Tu quoque Virgilio certabas, BEMBE, latino Magnanimum Heroum carmine facta canens. Audiit, et Musee captus dulcedine, Thuscos Ad citharam versus condere jussit Amor. DI M. PIETRO BEMBO. MILANO ANNO 1808. ALL'ILLUSTRISSIMO, E REVERENDISSIMO SIGNORE, il signor CARDINALE FARNESE VICE-CANCELLIERE. Dopo l' esser voi, Signor mio Reverendissi mo ed Illustrissimo, nato Signore, e dopo trovarvi Nipote del più gran Principe della Cristianità, e quasi voi Principe stesso; se ben per molte altre cose, e pur assai grandi, si può dir che siate fortunatissimo; nessuna però ve n'ha potuto dar la fortuna (per quel che pare a me) nè maggiore, nè più proporzionata, e più necessaria alla grandezza dello stabo vostro, ed alla eternità del vostro nome; che farvi amico un tanto scrittore, quanto è stato ai di nostri M. Pietro Bembo. Io nol chiamo Cardinale: perchè questo grado era in lui più tosto operazion della virtù vostra, che ornamento della sua: la qual consistendo in lui stesso, e di se stessa ornata e contenta con nessun altro titolo si può più degnamente esprimere, che col suo proprio nome. È stato M. Pietro Bembo, non solo de' primi scrittori di questi tempi, ma il primo, che abbia inse |