Page images
PDF
EPUB

10

Ma in su la riva non trasse la coda.
La faccia sua era faccia d'uom giusto,

Tanto benigna avea di fuor la pelle,

E d'un serpente tutto l' altro fusto.
Duo branche avea pilose infin l' ascelle:

Lo dosso e 'l petto ed ambedue le coste

Dipinte avea di nodi e di rotelle.
Con più color sommesse e soprapposte

Non fer ma' in drappo Tartari nè Turchi,
Nè fur tai tele per Aragne imposte.

15

e

come gl’Italiani il verbo arrivare che Sempre, dice il Tommaseo, con mevale e venire ed avvicinare checchessia no parsimonia del Nostro e quasi scoa riva. Pose sulla riva la testa e il bu- laro che maestrevolmente amplificu. sto. Barg.

Ma cadrebbe in fallo Dante se più si al10 segg. FACCIA D'UOM Giusto ec., e

largasse in parole, e Lodovico se più adesca gl' incauti che guardano l'appa- parco ne fosse. Questi abbisogna di tutrenza delle cose.

ti accessori che caratterizzino l'uomo SERPENTE TUTTO L'ALTRO

fraudolento: quegli ve 'l fa veder vivo e FUSTO, per

l'astuzia onde ordisce le sue trame; poichè ad un tratto, accennando le tre parti del (Genes. c. III): Serpens erat callidior corpo mostruoso. Il simbolo è più potencunctis animantibus tcrrae. L'astuzia

te della parola. L'uno si snaturerebbe non era nel secol d'oro; e perciò del ser

per amplificazione; l'altra per soverchia pente che di quella è simbolo, lo stesso parsimonia. La descrizione dell'Ariosto Virgilio (Ecl. IV, 24):

non par dunque di scolaro che maestreOccidet et serpens, et fallar herba veneni

volmente amplifichi, ma di maestro che Occidet, assyrium vulgo nascetur amomum. non sembra scolaro a nessuno. Son qua

DUO BRANCHE... PILOSE come di fiera si due pitture della stessa persona ora rapace.

ravvolta ne' panni, ed ora nuda. Dosso... PETTO... COSTE DIPINTE DI 16. SOPPRESSE E SOPRAPPOSTE. Nei NODI E DI ROTELLE; perchè il processo drappi, si dice sommessa alla parte del della conversazion sua, della pratica lavoro che volgarmente si chiama fondo; ed operazione tutto è coperto di molte soprapposta la parte rilevata. Il Bargigi e molto diverse asluzie e simulazioni di chiama camoccia le sommesse, e dà diversi colori e varie figure, onde si

nome di damaschini alle soprapposte. cuopre il cuor serpentino, sicchè l'amico non s'avveda dell'inganno. Bargigi.

17. NON FER... IN DRAPPO ec. Al lez. I nodi son gl'intrighi ; le rotelle i rag- Non ser mai drappo è de' codici Frullagiri o le difese ed armi, onde la frode si oi e Poggiali, de' Pucciani 1, 2, 4, 7, 8, schermisce. Si osservi che ancora il Poe. 10, del Magliabechiano, de Riccardiani ta non descrive la coda, poichè (v. 9) 1004, 1025, 1026, 1027, del Bartolinianon tratta in sulla riva; ma ciò fa dappoi no, del Dante Antinori, del cod. Valic. e che l'ebbe vista guizzare (v. 25).

di qualch'altro. Ma questa lezione suppoL'Ariosto, della Frode (Furios. XIV, nendo una varietà infinita di sommesse e 87):

di soprapposte, nonché di colori, fa che Avea piacevol viso, abito onesto,

si accordi la preferenza all'altra variante, Un umil volger d'occhi, un andar grave, che nel drappo ammelte un fondo e un Un parlar si benigno, e si modesto, Che parea Gabriel, che dicesse: Ave.

rilievo in genere; non però escludendo Era brutta, e deforme in tutto il resto;

la varietà delle tinte. Ma nascondea queste fattezze prave Con lungo abito, c largo, e sotto quello

