23° Tempo futuro m' è gia nel cospetto, Nel qual sarà in pergamo interdetto L' andar mostrando con le poppe il petto. 98 65 71 Ed una melodia dolce correva Mi fe riprender l'ardimento d' Eva, PAR. Nel transito del vento, e poi si leva 26" Fee' io in tanto in quanto ella diceva, Un disio di parlare ond' io ardeva; 30° Non si smarriva, ma tutto prendeva Presso e lontano lì nè pon nè leva, La legge natural nulla rilieva. 33° M' appropinquava, sì com' io doveva, Bernardo in' accennava, e sorrideva, Già per me stesso tal qual ei voleva; 25 Dall' anima il possibile intelletto, Apri alla verità che viene il petto, Larticolar del cerebro è perfetto, 27° Fusse orizzonte fatto d' un aspetto, Ciascun di noi d' un grado fece letto; La possa del salir più che il diletto. 28" Cominciò ella, in questo luogo eletto Maravigliando tienvi alcun sospetto; Che puote disnebbiar vostro intelletto. 29° Giorato avria poco lontano aspetto, E quando il carro a me fu a rimpetto, Parvero aver l' andar più interdetto, 30 Lor compatire a me, più che se detto 77 449 Lo giel che m' era intorno al cuor ristretto, Per la bocca e per gli occhi uscì del petto. 33° La giustizia di Dio nello interdetto Ma, perch' io veggio te nello intelletto Che ti tremolerà nel suo aspetto. 95 71 107 3° Quel Sol, che pría d'amor mi scaldò il petto, Provando e riprovando, il dolce aspetto; 41° Con quel consiglio nel quale ogni aspetto 29 Perocchè andasse ver lo suo diletto Disposo lei col sangue benedetto, 43 Vedrai aver solamente rispetto Con questa distinzion prendi il mio detto; 45° Ma per necessità, chè il suo concetto Fin che il piacere eterno, che diretto Poscia, fermato il fuoco benedetto, 25 E la mia Donna in lor tenne l'aspetto, 33 Che volgersi da lei per altro aspetto PUR. Ascoltando il mio Duca che diceva L' Agnel di Dio, che le peccata leva. 24° Legno è più su che fu morso da Eva, Si tra le frasche non so chi diceva; Oltre andavam dal lato che si leva. 29o E quel durando più e più splendeva, 107 41 44 125 29 110 86 119 47 6 Eterna, maledetta, fredda e greve: PUR. Che portar quinci, sì che mondi e lievi 44 35 35 95 83 65 INF. Ch' era ronchioso, stretto e malagevole, 62 24° Parlando andava per non parer fievole, A parole formar disconvenevole. = PAR. In che la sua famiglia men persevra, 46° Onde Beatrice, el' era un poco scevra, Al primo fallo scritto di Ginevra. ezza INF. Sembiava carca nella sua magrezza, 4° Questa mi porse tanto di gravezza Ch' i' perdei la speranza dell' altezza. PUR. Ch'i' ini trassi oltre per aver contezza 20° Esso parlava ancor della larghezza Per condurre ad onor lor giovinezza. 24 Già di bere a Forlì con men secchezza, Ma, come fa chi guarda, e poi fa prezza Che più parea di me voler contezza. 24° L' aura di maggio movesi ed olezza, 50 29 32 446 RIMARIO DELLA DIVINA COMMEDIA. Più conformato, e quel ch' ei più apprezza, Per tanti rivi s' empie d' allegrezza Fa risonar la Speme in questa altezza; ezzo 17 17 29 9 440 416 86 INF. Grand' arco, tra la ripa secca e 'l mezzo, 128 70 10° Lasciammo il muro, e gimmo in ver lo mezzo 134 32° Fatti per freddo: onde mi vien ribrezzo, 71 i INF. Del diavol vizj assai, tra' quali udi' 143 32 FUR. Che menò Cristo lieto a dire Eli 71 23° Ed io a lui: Forese, da quel di' Cinqu' anni non son volti insino a qui. PAR. Sperent in te di sopra noi s' udi, 98 Il verno avrebbe un mese d'un sol di'. ia E Ciriatto, a cui di bocca uscia Lo pie senza la man non si spedia. Gianni del Soldanier credo che sia Che purgan sè sotto la tua balia. 