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CERCHIO I. LIMBO.

INFERNO IV. 145- 151.

145. Io non posso ritrar di tutti appieno; Perocchè si mi caccia il lungo tema,

FILOSOFI.

Che molte volte al fatto il dir vien meno 148. La sesta compagnia in due si scema:

Per altra via mi mena il savio duca,

Fuor della queta, nell' aura che trema; 151. E vengo in parte, ove non è che luca.

CANTO QUINTO

Così discesi del cerchio primaio

Giù nel secondo, che men loco cinghia, E tanto più dolor, che pugne a guaio. 4. Stavvi Minos orribilmente e ringhia: Esamina le colpe nell' entrata,

Giudica e manda, secondo che avvinghia. 7. Dico, che quando l' anima mal nata Li vien dinanzi, tutta si confessa; E quel conoscitor delle peccata 10. Vede qual loco d' inferno è da essa: Cignesi colla coda tante volte,

Quantunque gradi vuol che giù sia messa. 13. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno a vicenda ciascuna al giudizio; Dicono e odono, e poi son giù volte. 16. O tu, che vieni al doloroso ospizio, Disse Minos a me, quando mi vide, Lasciando l'atto di cotanto ufizio, 19. Guarda com' entri, e di cui tu ti fide: Non t'inganni l'ampiezza dell' entrare! E il duca mio a lui: Perchè pur gride? 22. Non impedir lo suo fatale andare:

Vuolsi così colà, dove si puote

Ciò che si vuole, e più non dimandare.

CERCHIO II. CARNALI.

INFERNO V. 25 - 54.

25. Ora incomincian le dolenti note

A farmisi sentire: or son venuto Là dove molto pianto mi percote. 28. Io venni in loco d' ogni luce muto,

SEMIRAMIS.

Che mugghia, come fa mar per tempesta,
Se da contrari venti è combattuto.

31. La bufera infernal, che mai non resta,
Mena gli spirti con la sua rapina,
Voltando e percotendo li molesta.
34. Quando giungon davanti alla ruina,

Quivi le strida, il compianto e il lamento,
Bestemmian quivi la virtù divina.

37. Intesi, che a così fatto tormento
Enno dannati i peccator carnali,

Che la ragion sommettono al talento. 40. E come gli stornei ne portan l' ali,

Nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
Così quel fiato gli spiriti mali.

43. Di qua, di là, di giù, di su gli mena:
Nulla speranza gli conforta mai,
Non che di posa, ma di minor pena.
46. E come i gru van cantando lor lai,
Facendo in aer di sè lunga riga;
Così vid' io venir, traendo guai,
49. Ombre portate dalla detta briga:
Perch' io dissi: Maestro, chi son quelle
Genti, che l'aura nera sì gastiga?
52. La prima di color, di cui novelle
Tu vuoi saper, mi disse quegli allotta,
Fu imperatrice di molte favelle.

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55. A vizio di lussuria fu sì rotta,

Che libito fe' licito in sua legge,

DIDO, CLEOPATRA.

Per torre il biasmo, in che era condotta. 58. Ell'è Semiramis, di cui si legge,

Che succedette a Nino, e fu sua sposa:
Tenne la terra, che il Soldan corregge.
61. L'altra è colei, che s'ancise amorosa,
E ruppe fede al cener di Sicheo;
Poi è Cleopatras lussuriosa.

64. Elena vidi, per cui tanto reo

Tempo si volse, e vidi il grande Achille,
Che con amore al fine combatteo.

67. Vidi Paris, Tristano; e più di mille
Ombre mostrommi e nominolle a dito,
Che amor di nostra vita dipartille.
70. Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
Nomar le donne antiche e i cavalieri,
Pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
73. Io cominciai: Poeta, volentieri

Parlerei a que' due, che insieme vanno,
E paion sì al vento esser leggieri.
76. Ed egli a me: Vedrai, quando saranno
Più presso a noi; e tu allor li prega

Per quell' amor che i mena; e quei verranno. 79. Si tosto come il vento a noi li piega, Mossi la voce: O anime affannate,

Venite a noi parlar, s' altri nol niega.

82. Quali colombe dal disio chiamate,

Con l'ali alzate e ferme, al dolce nido
Volan per l'aer dal voler portate:

CERCHIO II. CARNALI.

INFERNO V. 85-114.

FRANCESCA DA RIMINI.

85. Cotali uscir della schiera ov'è Dido.
A noi venendo per l'aer maligno,
Si forte fu l'affettuoso grido.
88. O animal grazioso e benigno,

Che visitando vai per l'aer perso

Noi che tignemmo il mondo di sanguigno: 91. Se fosse amico il re dell' universo,

Noi pregheremmo lui per la tua pace, Poichè hai pietà del nostro mal perverso. 94. Di quel che udire e che parlar ti piace Noi udiremo e parleremo a yui, Mentrechè il vento, come fa, si tace.

97. Siede la terra, dove nata fui,

Sulla marina dove il Po discende

Per aver pace co' seguaci sui.

100. Amor, che al cor gentil ratto s' apprende, Prese costui della bella persona

Che mi fu tolta, e il modo ancor m' offende. 103. Amor, che a nullo amato amar perdona, Mi prese del costui piacer sì forte,

Che, come vedi, ancor non mi abbandona.

106. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi vita ci spense.

Queste parole da lor ci fur porte. 109. Da che io intesi quelle anime offense, Chinai 'l viso, e tanto il tenni basso. Finchè il poeta mi disse: Che pense? 112. Quando risposi, cominciai: O lasso, Quanti dolci pensier, quanto disio Menò costoro al doloroso passo!

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