Rime di M. Pietro BemboDalla Società tipografica de'Classici italiani, contrada di s. Margherita, N. 1118., 1808 - 325 pages |
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acerba alma alsi altrui Amor Apostolo Zeno Asolani begli occhi bella bellezza beltà Bembo Vol Benedetto Varchi Bernardo Cappello Bernardo Tasso canto Canzone Canzoniero Carlo Gualteruzzi ch'a ch'è ch'io che'l chiaro ciel cortese d'ogni desio dice diletto doglia Dolce e amaro dolore Donna duol duro eterno felice fero foco Francesco Maria Molza fuggir ghiaccio giammai gioja giorno giova gran grave imitato incomincia l'alma l'altro lasciato leggesi leggiadra lieto lode lume Madonna Madrigali meco medesimo mirar mondo morir morte mostra omai onore pensier Petr Petrarca Petrarca nel Sonetto piacer piango pianto pietà Pietro Bembo Poeta pregio Prose Quirino raggio ragion Rime Sansovino scorta scrive se'l sentimento sgombra Signor soave SONETTO sospiri speme spirto stanza stile stral suggetto talor Tibullo Torquato Tasso tosto Ugolino Martelli Urbino vago Varchi Vedi Veronica Gambara versi vista sprezza viver vivo
Popular passages
Page 287 - La mia sorella, che tra bella e buona non so qual fosse più, trionfa lieta ne l'alto Olimpo già di sua corona...
Page 14 - Moderati desiri, immenso ardore, Speme, voce, color cangiati spesso, Veder, ove si miri, un volto impresso, E viver pur del cibo, onde si more, Mostrar a duo begli occhi aperto il core, Far de le voglie altrui legge a se stesso, Con la lingua e lo stil lunge e da presso Gir procacciando a la sua donna onore, Sdegni di vetro, adamantina fede, Sofferenza...
Page 41 - 1 mio mal sento, Perché di tue impromesse ancor mi pasci? Vattene ai lieti e fortunati amanti E lor lusinga, a lor porgi conforto, S'han qualche dolci noie e dolci pianti. Meco, e ben ha di ciò Madonna il torto. Le lagrime son tali ei dolor tanti, Ch'ai più misero e tristo invidia porto.
Page 13 - Ch'a l'aura su la neve ondeggi e vole, Occhi soavi e più chiari che '1 sole, Da far giorno seren la notte oscura, Riso, ch'acqueta ogni aspra pena e dura. Rubini e perle, ond'escono parole Sì dolci, ch'altro ben l'alma non vòle, Man d'avorio, che i cor distringe e fura, Cantar, che sembra d'armonia divina, Senno maturo a la più verde etade.
Page 109 - Si levemente in ramo alpino fronda Non è mossa dal vento o spica molle In colto e verde poggio o nebbia in colle O vaga nel ciel nube e nel mar onda. Come sotto bel velo e treccia bionda In picciol tempo un cor si dona e tolle, E disvorrà quel, che più ch'altro volle, E di speranze e di sospetti abonda.
Page 35 - Volo senz'ale e la mia scorta guido, non ho venti contrari e rompo in scoglio, nemico d'umiltà non amo orgoglio, né d'altrui né di me molto mi fido. Cerco fermar il sole, arder la neve, io. e bramo liberiate e corro al giogo, di fuor mi copro e son dentro percosso. Gaggio, quand'i...
Page 50 - ... penso e parlo meco: in qual di quelle ora splende colei, cui par alcuna non fu mai sotto '1 cerchio de la luna, benché di Laura il mondo assai favelle? In questa piango, e poi...
Page 68 - 1 tuo sacro et onorato busto Cadde, grave a se stesso, il padre antico, Lacero il petto e pien di morte il volto. E disse : ahi sordo e di pietà nemico, Destin predace e reo, destino ingiusto, Destin a impoverirmi in tutto volto; Perché più tosto me non hai disciolto Da questo grave mio tenace incarco, Più che non lece e più ch'i
Page 218 - Nè si dilunghi da' colpi mortali: Che, com' avesser l'ali, Giungono altrui e spezzan ciascun' arme: Sì ch'io non so da lei, nè posso aitarme. Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi, Nè luogo che dal suo viso m'asconda; Chè, come fior di fronda, Cosi de la mia mente tien la cima.
Page 110 - S'io movo per lodarvi e carte vergo, Presontuoso il mio penser non sia: Che mentre e' viene a voi per tanta via, Nel vostro gran valor m'affino e tergo. E forse ancora un amoroso ingegno, Ciò leggendo, dirà: «Più felici alme Di queste il tempo lor certo non ebbe. Due città senza pari e belle et alme Le dier al mondo, e Roma tenne e crebbe.