Commento alla Divina commedia d'anonimo fiorentino del secolo XIV, Volume 1

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Pietro Fanfani
G. Romagnoli, 1866
 

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Page 136 - Vuolsi così colà, dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare. Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire : or son venuto Là dove molto pianto mi percote. Io venni in loco d' ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto.
Page 55 - Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte ; E la lor cieca vita è tanto bassa, Che invidiosi son d' ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa : Misericordia e Giustizia gli sdegna; Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Page 53 - Per me si va nell' eterno dolore : Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne ; ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate." Queste parole di colore oscuro Vid' io scritte al sommo d' una porta ; Per eh' io : Maestro, il senso lor m
Page 4 - Tu se' lo mio maestro e il mio autore: Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stile, che m
Page 56 - 1 mio dir gli fusse grave, In fino al fiume di parlar mi trassi. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo. Gridando : Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo : I' vegno, per menarvi ali' altra riva Nelle tenebre eterne in caldo, e 'n gielo: E tu, che se...
Page 713 - Quindi Cocito tutto s' aggelava: Con sei occhi piangeva, e per tre menti Gocciava il pianto e sanguinosa bava. Da ogni bocca dirompea co' denti Un peccatore, a guisa di maciulla, Sì che tre ne facea così dolenti.
Page 54 - Maestro, che è quel ch' i' odo? E che gent' è, che par nel duol si vinta? Ed egli a me : Questo misero modo Tengon l' anime triste di coloro, Che visser senza infamia e senza lodo. Mischiate sono a quel cattivo coro Degli angeli, che non furon ribelli, Nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro. Caccianli i Ciel per non esser men belli : Nè lo profondo inferno gli riceve, Che alcuna gloria i rei avrebber d
Page 178 - Nell'aer dolce, che dal Sol s'allegra;. Portando dentro accidioso fummo; Or ci attristiam nella belletta negra. Quest'inno si gorgoglian nella strozza, Che dir nol posson con parola integra . Così girammo della lorda pozza Grand...
Page 138 - Poi che hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar ti piace, Noi udiremo e parleremo a vui, Mentre che il vento, come fa, si tace. Siede la terra dove nata fui, Su la marina dove il Po discende Per aver pace co
Page 695 - Mi sembri veramente, quand' io t' odo. Tu dei saper ch' io fui Conte Ugolino, E questi è l'Arcivescovo Ruggieri: Or ti dirò perch' io son tal vicino. Che per l' effetto de' suo' ma' pensieri, Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri.

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