Vegna ver noi la pace del tuo regno; Fan sagrificio a te, cantando Osanna, Senza la qual per questo aspro diserto Non spermentar con l'antico avversaro, 9 12 15 18 21 24 Quell' ombre orando, andavan sotto 'l pondo, Simile a quel che tal volta si sogna, 8-9. Chi noi ec. Perciocchè, s' ella non viene a noi data da te, noi con tutto nostro ingegno non possiam ad essa pervenire. 17. E tu perdona; qui la particella e ha forza di così anche. 19. S'adona, si abbatte. 22. Quest'ultima preghiera, cioè l'ultima parte di questa preghiera. 23. Chè non bisogna, non es 27 sendo più soggette quelle anime a tentazioni, nè a peccati. 25. Ramogna. Nessuno dice con sicurezza che cosa significhi questo vocabolo. L'opinione più probabile, è che valga presso a poco successo o ventura; e quindi pregar buona ramogna vorrà significare, domandar prospero successo, pregar che le cose vadano a buon fine, e simili. Disparmente angosciate tutte a tondo Di qua che dire e far per lor si puote Che portâr quinci, sì che mondi e lievi Tosto, sì che possiate muover l'ala, Si va più corto; e se c'è più d'un varco, 30 33 36 39 42 45 Le lor parole, che rendero a queste Che la cervice mia superba doma, Guardere' io per veder s'io 'l conosco, De' miei maggior mi fer sì arrogante, 57. Per farlo pietoso a ec.: per far si che, compassionandomi sotto questo grave peso, pregasse Iddio per me. 58. Latino, e nato ec., Italiano, e figliuolo di un gran signore di Toscana, Fu costui Omberto dei Conti di Santafiore nella monta. gna di Siena, figliuolo di Guglielmo Aldobrandesco, che non potendosi più per la sua arroganza da' Sanesi patire, lo fecero am 48 51 54 57 '60 -63 mazzare in Campagnatico, luogo 61. Opere leggiadre, cioè gloriose, virtuose, lodevoli e non già venuste ed eleganti, come spiega la Crusca. Così il ch. Cav. Mon ti nella sua Proposta. 63. Alla comune madre, alla Terra, di cui siamo tutti egualmente figliuoli. E sallo in Campagnatico ogni fante. A me, che tutto chin con loro andava. L'onor d'Agobbio, e l'onor di quell'arte Frate, diss' egli, più ridon le carte Che pennelleggia Franco Bolognese: L'onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare' io stato sì cortese 66. Ogni fante. Fante, dal latino eccellente uscito dalla scuola di 68. Tutti i miei consorti, tutti te, cioè, dilettano colla varietà e quei di mia schiatta. 75. Le 'mpaccia per lo 'mpacciava; probabilmente in grazia della rima. 79-80. Oderisi d'Agobbio, città nel Ducato d'Urbino, miniatore bellezza de' colori. 84. L'onore è tutto or suo, egli è ora l'intieramente applaudito emio in parte, ed io non ho se non l'onore d'essergli stato inaestro. - Mentre ch' io vissi, per lo gran disio Dell' eccellenza, ove mio core intese. Di tal superbia qui si paga il fio: Ed ancor non sarei qui, se non fosse Com' poco il verde in su la cima dura, Credette Cimabue nella pintura Tener lo campo; ed ora ha Giotto il grido, Così ha tolto l'uno all' altro Guido 87 90 93 96 99 La gloria della lingua; e forse è nato Chi l'uno e l'altro caccerà del nido. Non è il mondan romore altro ch' un fiato Di vento, ch' or vien quinci, ed or vien quindi, E muta nome, perchè muta lato. 89. Ed ancor non sarei qui val quanto, e di più non sarei nè meno in Purgatorio, ma nell' Inferno. 92. Com' poco ec. Detto metaforicamente a significare che l'umana fama dura assai poco se ec. 93. Se non è giunta ec.: se non le sopravvengono tempi ignoranti per entro i quali niuno arrivi a superarla. 94. Cimabue. Giovanni Cimabue, Fiorentino, uno de' primi ristauratori della pittura in Italia. 95. Tenere il campo dicesi dei guerrieri che vincono la battaglia; 102 qui vale ottenere il più alto grido Giotto, altro Fiorentino pittore, discepolo di Cimabue, il quale, aggiungendo perfezione alla rinascente arte, oscurò la fama del maestro. 97-99. L'uno all'altro Guido ec. Intendi per il primo Guido Cavalcanti Fiorentino, eccellente filosofo e poeta, il quale nella poesia oscurò la fama dell'altro Guido, cioè di Guido Guinicelli, Bolognese, poeta a' suoi tempi stimato forse è nato ec. Credono alcuni che il Poeta alluda qui a sè medesimo. |