Commento alla Divina commedia d'anonimo fiorentino del secolo XIV, Volume 1Pietro Fanfani G. Romagnoli, 1866 |
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acciò Acheronte addirietro adunque alcuna altra anime appresso assai avea avea nome Barbariccia cacciati capitolo Cerbero cerchio Cesare ch'è ch'egli ch'era ch'io chè chiama Chiaro appare cielo città colla com'è detto corpo costoro costui cotali Cristo dell'Auttore dice l'Auttore dimanda dirietro donna Duca ebbe ebbono elli Enea erono essendo facea fare fece figliuolo Firenze fiume furono gente Ghibellini gran Greci guardia Iddio imperadore incontanente inferno innanzi intendere l'altro l'anime l'uno Lucifero luogo maestro Malacoda mandò mandorono mare medesimo messer Michele Zanche misse moglie mondo monte morte mostrare nimici nome Ovidio padre papa parea parlare parole paura peccato peccatori piè pigliare poeti potea prese Priamo puniti quivi ragione re Latino reame rimase rispose santo sapere serpente signore simile spezie Tebe terra Tesifone tore tornò Troja Trojani truova Ulisse uomini uomo vedere veggendo venire venne verso veruno vidde vidi Virgilio vizio vizj volea vuole dire
Popular passages
Page 136 - Vuolsi così colà, dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare. Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire : or son venuto Là dove molto pianto mi percote. Io venni in loco d' ogni luce muto, Che mugghia, come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto.
Page 55 - Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte ; E la lor cieca vita è tanto bassa, Che invidiosi son d' ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa : Misericordia e Giustizia gli sdegna; Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Page 53 - Per me si va nell' eterno dolore : Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne ; ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate." Queste parole di colore oscuro Vid' io scritte al sommo d' una porta ; Per eh' io : Maestro, il senso lor m
Page 4 - Tu se' lo mio maestro e il mio autore: Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stile, che m
Page 56 - 1 mio dir gli fusse grave, In fino al fiume di parlar mi trassi. Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio bianco per antico pelo. Gridando : Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo : I' vegno, per menarvi ali' altra riva Nelle tenebre eterne in caldo, e 'n gielo: E tu, che se...
Page 713 - Quindi Cocito tutto s' aggelava: Con sei occhi piangeva, e per tre menti Gocciava il pianto e sanguinosa bava. Da ogni bocca dirompea co' denti Un peccatore, a guisa di maciulla, Sì che tre ne facea così dolenti.
Page 54 - Maestro, che è quel ch' i' odo? E che gent' è, che par nel duol si vinta? Ed egli a me : Questo misero modo Tengon l' anime triste di coloro, Che visser senza infamia e senza lodo. Mischiate sono a quel cattivo coro Degli angeli, che non furon ribelli, Nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro. Caccianli i Ciel per non esser men belli : Nè lo profondo inferno gli riceve, Che alcuna gloria i rei avrebber d
Page 178 - Nell'aer dolce, che dal Sol s'allegra;. Portando dentro accidioso fummo; Or ci attristiam nella belletta negra. Quest'inno si gorgoglian nella strozza, Che dir nol posson con parola integra . Così girammo della lorda pozza Grand...
Page 138 - Poi che hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar ti piace, Noi udiremo e parleremo a vui, Mentre che il vento, come fa, si tace. Siede la terra dove nata fui, Su la marina dove il Po discende Per aver pace co
Page 695 - Mi sembri veramente, quand' io t' odo. Tu dei saper ch' io fui Conte Ugolino, E questi è l'Arcivescovo Ruggieri: Or ti dirò perch' io son tal vicino. Che per l' effetto de' suo' ma' pensieri, Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri.