome a cosa ragionevole, posto il rivelato principio della creazione. E già la risurrezione de' corpi tutti, di cui la natura stessa presente, offre simboli ed analogie (di che Paolo toccò, non isdegnoso d'umani argomenti, anco in cose di fede), viene a rendere ragionevole la risurrezione (5) di Cristo, mirabile in tanto che è un' applicazione anticipata della legge generale dell'umana natura.

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