18. Per, da. Così (Inf. XVI, 62) PER Attossicato avea sempre il coltello. Lo verace Duca, cioè dal verace. (Ivi

20

Come talvolta stanno a riva i burchi,

Che parte sono in acqua e parte in terra,

E come là tra li Tedeschi lurchi
Lo bevero s'assetta a far sua guerra;

Così la fiera pessima si stava

Su l'orlo che, di pietra, il sabbion serra.
Nel vano tutta sua coda guizzaya,

Torcendo in su la venenosa forca,
Che a guisa di scorpion la punta armava.

25

71). Si duole Con noi PER POCO, cioè e liene la sua coda nel fiume, con la DA POCO è come noi allo stesso martoro. quale guizzando ivi si congregano di

IMPOSTE, posle al telaio. Tele, drappi, versi pesci all' odor suo, de' quali ne colori, voci figuratamente prese per le piglia in copia. orditure, le trame e vari generi della

S'assella, s'accomoda, si melle. Se Frode.

assettarsi valesse sempre sedersi, la lo

cuzione toscana s' assetla a sedere non 19. Burchi, Son navigli che hanno il avrebbe senso. fondo piano, e son propriamente da navigare per fiumi. Bargigi.

23. FIERA PESSIMA. Giacobbe, come

vide la tunica insanguinata del figlio suo, 21. Lorcar, beoni e golosi, Lat. Lur- disse: Fera pessima comèdil eum, beco, onis vale avido, vorace, (rangugia- stia devoravit Joseph. Genes. XXXVII, tore. La voce è o da lura, otre; o dal 33. I propri fratelli vollero uccidere l'ingr. 29pxos corbello, cofino. Lurcones ha nocente; solo Giuda non resse a tale fecon l'ital. lecconi molta analogia. rocia. Fu venduto per otto ducati o Lire 22. Bevero, Castoro. Lat. Fiber, det- it

. 34 (a) agl' Ismaeliti che lo menarono to o dal gr. eolico pulpos, mollis, a ca

in Egitto. Ecco la pessima di tutte le fiere. gione della morbidezza del pelo, ovvero

24. SULL'ORLO CHE, DI PIETRA, ec. Ordal lat. fibra, riva e fiber, estremo; poi- dina: Sull'orlo di pietra, che ec. Orlo, chè questo anfibio,' detto anche cane proda, riva per l'estremità superiore pontico, vive sulle rive de' fiumi. Si ci- della cerchia che volge intorno Malebolba di scorze d'alberi e di frulla,e talvol- ge, ch'è (Inf. XVIII, 2): ta s' altuffa nell'acqua per far pruda di

Tutto di pietra di color ferrigno. pesci. Questi animali abitano nel nord

Il Sabbione ha suoi confini la selva dell'America dal 30° al 60° grado di la- de'suicidi che gli fa ghirlanda, e la parte titudine. Se ne trova eziandio nella Si

convessa di questo ollavo cerchio. In queberia, nella Norvegia, nell'Alemagna ed

sto senso si dice che l'orlo di pietra lo anche nella Francia (sulle rive del Roda- serra, e non perchè se'l chiuda in mezzo. no, della Garonna ec.): ma questi ulti

26-27. VENENOSA FORCA. Non deve inmi, che per lo più si chiamano biveri tendersi Forca: coda biforcula, ma l'e(Franc. bièvres) vivon sempre solitari, e stremità della coda, che termina in due e non si costruiscono capanne, forse che aculei, per significare che il fine del la vicinanza dell'uomo gl' impedisce di frodolento è amaritudine di veleno,e che seguire questo loro istinto naturale. 200- (Inf. XI, 52 segg.): log. dell'Edwards. Bruxelles 1841 pag.

