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Et similmente. l'Anima primaja

mi facea trasparer, per la coverta, quant' ella a compiacermi venía gaja. Indi spirò: Sanz' essermi proferta

da te la voglia tua, discerno mellio che tu, qualunque cosa t'è più certa : Perch'i' la veggio nel verace Spellio, che fa di sè paregle l'altre cose; et nulla face lui di sè parellio.

Tu vuoli udir, quant'è che Dio mi pose ne l'exelso Giardino, ove costei a così lunga scala ti dispose: Et quanto fu dilecto a li occhi miei

;

et la propria cagion del gran Disdegno; et l'idioma, c'usai, et ch' io fei. Or, Filliuol mio, non il gustar del Legno, fu per sè la cagion di tanto exilio ; ma solamente il trapassar del segno. Quindi, onde mosse tua Donna Virgilio, quattromilia trecento et due volumi di sol desiderai questo Concilio: Et vidi lui tornar a tutti i lumi

de la sua strada, novecento trenta fiate, mentre ch' io in Terra fùmi. La Lingua, ch' ï' parlai, fu tutta spenta innanzi che a l'ovra inconsumabile fosse la Gente di Nembrot attenta :

Chè null' affecto mai rationabile,
per lo piacer human, che rinovella
seguendo 'l Cielo, sempre fu durabile.
Opéra naturale è, c'om favella:

ma così, o così, Natura lascia

poi fare a voi, secondo che v'abella. Pria ch'i' scendesse a l'Infernal ambascia, Un s'appellava in Terra il sommo Bene, onde vien la letitia, chemmi fascia :

El si chiamò poi; et ciò convene :
che 'l viso de' Mortali è come fronda
et altra vene.

in. ramo; che sen va, Nel Monte, che si leva più da l'‹ da, fu' io, con vita pura, et disones、 ; da la prim' ora, a quella che seconda, Come 'l Sol muta quadra, l'ora sexta.

CANTO VENTESIMOSETTIMO.

A

L Pudre, al Figlio, a lo Spirito Santo, cominciò, Gloria, tutto 'l Paradiso ; sì, chemm' innebriava il dolce Canto. Ciò, ch' i' vedeva, mi semblava un riso de l'Universo per che mia ebbreza intrava per l'udire, et per lo viso. O gioja! o ineffabile allegreza!

o vita intera d'Amor et di pace!

o senza brama sicura riccheza!

Dinanzi a li occhi miei, le quattro Face stavan accese; et quella, che pria venne, incominciò a farsi più vivace :

Et tal ne la sembianza sua divenne,
qual diverrebbe Giove; s'elli et Marte
fosser augelli, et cambiassersi penne.
La Providentia, che quivi comparte
vice et officio, nel Beato Coro
silentio post' avend' a ogni parte;

Quand' i'udi' Se io mi trascoloro, non ti maravilliar; chè, dicend' io, vedrai trascolorar tutti costoro.

Quelli, c'usurpa in Terra il luogo mio; il luogo mio, il luogo mio, che vaca ne la presenza del Filliuol di Dio ; Fact' à del Cimiterio mio, cloaca

del sangue et de la puza; onde 'l Perverso, che cadde di qua su, là giù si placa. Di quel color, che per lo Sole averso nube dipinge da Sera et da Mane, vid' io allora tutto 'l Ciel cosperso. Et come donna honesta; che permane di sè sicura ; et per l'altrui fallanza, pur ascoltando, timida si fàne; Così Beatrice trasmutò sembianza: et tal eclipsi credo che 'n Ciel fue, quando patì la suprema Possanza: Poi procedetter le parole sue,

con voce tanto da sè transmutata ; che la sembianza non si mutò piue: Non fu la Sponsa di Cristo allevata

del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto; per esser ad acquisto d'oro usata :

Ma per acquisto d'esto viver lieto

et Pio, et Sixto, et Calixto, et Urbano sparser lo sangue dopo molto fleto.

Non fu nostra 'ntention, c'a dextra mano de' nostri Successor, parte sedesse ;

parte, de l'altra, del popol Cristiano : Nè che le Chiavi, che mi fur concesse, divenisser segnaculo in vexillo; che, contra Battizati, combattesse ; Nè ch'i fosse figura di sigillo ai privilegi venduti et mendaci ; ond' i' sovente arrosso et isfavillo. In vesta di pastor, lupi rapaci,

si veggion di qua su per tutti i paschi; o difesa di Dio, perchè pur giaci! Del sangue nostro, Caorsini et Guaschi s' apparecchian di bere : o buon principio, a che vil fine convien che tu caschi ! Ma l'alta Providentia, che con Scipio difese a Roma la gloria del Mondo, soccorrà tosto, sì com' io concipio: Et tu, Filliuol, che per lo mortal Mondo ancor giù tornerai, apri la bocca ;

et non nasconder quel, ch' i' non nascondo. Sì come di vapor gelati fiocca

in giuso l'aer nostro; quando 'l corno de la Capra del Ciel col Sol si tocca ; In su, vid' io così l'ether' addorno farsi; et fioccar di Vapor triunphanti, che fact' avèn con noi quivi soggiorno.

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