Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e la prima grammatica italiana, Leonardo e i primi vocabolari

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S. Lapi, 1908 - 158 pages
 

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Popular passages

Page 65 - Molte fiate già, frate, addivenne che, per fuggir periglio, contra grato si fé...
Page 92 - Gravina: [...] qualunque volta viene o nuove dottrine in una città o nuove arti, è necessario che vi venghino nuovi vocaboli, e nati in quella lingua donde quelle dottrine o quelle arti son venute; ma riducendosi, nel parlare, con i modi, con i casi, con le differenze e con gli accenti, fanno una medesima consonanza con i vocaboli di quella lingua che trovano, e così diventano suoi; perché, altrimenti, le lingue parrebbono rappezzate e non tornerebbono bene.
Page 92 - ... motti l'uno dell'altro. Aggiugnesi a questo che, qualunque volta viene o nuove dottrine in una città o nuove arti, è necessario che vi venghino nuovi vocaboli, e nati in quella lingua donde quelle dottrine o quelle arti...
Page 92 - ... quella lingua si chiama d'una patria, la quale converte i vocaboli, ch'ella ha accattati da altri, nell'uso suo, ed è sì potente, che i vocaboli accattati non la disordinano, ma la disordina loro perché quello ch'ella reca da altri, lo tira a sé in modo che par suo, e...
Page 92 - Discorso in cui si esamina se la lingua in cui scrissero Dante, il Boccaccio e il Petrarca si debba chiamare « italiana », « toscana » o
Page 147 - ... errore vedendo questo nostro opuscolo, in quale io raccolsi l'uso della lingua nostra in brevissime annotazioni. Qual cosa simile fecero gl'ingegni grandi e studiosi presso a...
Page 103 - Fa ben più presto questa mutazione quando egli avviene che una nuova populazione venisse ad abitare in una provincia. In questo caso, ella fa la sua mutazione in un corso d'un'età d'un uomo. Ma in qualunque di questi duoi modi che la lingua si muti, è necessario che quella lingua persa, volendola, sia riassunta " per il mezzo di buoni scrittori che in quella hanno scritto, come si è fatto e fa della lingua latina e della greca.
Page 25 - Hanno e Toscani, in voce, uno preterito quasi testé, quale, in questo verbo, si dice così : | Sono sei è stato.
Page 145 - Perché e' sarebbe forza (non potendo più l'arte che la natura) che egli, non essendo stato lungo tempo in Venezia a questo fine e non avendo voluto esser prima paziente scolare che prosontuoso maestro, per non conoscere quanto si converrebbe vi mettesse di quelle parole di que' modi di parlare, di quelle superstizioni e falsi giudizi!
Page 135 - Piacesse al ciclo. . . che alcuna romana segnoria, qual che oggi è la Venetiana, con la consulta de' dotti riformasse l' idioma italiano, e che fosse una sola lingua comune a tutti, e che generalmente si potesse usare senza biasimo, come n'era una latina in tutto '1 mondo.

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