La frode, ond'ogni coscienza è morsa,

Può l'uomo usare in colui che si fida, 200 — Il Bivero, così il Bargigi, è ani- E in quello che fidanza non imborsa. male molto astulo, del quale si dice che sopra le rive del Danubio in Ale- (a) Il testo ha viginti argenteis, cioè venti simagna, quando vuol pescare, suol sla

cli d'argento, ciascuno del valore di quattro re col busto fuora dell'acqua, ascoso

carlini. Vedi Sav. Mattei: Nuova riduz. de' pc

si, misure e delle monete Ebraiche a quelle isel intra certe sue case che già si ha fatte Regno di Napoli 1766.

[merged small][merged small][merged small][ocr errors]

not.).

A GUISA DI SCORPION LA PUNTA ARMAVA, Non aspettando da voi guiderdone; cioè le punte della coda biforcuta finiva

Nè tal cagione po in cuspide come quella dello scorpio- cessando, allontanandomi.

Non fia perch'eo da voi vada cessando. ne, e può supporsi che tutta la coda fosse di vertebre o spondili con in cima i Rena e FIAMMELLA, il sabbione e la pungiglioni uncinati. Galeno credette pioggia di fuoco. non forata la cuspide dello scorpione. 36. PROPINQUA AL LUOGO SCEMO. Vicina Plinio con molti altri tennero che con della frode è l'usura. Luogo sceno il l'ago e ferisse e infondesse il veleno nel

vacuo del burrato, onde discendesi in la ferita. Il Redi fece piena esperienza di Malebolge. questo fatto. Quanto pericolosa è la be- SEDER. Vedi il perchè (Inf. XIV, 23 stia che non sai onde e come ferisca !

TORCENDO IN SU LA VENENOSA CODA. Tertulliano dello Scorpiaco: Arcuato impe

39. Mena, stato, condizione, natura, tu insurgens hamalile spiculum in sum- specie, qualità ec. Inf. XXIV, 82 segg.:

E vidivi entro terribile stipa mo, tormenli ratione, restringens.

Di serpenti, e di sì diversa mena, Ovidio, Fasti lib. IV:

Che la memoria il sangue ancor mi scipa. Scorpius elatae metuendus acumine caudae. Il Tommaseo ed altri intendon MENA

Bene assomigliata la Frode allo scor- il dimenarsi che fanno, rammentandoci pione, che mentre ti stringe tra le sue l'origine di agmen da ago. Quindi MENA chele ti punge con la coda è t'avvelena. per operazione, maneggio, affare, inPurg. IX, 5 seg.: 5

quieludine, briga ec. Freddo animale

A noi pare posta qui Mena per lo meChe con la coda percuote la gente. nar delle mani. Anche il Bargigi: VA E 31. ALLA DESTRA MAMMELLA,al lato, al VEDI LA LOR MENA; la condizione e il lor fianco drilto, a mano o a parte destra. menar delle mani per iscuotersi il fuoCosì, Inf. XII, 97:

co d'intorno; ma mana non può valere Chiron si volse in sulla destra poppa. che o l'uno o l'altro: dico o condizione 33. Cessar, cansare, lener lontano ;

o il menar delle mani. Le lezioni variocacciare. Usitato nel Convito.

rum riferite dal Witte hanno non mena, Egid. Colonn. Govern. de' Princ. Lib. ma pena. Così è chiaro che i comentaI, Part. II, cap. 28: Come larghezza

tori fluttuano sulla lettera del testo, cocessa via l'avarizia dell' uomo, e lem- me sulla germana interpretazione di queperanza i folli diletti corporali, cosi sto luogo. A noi par certo che si debba dovemo noi dire che dibonarieta è una legger mena, e che per questa voce Danvirtù che cessa l'ira e la fellonia del

te non abbia inteso condizione, pena; l'uomo. Tommaso Buzzola (1280):

conciosiachè sapesse bene quali anime Però voi, donna, scrviraggio amando, si punissero nel sabbione, ed a qual tor

[ocr errors]

40

Li tuoi ragionamenti sien là corti:

