Ma tosto fia, che Padua al palude de l'empio su' Pastor; che sarà sconcia sì, che per simil non s'intrò in Malta. Troppo sarebbe larga la bigoncia, che ricevessel sangue Ferrarese ; et stanco, chi'l pesasse ad oncia, ad oncia; Che donerà questo Prete cortese per mostrarsi di Parte: et cotai doni conformi fiano al viver del paese. Su sono Specchi, voi dicete Troni, onde rifulge a noi Dio giudicante ; sì, che questi parlar ne pajon boni. Qui si tacette; et fecemi sembiante che fosse ad altro volta, per la Rota, in che si mise, com' era davante. L'altra Letitia, che m'era già nota, preclara cosa mi si fece in vista; qual fin balascio, in che lo Sol percuota. Per letitiar là su, fulgor s' acquista ; sì come riso qui: ma giù s'abbuja l'Ombra di fuor, come la mente è trista. Dio vede tutto; et tuo veder s'illuja, diss' io, Beato Spirto; sì, che nulla voglia di sè a te puot' esser fuja. Dunque la voce tua, che 'l Ciel trastulla sempre col Canto di quei Fochi pij, che di sei ale fàcen la cuculla.... Per che non satisfaci a' miei disij? già non attendere' io tua dimauda, s'io m'intuasse, come tu t'immij! La maggior valle, in che l'acqua si spanda, (incominciaro allor le sue parole), fuor di quel Mar, che la Terra inghirlanda 3 Tra discordanti liti, contra 'l Sole tanto sen va; che fa Meridiano là, dove l'Orizoute pria far sòle. Di quella valle fu' io litorano, tra Ebro et Macra; che, per cammin corto, lo Genovese parte dal Toscano. Ad un Occaso quasi et ad un Orto Buggea siede, et la Terra, ond' i' fui; che fe' del sangue suo già caldo il porto. Folco mi disse quella gente, a cui fu noto il nome mio; et questo Cielo di me s'imprenta, com' io fe' di lui: Chè più non arse la fillia di Belo, nojando et a Sicheo et a Creusa, di me, infin che si convenne al pelo ; Nè quella Rodopea, che delusa fu da Demofonte; nè Alcide, quando Iole nel core ebbe richiusa. Non però qui si pente, ma si ride: non de la colpa, c'a mente non torna; ma del Valor, c' ordinò, et provide. Qui si rimira ne l'Arte, c' adorna con tant' affecto; et discernesi 'l Bene, per che 'l Mondo di su quel di giù torna. Ma perchè le tue vollie tutte piene ten porti, che son nate in questa Spera; proceder ancor oltre mi convene. Tu vuoi saver chi è 'n questa Lumera; chè qui appresso me così scintilla, come raggio di Sole in acqua mera. Or sappi, che là entro si tranquilla Raab; et, a nostr' Ordine congiunta, di lei nel sommo Grado si sigilla. Di questo Cielo, in cui l'ombra s'appunta che 'l vostro Mondo face, pria c'altr' Alma del Triunfo di Cristo, fu assumpta. Ben si convenne lei lasciar, per palma, in alcun Cielo, de l'alta victoria; che s' acquistò con l'una et l'altra palma: Perch' ella favorò la prima Gloria di Josuè in su la Terra Santa: che poco tocca al Papa la memoria. La tua Città, che di cholui è pianta, che pria volse le spalle al su' Fattore; et di cui è la 'nvidia tanto pianta ; Produce et spande il maladetto Fiore, c'à disviate le pecore et li agni; però che fatto à lupo del Pastore. Per questo l'Evangelio e' Dottor magni son derelicti: et solo ai Decretali si studia, sì; che pare ai lor vivagni. A questo intende 'l Papa e' Cardinali: non vanno i lor pensieri a Nazarette, là, dove Gabriello aperse l'ali. Ma Vaticano, et l'altre parti electe di Roma; che son state cimitero a la militia, che Pietro seguette; Tosto libere fien de l'adultero. CANTO DECIMO. GUARDAND UARDANDO nel su' Figlio, con l' Amore che l'uno et l'altro eternalmente spira, lo Primo et ineffabile Valore ; Quanto, per mente o per loco, si gira, con tant' ordine fe'; ch' esser non pote, sanza gustar di lui, ciò che rimira. · Leva dunque, Lectore, a l'alte Rote meco la vista dricto a quella parte, dove l'un moto a l'altro si percuote: Et lì comincia a vagheggiar nell' Arte di quel Maestro; che dentr' a sè l'ama tanto, che mai da lei l'occhio non parte. Vedi, come da indi si dirama l'oblico Cerchio, ch' e' Pianeti porta, per sodisfare al Mondo, che li chiama : Et, se la strada lor non fosse torta; molta virtù nel Ciel sarebbe in vano; et quasi ogni potentia qua giù morta : |