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45. E quando fûr ne' cardini distorti Gli spigoli di quella regge sacra Che di metallo son sonanti e forti; 46. Non ruggio si nè si mostrò si acra Tarpeia come tolto le fu 'l buono Metello, per che poi rimase macra.

43. (L) REGGE: porta.

(SL) CARDINI. Prov., XXVI, 14: Sicut ostium verlitur in cardine suo. Æn., VI: Tum demum horrisono stridentes cardine sacræ Panduntur portæ. - IX : Portam vi multa converso cardine torquet. — SPIGOLI. Punte di ferro che posano in terra sulle quali si regge l'uscio, e si gira la porta per aprirsi; perchè, dice il Landino, le gran porte non si collegano a' gangheri con le bandelle, ma per bandelle hanno certi puntoni, e per gangheri un concavo sul quale detti puntoni entrano, e su questo si bilica la porta in modo che s'apra e si serri. REGGE. Nel Villani e in altri. 46. (L) ACRA resistente. CRA d'oro.

PER CHE: onde. - MA

(SL) Ruccio. Dicevasi d'ogni forte e alto suono. Nel XXVII del Paradiso: Ruggeran sì questi cerchi superni. Psal. XXXVI,9: Rugiebam a gemitu. Qui stride irrugginita la porta perchè pauci... clecti (Matth., XX, 16). — BUONO. Nel senso latino che dice anco valente d'ogni valore. Æn., 1: Bóna Juno. Hor. Epist., I, 9: Fortem crede bonum

47. lo mi rivolsi attento al primo tuono; E Te Deum laudamus mi parea Udir in voce, mista al dolce suono. 48. Tale immagine appunto mi rendea Ciò ch'io udiva, qual prender si suole Quando a cantar con organi si stea, 49. Ch'or sì or no s'intendon le parole.

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que. TARPEIA. Il luogo dove a Roma era custodito il tesoro, che Cesare spogliò ritornando da Brindisi, fugato Pompeo, per pagare i soldati. Il tribuno Metello s'oppose... Protinus abducto patuerunt templa Metello. Tunc rupes Tarpeja sonat, magnoque reclusas Testatur stridore fores: tunc conditus imo Eruitur templo, multis non tactus ab annis, Romani census populi (Lucan. Phars., III). L'atto di Cesare non par colpevole a Dante; poichè quel danaro della repubblica gli era strumento a fondare l'impero voluto da Dio (De Bell. Civ., I, 14).

MACRA. Inf., XXIV, t. 48: Pistoia.... di Neri si dimagra. Ọtt. : Ha tratti pondi d'oro quattromila cento venticinque, e d'argento poco meno che novecento migliaia. Lucan., III: Tristi spoliantur templa rapina; Pauperiorque fuit tunc primum Cæsare Roma.

47. (SL) MISTA. Simile nel XIV del Paradiso. 48. (L) Mt RENDEA...: mi dava l'idea di canto a suon d'organo. STEA: stia.

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Le visioni.

Sulla riva d'Acheronte baleua una luce vermiglia, e il Poeta cade com'uomo preso dal sonno; e un tuono gli rompe i letargo, ed e' si trova nella valle d'abisso (1). Al sentir dell' amore e della morte di Francesca, o piuttosto al veder piangere l'amante più infelice, da' tormenti di lei, perché cagione e testimone di quelli (2), il Poeta vien meno di pietà, come se gli venisse meno la vita, e cade come morto; e al tornar della mente si trova nel cerchio d' un' altra pena. Qui nel Purgatorio e' s'addormenta sull'erba tra' due poeti e i due principi amici, nè si sa quali meglio gli conciliino i sonni. E vede un' aquila rapirlo in alto, ed intanto Lucia lo prende e lo reca presso alla porta del Purgatorio tra le sue braccia. Poi nel cerchio ove purgasi l'iracondia e' sarà tratto in un'altra visione, e vedrà esempii di mansue

(1) Inf., III, IV. Arist., de Somn. et Vig.: Sonno ed epilessia si somigliano. Altrove: Contingat dormire eum qui animo deficit. — (2) Inf., V, VI. Questa è bellezza riposta e profonda, ma apparisce dalle parole chiarissima bene considerate: L'altro piangeva si, che di pietade I'venni men così com'io morisse (Inf., V). Gli è quel pianto che lo fa venir meno.

