L'Eneide di Virgilio, del comm. A. Caro

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Page 134 - De la mia vita, e di mia sorte il corso Ho già compito. Or la mia grande imago N'andrà sotterra : e qui di me che lascio? 'Fondata...
Page 302 - I cavalier che intorno Stavano a sua difesa , or quinci or quindi Lo tenevano a dietro. Ed ei pur sempre Addosso a lui la sua fulminea spada Rotava a cerco. E si fé...
Page 260 - Scorse de l'Aventino ogni pendice ; Tre volte al sasso de la soglia intorno Si mise indarno ; e tre volte affannato Ritornò ne la valle a riposarsi. Era de la spelonca al dorso in cima Di selce d'ogn...
Page 136 - La mira appena, che di nuovo a forza Morte le chiude ; e la ferita intanto Sangue e fiato spargendo anela e stride. Tre volte sopra il cubito risorse : Tre volte cadde, ed a la terza giacque : E gli occhi volti al ciel, quasi cercando Veder la luce, poichè vista l'ebbe , Ne sospirò.
Page 57 - Di tanti incendii, che di foco e d' ira Parean lungi avventar raggi e scintille. Tale un colubro mal pasciuto e gonfio Di tana uscito, ove la fredda bruma Lo tenne ascoso, a l'aura si dimostra, Quando deposto il suo ruvido spoglio, Ringiovenito, alteramente al sole Lubrico si travolve, e con tre lingue Vibra mille suoi lucidi colori.
Page 249 - Era fiera in battaglia, e lieve al corso tanto, che, quasi un vento sopra l'erba correndo, non avrebbe anco de...
Page 264 - 1 vitto loro Era di cacciagion, d'erbe e di pomi: E la lor vita, aspra, innocente e pura* Saturno il primo fu che in queste parti Venne, dal ciel cacciato, e vi s'ascose.
Page 156 - Entello, nè da tema sorpreso, in un baleno risurse, e più spedito e più feroce; chè l'ira, la vergogna e la memoria del passato valor forza gli accrebbe. Tornò sopra a Darete, e per lo campo tutto a forza di colpi orrendi e spessi lo mise in volta, or con la destra in alto, or con la manca, senza posa mai dargli, nè spazio di fuggirlo almeno. Non con sì folta grandine percuote oscuro nembo de' villaggi i tetti, come con infiniti colpi e fieri sopra Darete riversossi Entello.
Page 122 - Io l'ho raccolto, io gli ho ridotti 1 «uoi compagni, ei suoi navigli insieme, Ch'eran morti e dispersi ; ed io l'ho messo (Folle !) a parte con me del regno mio, E di me stessa. Ahi da furor, da foco Rapir mi sento ! Ora il profeta Apollo, Or le sorti di Licia, ora un araldo, Che dal ciel gli si manda, a gran faccende Quinci lo chiama.
Page 192 - Una tal soporifera mistura , La gittò dentro a le bramose canne. Egli ingordo, famelico e rabbioso Tre bocche aprendo, per tre gole al ventre Trangugiando mandolla, e con sei lumi Chiusi dal sonno, anzi col corpo tutto Giacque ne l'antro abbandonato e vinto. Cerbero addormentato, occupa Enea D Èrebo il passo, e ratto s allontana Dal fiume, cui chi varca unqua non riede.

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