Or le bagna la pioggia, e muove 'l vento Per lor maladizion sì non si perde, Che non possa tornar l'eterno amore, Di Santa Chiesa, ancor ch' al fin si penta, Più corto per buon prieghi non diventa. 132 135 138 140 Vedi oramai se tu mi puoi far lieto, Rivelando alla mia buona Gostanza Come m' hai visto, ed anco esto divieto; Chè qui per quei di là molto s' avanza. 144 145. Per quei di là, per le pre- – s'avanza, si guadagna abbreghiere di quei che son nel mondo viando il tempo dei tormenti. FINE DEL CANTO TERZO CANTO IV ARGOMENTO Stanco per lo salir sul poggio siede Si purga il vizio, e Belacqua conosce, Quando per dilettanze, ovver per doglie, Che alcuna virtù nostra comprenda, E questo è contra quello error che crede 1-4. Quando ec. Quando l'anima si concentra in alcuna sua virtù o potenza, preoccupata da diletto o da dolore, pare ch' essa anima non intenda più a nessuna altra virtù o potenza sua. 5-6. E questo è contra quello error ec. Platone opinò che nell'uomo fossero tre anime. La vegetativa nel fegato, per la quale 3 6 l'uomo crescesse, si nutricasse e ricevesse alimento. La sensitiva nel cuore, la quale sopravvenisse nel feto quando è nel ventre della madre, tosto ch'egli è organizzato. L'intellettiva nel cerebro, la quale sopravvenisse all' uomo quand' è in età d' intendere e di conoscere. Questa Platonica dottrina venne poi rinovata da alcuni Eretici. E però, quando s'ode cosa o vede, Ed altra è quella ch' ha l'anima intera: Udendo quello spirto ed ammirando; L'uom della villa, quando l'uva imbruna, : 10-12. Ch' altra ec. Rende il Poeta ragione perchè nel detto caso operi solamente la potenza uditiva o visiva, e non insieme operi la riflessiva, avvertendo al trapassar del tempo e dice avvenir ciò perchè, tenendo la cosa fortemente a se l'anima volta, applicata, la sola potenza, per cui la cosa volge a sè l'anima, trovasi libera al suo esercizio; ed ogni altra potenza, che l' anima ha intera, cioè intatta, ossia non toccata dal medesimo movente obbietto, ne viene quasi legata, impedita, ad esercitarsi. 17. Ad una, ad una voce, cioè 12 15 18 21 gridarono tutte insieme. 19--21. Aperta per apertura impruna da imprunare, che vale serrare co' pruni - forcatella, diminutivo di forcata, che appellasi quella quantità di paglia, fieno, spine ec., che con un forcone si piglia; e serve tal diminutivo ad indicare vie più piccola quella fessura nel monte, per cui dovevano salire. 22. Saline invece di ne sali. Cosi poco dopo partine invece di ne parti. Come da noi la schiera si partìne. Vassi in Sanleo, e discendesi in Noli, Montasi su Bismantova in cacume 24 Con esso i piè; ma qui convien ch' uom voli; 27 Dico con l' ali snelle e con le piume Del gran disio, disio, diretro a quel condotto 25—27. Vassi in Sanleo ec. Reca esempio di alcune delle più scoscese vie; di quelle cioè che salgono in Sanleo, città nel Ducato d'Urbino, ed in Bismantova, monte altissimo nel territorio di Reggio in Lombardia; e di quella che dagli Apennini scende in Noli, città e porto tra Finale e Savona nel Genovesato: e dice che in tutti questi luoghi può l' uomo andare valendosi de' soli piedi, ma qui invece bisognerebbero l' ali. 29. Diretro a quel, cioè, dietro a Virgilio. 30 33 36 39 lo stremo: l'estremità, le sponde di quell' incavo, pel poco intervallo dall' una all'altra, ne strin➡ gevano a destra e a sinistra - E piedi e man ec. L'erto suolo sopra del quale camminavamo, ci obbligava a camminar carpone, a guisa d'animali quadrupedi. 37. Nessun tuo passo caggia, non mover passo allo íngiù. 39. Saggia, che sappia guidarci. 40. Lo sommo, la sommità, la cima del monte- alto che val quanto alto talmente che vincea la vista, estendevasi più in alto che - 32-33. D'ogni lato ne stringea non arrivasse la vista. DANTE V. II 3 |