· Lucia.

tudine generosa (1). Poi più su gli piglierà il sonno da capo e gli apparirà una femmina, imagine del piacere falso (2): poi (perchè, se crediamo alla Vita Nuova, l'addormentarsi e il sognare erano frequenti a lui) gli apparirà Lia nel sonno, imagine della vita attiva, cogliendo fiori (3): poi in cima al monte, visto l'albero misterioso fiorirsi di verde e di novelli colori, s'addormenterà, e allo svegliarsi troverà Beatrice seduta all'ombra di quello, e vedrà il carro farsi bestia, e di bestia preda (4).

L'ora del mattino, è tradizione e de' poeti antichi e de' filosofi e del popolo, che sia quella in cui i sogni più rivelino di verità (5). Ecco a que

(4) Purg., XV. — (2) Purg., XVIII, XIX. — (3) Purg., XXVII. · (4) Purg., XXXII. (5) Purg., XXVII: 1 sonno che sovente, Anzi che 'l fatto sia, sa le novelle... E già per gli splendori antelucani... Hor. Sat., I, 10: Post mediam noctem visus, cum somnia vera. Inf., XXVI: Ma, se presso al maltin del ver si soyna. Ov. Her., XIX: Sub aurora, jam dormitante lucerna, Somnia quo cerni tempore vera solent ( V. Inf., XXXIII ). Altri per mente divina in questo passo del Purgatorio intende divinatrice, al modo latino. Pietro intende divina, non altro; ma già gli è tutt' uno, dacchè gl'indo

sto proposito quant' ha la Somma: • L'anima,» dice Agostino (1), ha in sẻ certa virtù che di na⚫tura possa conoscere le cose future.» E però quanto si ritrae da' sensi corporei e in certo modo ritorna a sè stessa, si fa partecipe della notizia del futuro. E quest'opinione si fa ragionevole se ponessimo che l'anima ricevesse la cognizione delle cose per la partecipazione delle idee, siccome i platonici posero; perchè così l'anima di sua natura conoscerebbe le universali cause di tutti gli effetti; ma n'è impedita dal corpo. Onde, quando s'astrae da' sensi del corpo, ella conosce il futuro. Ma perchè codesto modo di conoscere non è connaturale all'intelletto nostro, ma si ch' e' riceva la cognizione da' sensi, però non è secondo la natura dell'anima conoscere le cose future, alienandosi da' sensi; ma si per l'impressione d'alcune cause superiori, spirituali e corporali. Spirituali, come quando per virtù divina l'intelletto umano per il ministerio degli angeli è illuminato, e i fantasmi ordinansi a conoscere alcun che del futuro, od anche quando per operazione de' demonii (2) si fa alcuna commozione nella fantasia ad adombrare alcuna cosa di quel che sarà. Corporali, perchè i corpi superiori dell'universo fanno impressione sugl'inferiori. Onde da quelli può essere in certo modo immutata la fantasia: ed essendo i corpi celesti causa di molte cose avvenire, possono nei corpi umani seguire de' segni che facciano presentire quelli : i quali sogni più percepisconsi di notte da' dormenti, perchè, come dicesi nel libro di sonno e vigilia (3) Le impressioni apportate di giorno si dissipano, perchè l'aria della notte è più quieta » e più tacita; e ne' dormenti i leggieri moti inte»riori più sentonsi che non vegliando (4). » L'anima nostra quanto più dalle cose corporali sí astrae, tanto degli astratti intelligibili si fa più capace (5). Alienato da' sensi l'intelletto ha più di vigore (6). E Giobbe: Fra il sonno nella visione notturna... allora (Dio) apre gli orecchi degli uomini e... gli ammaestra di ( sua) disciplina (7). - Più eccellente è la profezia che ha insieme vi

