Rime di M. Pietro Bembo

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Dalla Società tipografica de'Classici italiani, contrada di s. Margherita, N. 1118., 1808 - 325 pages
 

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Page 287 - La mia sorella, che tra bella e buona non so qual fosse più, trionfa lieta ne l'alto Olimpo già di sua corona...
Page 14 - Moderati desiri, immenso ardore, Speme, voce, color cangiati spesso, Veder, ove si miri, un volto impresso, E viver pur del cibo, onde si more, Mostrar a duo begli occhi aperto il core, Far de le voglie altrui legge a se stesso, Con la lingua e lo stil lunge e da presso Gir procacciando a la sua donna onore, Sdegni di vetro, adamantina fede, Sofferenza...
Page 41 - 1 mio mal sento, Perché di tue impromesse ancor mi pasci? Vattene ai lieti e fortunati amanti E lor lusinga, a lor porgi conforto, S'han qualche dolci noie e dolci pianti. Meco, e ben ha di ciò Madonna il torto. Le lagrime son tali ei dolor tanti, Ch'ai più misero e tristo invidia porto.
Page 13 - Ch'a l'aura su la neve ondeggi e vole, Occhi soavi e più chiari che '1 sole, Da far giorno seren la notte oscura, Riso, ch'acqueta ogni aspra pena e dura. Rubini e perle, ond'escono parole Sì dolci, ch'altro ben l'alma non vòle, Man d'avorio, che i cor distringe e fura, Cantar, che sembra d'armonia divina, Senno maturo a la più verde etade.
Page 109 - Si levemente in ramo alpino fronda Non è mossa dal vento o spica molle In colto e verde poggio o nebbia in colle O vaga nel ciel nube e nel mar onda. Come sotto bel velo e treccia bionda In picciol tempo un cor si dona e tolle, E disvorrà quel, che più ch'altro volle, E di speranze e di sospetti abonda.
Page 35 - Volo senz'ale e la mia scorta guido, non ho venti contrari e rompo in scoglio, nemico d'umiltà non amo orgoglio, né d'altrui né di me molto mi fido. Cerco fermar il sole, arder la neve, io. e bramo liberiate e corro al giogo, di fuor mi copro e son dentro percosso. Gaggio, quand'i...
Page 50 - ... penso e parlo meco: in qual di quelle ora splende colei, cui par alcuna non fu mai sotto '1 cerchio de la luna, benché di Laura il mondo assai favelle? In questa piango, e poi...
Page 68 - 1 tuo sacro et onorato busto Cadde, grave a se stesso, il padre antico, Lacero il petto e pien di morte il volto. E disse : ahi sordo e di pietà nemico, Destin predace e reo, destino ingiusto, Destin a impoverirmi in tutto volto; Perché più tosto me non hai disciolto Da questo grave mio tenace incarco, Più che non lece e più ch'i
Page 218 - Nè si dilunghi da' colpi mortali: Che, com' avesser l'ali, Giungono altrui e spezzan ciascun' arme: Sì ch'io non so da lei, nè posso aitarme. Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi, Nè luogo che dal suo viso m'asconda; Chè, come fior di fronda, Cosi de la mia mente tien la cima.
Page 110 - S'io movo per lodarvi e carte vergo, Presontuoso il mio penser non sia: Che mentre e' viene a voi per tanta via, Nel vostro gran valor m'affino e tergo. E forse ancora un amoroso ingegno, Ciò leggendo, dirà: «Più felici alme Di queste il tempo lor certo non ebbe. Due città senza pari e belle et alme Le dier al mondo, e Roma tenne e crebbe.

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