Minerva oscura: prolegomeni ; la costruzione morale del poema di Dante

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R. Giusti, 1898 - 216 pages
 

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Page 9 - forse Perdendo me, rimarreste smarriti L'acqua ch'io prendo, giammai non si corse: Minerva spira e conducemi Apollo E nove Muse mi dimostran l'Orse. Voi altri pochi, che drizzaste il collo Per tempo al pan degli Angeli, del quale Vivesi qui, ma non sen vien satollo, Metter potete ben per l'alto sale Vostro navigio, servando mio solco Dinanzi all'acqua che ritorna eguale.
Page 170 - misurato ed equo, accusando l'invidia piuttosto che gl'invidi e affermando degno d'onore colui che era stata la causa più diretta della sua morte. Ma pensiamo a Guido di Montefeltro: Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero, credendomi, sì cinto, fare ammenda; e certo il creder mio veniva intero, se non
Page 158 - quel eh'a lor si porse: ma ei non stette là con essi guari, che ciascun dentro a prova si ricorse. Chiuser le porte que' nostri avversar! nel petto al mio signor, che fuor rimase, e rivolsesi a me con passi rari. Gli occhi alla terra e le ciglia avea rase d'ogni baldanza, e dicea
Page 190 - sia di sua grandezza in basso messo. È chi podere, grazia, onore e fama teme di perder perch'altri sormonti, onde s'attrista si, che il contrario ama; ed è chi per ingiuria par ch'adonti sì, che si fa della vendetta ghiotto; e tal convien che il male altrui impronti. Questo triforme amor quaggiù di sotto si piange.
Page 157 - so la strada: questa palude è intorno a Dite. Cosa che Dante presso a poco sapeva già: Lo buon maestro disse : Ornai, figliuolo, s'appressa la città che ha nome Dite, co' gravi cittadin, col grande stuolo. Ed io: Maestro, già le sue meschite là entro certo nella valle cerno vermiglie, come se di foco uscite fossero
Page 128 - Di quel che udire e che parlar ti piace, Noi udiremo e parleremo a vui Mentre che il vento, come fa, si tace '), e la voce di grande affetto impressa faccia ripensare all'affettuoso grido; e il muoversi in giro delle anime amanti e tutto in somma
Page 164 - possono cozzare insieme come becchi. E ciò è confermato da un'altra osservazione. I dannati della ghiaccia, nella loro qualità di superbi e perciò supremamente vaghi, in vita, di fama, sono in morte descritti dal Poeta come fieramente avversi ad essa. Così Dante dice a Bocca: --> Vivo son io, e caro esser ti puote, \ fu mia risposta, se domandi
Page 158 - che ciascun dentro a prova si ricorse. Chiuser le porte que' nostri avversar! nel petto al mio signor, che fuor rimase, e rivolsesi a me con passi rari. Gli occhi alla terra e le ciglia avea rase d'ogni baldanza, e dicea
Page 170 - il gran prete, a cui mal prenda, che mi rimise nelle prime colpe: e come e quare voglio che m'intenda. e pentuto e confesso mi rendei: ahi miser lasso ! e giovato sarebbe. Lo principe de
Page 25 - concludere è precoce, teniamo almeno questo per fermo: che le due esposizioni riguardano, l'una e l'altra, sette divisioni di peccatori: la prima quattro già vedute, quei della palude pingue, Che mena il vento e che batte la pioggia E che s'incontran con sì aspre lingue,

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