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vini erano detti divini quasi Deo pleni (Isid., Etym. VIII). Qui Pietro cita Aristotele (de Anima), il quale all'anima då tre potenze: vivere, sentire, intendere; onde la chiama animale divino. E cita Socrate il qual diceva, doversi pensare la mattina, mangiare la sera. — (1) Confess., XH (2) In modo tutto materiale, all'operazione de' demonii accennasi in quel dell' Inferno (XXIV): E quale è quei che cade, e non sa como, Per forza di demon ch'a terra il tira. — (3) Arist., cap. II. — (4) Som., 1, 1, 87. — (5) Som., 1, 1, 12. (6) Som., 1, 1, 86 e anche 1, 2, 4. E Ambrogio: Già deposti i legami del senso, scerne con libera vista quel che dianzi nel corpo suo non vedeva; il che dall' esempio de' dormenti possiamo conoscere, gli animi de' quali, sepolto quasi il corpo nella quiete, più alto si levano e annunziano al corpo le visioni delle cose assenti ed eziandio di quelle del Cielo, (7) Job, XXXIII, 15, 16.

sione intellettuale e imaginativa, di quella che ha l'una de' due sola (1). Ciocchè qui dicesi del vaticinio profetico, nella proporzione umana intendesi del poetico; che dove l'idea ragionata si presenti vestita di fantasma conveniente, ivi è più nobiltà e più potenza. E però Dante in questo Canto, con una delle solite note che mettono lui tra il lettore e la cosa, ma non ingombrano però la veduta della cosa, dice: Lettor, tu vedi ben com'io innalzo La mia materia.... E questo innalzamento è anco simboleggiato dal ratto che di lui fa Lucia, vista in sogno sotto imagine d'aquila: che rammenta non tanto quello de' Salmi: Si rinnovellerȧ come d'aquila la tua giovinezza (2), il rinnovamento che altrove dicesi seguire nell'anima purificata e disposta a salire alle stelle (3); quanto quello del Deuteronomio: Lo ha trovato in un luogo deserto... lo ha portato com'aquila, che porta sopra sè i proprii nati (4). E qui pure accennano que' de' Salmi: Ti porteranno fra le braccia, che tu non intoppi nella pietra il tuo piè (5). Manda la tua luce e la tua verità, perch'esse mi scortarono e mi condussero al tuo monte santo (6). E qui Pietro cita anche Assumpsit me de aquis mullis et deduxit me in latitudinem (7). Nè sia maraviglia che tra queste imagini di religione severa entri quella di Ganimede che era a lui semplice simbolo, come tutta la favola, e gli pareva forse una versione della favola di Psiche, cioè dell'anima sollevata al massimo degli amori. E l'imagine d'Amore con in braccio bella donna dormente è nella Vita Nuova e nelle Rime; e questa del Purgatorio e quell'altra giovanile accennano forse ai versi di Virgilio si soavi: At Venus Ascanio placidam per membra quietem Irrigat, et fotum gremio dea tollit in altos Idalia lucos, ubi mollis amaracus illum Floribus et dulci aspirans complectitur umbra (8).

Qui rincontriamo Lucia, simbolo del quale s'è detto nelle illustrazioni al secondo dell'Inferno, e anche accennatovi che tra quella mandata di Beatrice in soccorso di Dante, e la mandata d'Opi in vendetta, se non in soccorso, di Camilla, era alcuna conformità. E qui dichiariamolo :

Questa chiese Lucia in suo dimando (9),
E disse Ora abbisogna il tuo fedele (10)
Di te; ed io a te lo raccomando (11).
Lucia, nimica di ciascun crudele,
Si mosse (12) .

Non vedi tu la morte che 'l combatte (15)...

(1) Aug., XII, in Gen. ad lit. (2) Psal. CII, 5. (5) Purg., XXXIII, verso ultimo. - (4) Deut., XXXII, 10, 11. (5) Psal. XC, 12. — (6) Psal. XLII, 3. (7) Psal. XVII, 17, 20. (8) Æn., I. (9) En., XI, 534: Compellabat. Accenno una o poche parole per non allungare. (10) L. c., 537: Cara mihi ante alias. (11) L. c., 588: Labere, Nympha, polo. — (12) L. c., 595: Cæli demissa per auras. (13) L. c., 587: Verum age quandoquidem fatis urgetur acerbis.

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Al mondo non fur mai persone ratte (1)... Venni quaggiù dal mio beato scanno (2)... Gli occhi lucenti, lagrimando, volse (3)...

E qui nel Purgatorio Lucia posa Dante tuttavia dormente e gli occhi suoi belli, di lei che li perdette per coraggioso amore del vero, mostrano a Virgilio la porta, ed ella e il sonno si dileguano insieme.