Mentre che torni parlerò con questa,

Che ne conceda i suoi omeri forti.
Così ancor su per la strema testa

Di quel settimo cerchio, tutto solo

mento poste fossero; ma che con questa 43. STREMA TESTA. Dante percorse il voce significasse il menar delle mani Sabbione camminando su per gli argini come disse il Bargigi, e niente altro. La di Flegetonte dall'un capo, ch'era accoragion filologica viene in sostegno di la- sto alla selva de' violenti, all'altro capo le esposizione. Primamente colesto me- estremo che sboccava nell'ollavo cerchio. nar di mani vien poco appresso dipinto Testa, il Volpi, per estremilà della luncon quelle altre parole (vv. 47, 48): ghezza di qualsivoglia cosa. Il Barg.:

Di qua, di là soccorrien (a) con le mani ESTREMA TESTA, su per l'orlo del VII

Quando a'vapori, e quando al caldo suolo. cerchio. e con la similitudine agli schermi che

44. Solo. Il Tommaseo illustra: L'ufapno i cani trafitti e tormentati:

sura è vizio più moderno che antico. E O da pulci, o da mosche, o da tafani.

gli usurai italiani, odiatissimi in FranCosì la mena de' miseri accennatagli cia, forse perchè stranieri e perchè imda Virgilio, Dante, poichè l' ebbe vedu- pacciavano le faccende degli usurai del ta, la fa immaginare per paragoni. paese (de' quali erano famosi que' di

Questa mena non è poi altro, che il Cahors), li discacciò re Filippo. Non verbo menare mozzo della sillaba finale, crediamo che fosse l'usura sì vizio mocome si fece in tutte le coniugazioni, di- derno come dice l'illustre Tommaseo: pccendosi: piglia, pesca ec. scioglie, inten- . rocchè negli antichi tempi romani fu sode ec. nascondi, giaci ec. (b); invece di lenne la locuzione dare et accipere focpigliare,pescare ec.sciogliere, intendere nore;e Cicerone confessa che l'opprimecc. nascondere,giacere ec. così da loda- va l'aes circumforaneum. Più antico anre, procurare, stampare, gioiare, gioire cora quando la Bibbia c’intuona (Salm. ec. la loda, procura, slampa, gioia e il XIV). Domine, quis habitabit in tabergioi ec. Olire che le persone singolari naculo tuo ?..... Qui pecuniam suam del pres. ind., la seconda e terza del- non dedit ad usuram... Dunque nè Danl'imperativo ed altre ancora si adopera- te andò tutto solo, perchè appartenesse rono per nomi sustantivi (V. Parad. XV, egli ai tempi moderni sozzi del vizio del111): sicchè sempre ci ha ragione a le- l'usura; nè Virgilio si ritenne dall'andarnere mena come un sustantivo in accet- vi, perchè a'tempi suoi mancasse la matazione di menare. Nell'Inferno (XIV, 40) la genia degli usurai. Ricordiamo che il si dice:

magistero dell'arte Dantesca è quello di Senza riposo mai era la tresca

fare ch'egli non sia presente quando VirDelle misere mani, or quindi, or quinci Iscotendo da sè l'arsura fresca.

gilio induce la Fiera pessima a sobbar

carsi al nuovo pondo, altrimente il Poe41. MENTRE CHE, fintanto che. Il men- ta si disvierebbe dall'intento, obbligantre ha qui la significazione del dum la- dosi di farci sentire gli argomenti usali tino, per donec. Ter. in Eun. Expecta- dal suo Duca a persuadernela. Non ci bo dum veniat: e Virg. Ecl. IX: Tityre, dum redeo, brevis est via, pasce capellas. dar Nesso a guida de' poeti (Inf. XII,

volle molto per indurre Chirone a man(a) 11 Bargigi ha scorrevan, altre ediz. scor

85-96); ma innanzi alle porte di Dite rèn. 'La lezione scorrevan esprime l'azione in guardate da mille diavoli (Inf. VIII, 86): cui eran quelle afflitte di corrersene qua e

il. . . savio. . . Maestro fece segno con le mani, or in alto, or attorno, or al basso, Di voler lor parlar segretamente. dove erano più molestate dal vapore, e dall'a- nè sortiron buon effetto le sue parole. rena infuocata. Zacheroni. (b) Da nascondire, giacire ec, antic. per na

Non altra ci par di vedere che fosse la scondere, giacere oc.

ragion poetica del TUTTO SOLO.

