Le parti sue vicissimo et excelse, che Dio parca, nel su' volto, gioire: La natura del Mondo, che quieta il mezo, et tutto l'altro intorno move; quinci comincia, come da sua meta. Et questo Cielo non à altro dove, che la Mente Divina; in che s'accende l'Amor che'l volge, et la virtù ch' ei piove. Luce et Amor d'un cerchio lui comprende, sì come questo li altri; et quel precinto, colui che 'l cinge, solamente intende. Non è suo moto per altro distinto : ma li altri son misurati da questo; sì come diece, da mezo, et da quinto. Et, come 'l tempo tegna in cotal testo le sue radici, et negli altri le fronde ; omai a te puot' esser manifesto. O cupidigia; ch' e' Mortali affonde sì sotto te; che nessun à podere di trarre li occhi fuor de le tu' onde! Ben fiorisce negli uomini 'l volere ; ma la pioggia continua converte in bozacchioni le susine vere. Fede et innocentia son reperle solo ne' pargoletti: poi ciascuna pria fuggie, che le guance sian coverte. Tale balbutiendo, ancor digiuna; che poi divora con la lingua sciolta qualunque cibo, per qualunque Luna: Et tal, balbutiendo, ama et ascolta la Madre sua, che, con loquela intera, disia poi di vederla sepolta. Così si fa la pelle bianca, nera nel primo aspecto, de la bella Figlia di quei; c'apporta Mane, et lascia Sera. Tu, perchè non ti facci maraviglia, pensa che 'n Terra non è, chi governi : onde sì svia l' umana Famiglia. Ma prima che Gennajo tutto si sverni, per la centesma, ch'è là giù neglecta ; ruggeran si questi Cerchi superni, Che la Fortuna, che tanto s' aspecta, le poppe volgerà in su le prore; sì che la classe correrà directa: Et vero fructo verrà di po' 'l fiore. CANTO VENTESIMOTTAVO. POSCIA OSCIA che, 'ncontro a la vita presente de' miseri Mortali, aperse 'l vero quella, che 'mparadisa la mia mente; Come in lo specchio fiamma di doppiero vede colui, che se n'alluma retro, prima che l'abbia in vista, o in pensero; Et sè rivolve, per veder se 'l vetro li dice 'l vero; et vede ch' e' s' accorda con esso, come nota con su' metro; Così la mia memoria si ricorda ch' i' feci, riguardando ne' belli Occhi, ond' a pigliarmi fece Amor la corda : It com' i mi rivolsi; e furon tocchi li miei, da ciò che pare in quel Volume; quand' unque nel su' giro ben s'adocchi; Un Punto vidi, che raggiava lume acuto sì; che 'l viso, ch' elli affoca, chiuder conviensi per lo forte acume. Et quale stella par quinci più poca; parrebbe Luna locata con esso ; come stella con stella si colloca. Forse colanto, quanto pare appresso alo' cigner la luce, che 'l dipigne ; quanto '1 vapor, che 'l porta, più è spesso; Distante intorn' al Punto un Cerchio d'igne si girava si racto; c'avria vinto quel moto, che più tosto il Mondo cigne: Et quest' era d'un altro circuncinto ; et quel, dal terzo; e 'l terzo poi, dal quarto: dal quinto,'l quarto ; et poi dal sexto, il quinto. Sovra sen giva 'l septimo, sì sparto già di largheza; che 'l Messo di Juno Così l'octavo, e 'l nono: et ciascheduno Et io a lei Se 'l Mondo fosse posto con l'ordine, ch' i' veggio in quelle Rote; satio sarebbe ciò, che m'è proposto : Ma nel Mondo sensibile si puote veder le volte tanto più Divine, quant' elle son dal centro più remote. Onde se'l mi' disio de' aver fine in questo miro et Angelico Templo, che solo Amor et Luce à per confine; Udir conviemmi ancor, come l'exemplo et l'exemplare non vanno d'un modo: chè io, per me, indarno ciò contemplo. Se li tuoi detti non son da tal nodo sufficienti, non è maravillia ; tanto, per non tentar, è facto sodo: Così la Donna mia: poi disse: Piglia quel ch'i' ti dicerò, se vuoi satiarti; et intorno da esso t'assottilglia. Li Cerchi corporai son ampi et arti, secondo 'l più e 'l men de la virtute; che si distende, per tutte lor parti. Maggior bontate vuol maggior salute: maggior salute maggior corpo cape, s' elli à le parti igualmente compiute. Dunque costui (che tutto quanto rape l'alto Universo), secondo, risponde al Cerchio che più ama et che più sape. |