Per Lucia Pietro intende la matematica che lo innalza al principio dell'azione virtuosa e per matematica intende, secondo l'origine, la scienza appresa (μavaves). Ma questa interpretazione si può conciliare con l'altra del Canto II dell'Inferno, dicendo che Lucia è la grazia illuminante, anco per via d'umana dottrina; è quasi l'anello tra Virgilio scienza meramente umana, e Beatrice sapienza divina. Ed infatti la donna gentile, Maria, imagine della clemenza superna, manda Lucia, la scienza superna, ad aiutare il Poeta fedele suo, il teologo Dante, come l'epitafio lo chiama. Lucia nemica d'ogni crudele (perchè la scienza altissima piega gli animi a civiltà e a mansuetudine), raccomanda il Poeta a Beatrice, la somma sapienza,

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la quale siede con Rachele, la contemplazione dell'altissimo vero. Adunque Virgilio, Lucia, Beatrice sono i tre gradi dell' umano sapere: puramente umano, umano e divino, rivelato. Il primo lo conduce per l'Inferno; il secondo lo mette alle porte del Purgatorio; il terzo lo fa spaziare ne' cieli. II primo gl'insegna la pena del male; il secondo gliene dà pentimento e gliene mostra il rimedio; solo il terzo lo innamora ed illustra del bene. Non prima che Lucia lo portasse, nota Pietro, e' poteva pentirsi e darsi nel petto. L'Ottimo cita Isidoro: Ne alcuno si puote da se correggere, ma ammendato da Dio. E i Salmi: Non è dell'uomo la via sua. L'Ottimo stesso: Lucia nel tempo che l'autore nulla operava, via il levò e dedusse al luogo dove li peccati si riconoscono, e mostrò a Virgilio, cioè alla ragione, l'entrata del Purgatorio, che è la contrizione del cuore, e poi la emendazione.

Notabile qui una citazione veramente insolita della Somma: Non si contamina il corpo, se non per consenso della mente, come disse Lucia (1). Questo recare il detto della martire, accennando a lei come a persona storica notissima, prova la popolarità del nome in que' tempi, e spiega perchè Dante la scegliesse com' uno de' simboli del suo poema.

(1) Som., 2, 2, 64.

CANTO X.

Argomento.

Entrano nel primo cerchio, de' superbi: veggono esempi d'umiltà scolpiti nel masso: e i superbi, curvi sotto gran sassi, son forzati a contemplare quegli esempi, e a domare l'antico orgoglio.

Dante che si confessa superbo, contro sè medesimo predica in questo Canto; dove l'imagini son trattate con amore, e le sculture veramente scolpite. Le imitazioni virgiliane cominciano a diradare: si fa più sacro il Canto, e più puro. Gli esempi son tratti dal nuovo e dal vecchio Testamento, e da una pia tradizione de' secoli bassi: una donna, e due re. Il Ghibellino insegna ai re l'umiltà; dimostra venuta dall'umiltà la pace del mondo. Nota le terzine 2 alla 9; 11 alla 16; 18; 20 alla 24; 26 alla 29; 31 alla 35; 37; 40 alla fine.

1. Poi fummo dentro al soglio della porta

Che'l mal amor dell'anime disusa,
Perchè fa parer dritta la via torta;

2. Sonando la sentii esser richiusa.
E s' io avessi gli occhi vôlti ad essa,
Qual fora stata al fallo degna scusa?
3. Noi salivam per una pietra fessa

Che si moveva d'una e d'altra parte, Si come l'onda che fugge e s'appressa. 4. Qui si convien usare un poco d'arte

(Cominciò il duca mio) in accostarsi,
Or quinci or quindi, al lato che si parte.-

5. E ciò fece li nostri passi scarsi

Tanto, che pria lo scemo della luna
Rigiunse al letto suo per ricorcarsi,
6. Che noi fossimo fuor di quella cruna.
Ma quando fummo liberi e aperti
Là dove 'l monte indietro si rauna;

7. To stancato, e amendue incerti

Di nostra via, ristemmo su 'n un piano
Solingo più che strade per diserti.

