La divina commedia, Volume 1G. Marietti, 1840 |
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affetti alcun amore anima anzi ARGOMENTO assai avea Barbariccia Beati Beatrice bolgia buon c'al Cacciaguida CANTO CANTO XXII Capaneo cerchio ch'è ch'io chè ciascun cielo colpa colui com'io conoscere convien corpo corpo grossolano credo cuore Dante dice desiderio dimanda dire divina dolce duca empireo esprime eterna facoltà fece forza gente Gerione giustizia giusto Graffiacan gran gridò guarda Inferno intelletto l'ajuto l'altro l'amore l'anima l'intelletto l'un l'uomo legge libero arbitrio luce Lucifero lume maestro Malebranche mente metafisici mondo mortali mostra natura niaci occhi oggetto omai Paradiso parea parla parole passo pena pensiero Perch'io piacere pianto piè Platone poco Poeta Poscia pria Purgatorio quivi raggi ragione rispose Rubicante santa sapienza senso sente Simon mago sommo sovente sovra spirito spirto Stazio superbia terra tosto veder vedere veggio verità vero vidi Virgilio virtù viso vista volontà volse vuol
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Page 29 - Poi mi rivolsi a loro, e parla' io, E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Page 30 - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 145 - Vidi presso di me un veglio solo Degno di tanta reverenza in vista , Che più non dee a padre alcun figliuolo. Lunga la barba e di pel bianco mista Portava a' suoi capegli simigliante De' quai cadeva al petto doppia lista.
Page 75 - Per le nuove radici d' esto legno Vi giuro che giammai non ruppi fede Al mio signor, che fu d' onor sì degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede. Un poco attese, e poi: Da ch...
Page 107 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Page 151 - Da lui, né dall'amor, che in lor s' intrea, Per sua bontate il suo raggiare aduna, Quasi specchiato, in nove sussistenze, Eternalmente rimanendosi una. Quindi discende all'ultime potenze Giù d'atto in atto, tanto divenendo, Che più non fa che brevi contingenze: E queste contingenze essere intendo Le cose generate, che produce, Con seme e senza seme, il ciel movendo. La cera di costoro, e chi la duce, Non sta...
Page 153 - Se la gente, ch' al mondo più traligna, Non fosse stata a Cesare noverca, Ma come madre a suo figliuol benigna, Tal fatto è Fiorentino, e cambia, e merca, Che si sarebbe volto a Simifonti, Là, dove andava l' avolo alla cerca. Sariesi Montemurlo ancor de' Conti : Sariensi i Cerchi nel pivier d' Acone, E forse in Valdigrieve i Buondelmonti.
Page 153 - O della propria o dell' altrui vergogna Pur sentirà la tua parola brusca; Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, Tutta tua vision fa manifesta, E lascia pur grattar dov' è la rogna : Che se la voce tua sarà molesta Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento Che le più alte cime più percuote: E ciò non fa d
Page 90 - Diretr' a me, che non era' più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta : Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti Rete si spiega indarno, o si saetta.
Page 188 - Beatrice; ed io ch' a' suoi consigli Tutto era pronto, ancora mi rendei Alla battaglia de' debili cigli. Come a raggio di sol che puro mei Per fratta nube, già prato di fiori Vider coperti d...