Andai, ove sedea la gente mesta.

45 Per gli occhi fuori scoppiava lor duolo:

Di qua, di là soccorrien con le mani,

Quando a vapori, e quando al caldo suolo.
Non altrimenti fan di state i cani

Or col ceffo, or col piè, quando son morsi 50

O da pulci o da mosche o da tafani.
Poi che nel viso a certi gli occhi porsi,

Ne' quali il doloroso fuoco casca,

Non ne conobbi alcun; ma io m' accorsi
Che dal collo a ciascun pendea una tasca,

55 Ch' avea certo colore, e certo segno,

E quindi par che 'l lor occhio si pasca.

E com' io riguardando tra lor vegno, 45. SEDEA LA GENTE MESTA. Si desi- indistinta a cagion della lontananza. Ma gnano gli usurai, secondo ciò ch'è dello si accorge il Poeta che dal collo di quei (Inf. XIV, 22 segg.):

tali PENDEA una TASCA, contrassegno di Supin giaceva in terra alcuna gente, (a) coloro, che ad altro vivendo non inlese

Alcuna si sedea tutta raccolta, (b)
Ed altra andava continuamente (c).

ro, se non a raccogliere ed insaccare. E

questa pintura sa di amara satira agli u46. PER GLI OCCHI FUORI.

surai; che son vili, e più miseri de' poIl Petrarca son. 80:

verini, i quali con la bisaccia sull'omero Pianse per gli occhi fuor, siccome è scritto.

van cercando per Dio. Duolo, cagione, per lagrime, effetto.

NON NE CONOBBI Alcun. Degli avari è Metonimia.

detto (Iof. VII, 53 seg.): Inf. IX, 122: E fuor n'uscivan sì duri lamenti

La sconoscente vita, che i fe sozzi Che ben parean di miseri e d'offesi.

Ad ogni conoscenza or li fa bruni. 47. Soccorrien (v. not. 39 (a)) per le tasche, dove colesti usurai pongono

Gli conobbe in genere alle borse e alsoccorrean. V. Inf. XII, 29 not. ec.

il loro cuore e imborsano l'anima seconQUANDO, or ec. come nel v. 50, dove do il deltato della Sapienza: Ubi enim in luogo di or potrebbe, quanto a sen

tesaurus vester est, ibi et cor vestrum tenza, porsi quando, e ben vi starebbe: erit. Luc. XII, 34. E perciò dice: ma vi è QUANDO nello stesso verso, nel

E quindi par che il lor occhio si pasca. suo senso ovvio, e Dante seppe che far si dovesse.

QUINDI, di que' sacchetti o di quelle

Quindi

tasche. L'avverbio non di rado messo 49-51. Confronto evidentissimo che per pronome. calza mirabilmente agli usurai.

PASCA perchè bramoso l'occhio del52-57. GLI OCCHI PORSI, drizzai la l'usuraio, come di lupa che ha fame. vista. È locuzione simile a quella dei Del resto anche Virg. En. I. Animum latini, oculos intendere; fixis oculis in- pictura pascil inani; e in altri luoghi. Il tueri ec. V. Inf. VIII, 112, not.

Tasso Gerus. Liber. IV, 54: A CERTI. Qui, (come nel verso 56 cer

Ma pure indietro alle mie patrie mura to colore e certo segno) la voce certo ha

Le luci io rivolgea di pianto asperse;

Nè della vista del natio terreno bene uslicio di significare la percezione Potea, partendo, saziarle appieno.

58. RIGUARDANDO... Vegno. Come più (a) I violenti contro Dio. (b) Gli usurieri.

s'avvicinava il Poeta, e meglio distingue(C) I sodomiti.

va i segni (v. 56) c i colori delle tasche

« PreviousContinue »