8. Dalla sua sponda, ove confina il vano, Appiè dell'alta ripa che pur sale, Misurrebbe in tre volte un corpo umano.

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(SL) Poi. Nel Canto XIV, t. 44 del Purgatorio, e anco in prosa. E il Petrarca, sonetto 41. SOGLIO. Inf., XVIII, t. 5. AMOR. Ha mal senso anco a' Latini. En., VII: Amor ferri. VIII: Amor habendi, (F) AMOR. Vedi il XVII del Purgatorio. Il sistema della divisione delle colpe, cioè degli amori abusati. DISUSA. Ond'ella stride all'aprirsi. BUT: Lo malo amore delle cose mondane ci tiene la entrata della penitenza. DRITTA. Ott. Fa estimare li falsi beni essere veri. 2. (L) FORA: sarebbe.

(F) RICHUSA. Pentito s'incammina a virtù. 3. (L) MOVEVA: svoltava. S'APPRESSA al lido. (F) SALIVAM. Som.: Superbia respicit arduum. Onde il salire arduo le è dato per pena.

4. (L) SI PARTE: svolta.

(F) PARTE. Ott.: Secondo che il sasso cade, si vuole prendere il cammino, L'umiltade è opposita della superbia, e però questo seguire in accostarsi non è altro che essere umile.

5. (L) SCARSI: piccoli. SCEMO DELLA LUNA: la luna scema. - RICORCARSI: sparire di li.

(SL) SCARSI. Purg., XX, t. 6: Passi lenti e scarsi. - Inf., VIII, t. 39: Passi rari.

(F) RIGIUNSE. A ponente. La sesta ora del giorno. Seema la luna perchè lontana due segni dal tempo di sua pienezza. Era piena quando il Poeta entrò nella selva (Inf., XX), Siam dunque al giorno quinto del plenilunio e la luna doveva tramontare quattr' ore dopo il nascer del sole. Più di due ore passarono quando il Poeta si destò (Purg., IX, t. 45). Dunque a fare la salita spendeva poco men di due ore.

6. (L) CRUNA: foro stretto. INDIETRO SI RAUNA: lasciando un ripiano, si stringe in su.

(SL) APERTI. Della persona ch'entra in luogo aperto. En., XII: Ut vacuo patuerunt æquore campi. RAUNA. Di casa ch'abbia stanze non grandi e l'una comodamente accosto all'altra i Toscani dicono raccolta. 7. (SL) Ïo. La dieresi dice stanchezza. 8. (L) VANO, di dove si può cadere. pendicolo. MISURREBBE misurerebbe. UN CORPO UMANO la via è larga tre corpi d'uomo. (SL) MISURREBBE. Bocc.: Sofferrei.

SALE a per

TRE VOLTE

9. E quanto l'occhio mio potea trar d'ale Or dal sinistro e or dal destro flanco, Questa cornice mi parea cotale.

10. Lassù non eran mossi i piè nostri anco, Quand' io conobbi, quella ripa intorno, Che dritto di salita aveva manco, 11. Esser di marmo candido, e adorno

D'intagli si che non pur Policreto Ma la Natura gli averebbe scorno. 12. L'Angel che venne in terra col decreto Della molt'anni lagrimata pace, Ch'aperse 'l ciel dal suo lungo divieto, 13. Dinanzi a noi pareva sì verace,

Quivi intagliato in un atto soave, Che non sembiava immagine che tace. 14. Giurato si saria ch' ei dicesse: Ave:

Perchè quivi era immaginata Quella Ch' ad aprir l'alto amor volse la chiave. 15. Ed avea in atto impressa esta favella: Ecce ancilla Dei, si propriamente, Come figura in cera si suggella.

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(SL) DRITTO. Conv., II, 2: Parea me avere manco di fortezza. - Meno in senso di negazione usasi tuttavia in certi casi. Ma il modo qui è oscuro.

11. (L) GL: vi. — AVEREBBE SCORNO: Sarebbe vinta.

(SL) POLICRETO. Per Policleto. Idiotismo toscano perchè più facile a profferire. - Fu di Sicione. Lo nomina Cicerone (Rhet., II), e Valerio Massimo lo loda per le imagini sue degli Dei. GLI. Purg., XIII, t. 3.

12. (L) L'ANGEL Gabriele. LAGRIMATA implorata. - Lungo divieTO: dopo la colpa d' Adamo.

(SL) DELLA. Trasposizione bella e chiara qui, non come nell'Invito a Lesbia: Delle di Tisbe d'infelici amori Memori foglie. DAL. Virgilio, in senso di dopo: Ex illo; ma qui significa anche di più.

(F) L'ANGEL. Esempi d'umiltà atti a sviare dal vizio contrario. -VENNE. Luc., I, 26: Missus est an gelus... Aug., Serm.: Venit ad me Gabriel. — APERSE. Som, Per il sangue della passione di Gesù è aperta a noi l'entrata del regno de' cieli. 13. (L) SEMBLAVA: sembrava.

14. (L) IMMAGINATA: effigiata.

-

QUELLA: Maria. (SL) IMMAGINATA. Bel senso perduto.

15. (L) ESTA: questa.

(F) ANCILLA. Luc., I, 48, 51, 52: Respexit humilitatem ancillæ suæ... Dispersit superbos mente cordis sui. Deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles. 16. (L) PURE: solo. DA QUELLA PARTE ONDE'L CUORE... da manca.

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18. Un'altra storia, nella roccia, imposta: Per ch'io varcai Virgilio, e fêmmi presso, Acciocchè fosse agli occhi miei disposta. 19. Era intagliato li nel marmo stesso

Lo carro e i buoi traendo l'arca santa, Per che si teme uflcio non commesso. 20. Dinanzi parea gente; e tutta quanta Partita in sette cori, a' duo miei sensi Facea dicer l'un, No, l'altro, Si, canta. 21 Similemente al fumo degli incensi,

Che v'era immaginato, e gli occhi e 'l naso E al Si e al No discordi fensi. 22. Li precedeva al benedetto vaso, Trescando alzato, l'umile Salmista; E più e men che re era 'n quel caso.

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(SL) TRAENDO. Per traenti. Nelle Rime: D' esto cuore ardendo, per ardente. ARCA. Quando Davide, che secondo la carne fu antecessore di Cristo, la trasportò da Qariatiarim a Gerusalemme. Reg., II, VI, 3. — UFICIO. Oza toccò l'arca e mori. Reg. II, VI, 7, -- ComMESSO. Som. Quibus commissum est officium,

20 (L) PAREA: appariva. - PARTITA: divisa. —L'ON: l'udire. L'ALTRO: il vedere.

(F) SETTE. Reg., II, VI. L' Ottimo traduce: Ragunò David tutti gli eletti d'Israel trentamila, e con loro andò per rimenare l'Arca di Dio... E puosero l'Arca di Dio sopra 'l carro nuovo... Il Re David e tutto Isdrael sollazzavan dinanzi in tulli strumenti lavorati in cetere, chitarre, tamburi,cembali e sistri. E poi ch'elli pervennero all' Arca, Oza stese la mano all'Arca di Dio,e trassela, perchè li buovi recalcitravano, ed inchinavano quella, Iddio indegnato è contra Oza, e percosse quello... il quale è morto ivi allato all' Arca. E temette David il Signore quello di, dicendo: Come entrerà a me l'Arca di Dio? E non volle volgere l'Arca del Signore nella città di David, ma la fece ridurre in casa di Obed-Edom Ghitteo; e stette l'Arca del Signore in quella casa di Obed-Edom Ghitteo tre mesi... E disse David: Io andrò e rímenerò l'Arca con la benedizione della casa mia... Ed erano con David selle cori... E David toccava gli organi, e saltava con tutte le forze dinanzi al Signore. David aveva alzato uno Ephod di lino. E David e tutta la casa d'Isdrael conducevano l'Arca del testamento del Signore in cantare ed in suono di tromba. E conciofossecosachè l'Arca del Signore fosse entrata nella città di David, Micol figliuola di Saul riguardò per la finestra, vide David re cantando... e ballante innanzi al Signore, e dispregiollo nel cuore suo... E tornossi David per benedicere la casa sua. Ed uscita Micol figliuola di Saul incontro a David, disse: oh come fu oggi glorioso il re d'Isdracl, discoprendosi alle serve de' servi suoi... Disse David a Micol: se Dio m' aiuti, viva il Signore, ch' io sollazzerò dinanzi al Signore, il quale elesse me in re..... e comandommi ch' io fossi duca sopra il popolo di Dio di Isdracl. 1o giocherò e farommi più vile ch' io non SORO fatto, e sarò umile e basso nelli occhi miei; e parrò glorioso con quelle ancelle delle quali tu hai parlato. 21. (L) AL SI E AL No DiscordI FENSI: pareva fumo, non si sentiva l'odore. FENSI: Si fecero.

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