3° Possa trascorrer la infinita via, 3° E riposato della lunga via, Ricorditi di me, che son la Pia: 9° Quando l'anima tua dentro dormia 12° Buon ti sarà, per alleggiar la via, Come, perchè di lor memoria sia, Savia non fui, avvegna che Sapía INF. Non lascia altrui passar per la sua via, 95 E dopo il pasto ha più fame che pria. 65 4° Ma passavam la selva tuttavia, Non era lunga ancor la nostra via 41° Falsita, ladroneccio e simonia, Per l' altro modo quell' amor e' obblia 43° Ben dovrebb' esser la tua man più pia, 38 65 48° Della sua scuriada, e disse: Via, 92 21° Che Cristo apparve a' duo ch' erano in via, 8 22° Antigone, Deifile ed Argia, E con le suore sue Deidamia. Tal torna' io, e vidi quella Pia Più alla Croce si cambió Maria. 44 PAR. Pontano igualemente; e però pria 5° Trarsi ver not, ed in ciascun s'udia: E si come ciascuno a noi venia, Ben sottilmente, per alcuna via, O che Dio solo per sua cortesia Avesse soddisfatto a sua follia. 12° Mi mosse la infiammata cortesia E mosse meco questa compagnia. 44° Di quegli spirti con tal melodia, Ed io udii nella luce più dia Forse qual fu dell' Angelo a Maria, 22° Da terra i piedi, e la regola mia Le mura, che sole ano esser badia, Facean sonar lo nome di MARIA. 25° Ma quei la distillò nel mio cor pria, Sperino in te, nell' alta Teodia E chi nol sa, s' egli ha la fede mia? 26 L' anima tua, e fa ragion che sia Perchè la Donna, che per questa dia La virtù ch'ebbe la man d' Anania. 32° Di colui, ch' abbelliva di Maria, Ed egli a me: Baldezza e leggiadria, iba PAR. Dietro pensando a ciò che si preliba, 40° Messo ho innanzi: omai per te ti ciba; Quella materia ond' io son fatto scriba. 24° Del Benedetto Agnello, il qual vi ciba Se per grazia di Dio questi preliba Anzi che morte tempo gli prescriba, ibo FUR. L'anima mia gustava di quel cibo, 31° Sè dimostrando del più alto tribo Danzando al loro angelico caribo. ibra PUR. Si come quando i primi raggi vibra 27° Cadendo Ibero sotto l' alta Libra, PAR. Coverti del Montone e della Libra, 29° Quant' è dal punto che il zenit i libra, Cambiando l'emisperio, si dilibra, ica INF. Del viso su per quella schiuma antica, go Come le rane innanzi alla nimica Fin che alla terra ciascuna s' abbica; 26° Non vi movete; ma l' un di voi dica Lo maggior corno della fiamma antica Pur come quella cui vento affatica. 30° Li denti addosso, non ti sia fatica Ed egli a me: Quell' è l anima antica 23 2 128 62 INF. Mi disse: Quel folletto è Gianni Schicchi, 32 30° Oh, diss' io lui, se l' altro non ti ficchi A dir chi è, pria che di qui si spicchi. PUR. I più posseditor faccia più ricchi 45° Ed egli a me: Perocchè tu rificchi Di vera luce tenebre dispicchi. icchia INF. Con l'argine secondo s'incrocicchia, Già scorger puoi come ciascun si picchia. 401 4:0 INF. Ancor li piedi nell' arena arsiccia: 2 INF. Che ricordarsi del tempo felice 74 83 74 29 98 122 113 44 29 PUR. Non dico tutti; ma, posto ch' io 'l dica, 74 46° E libero voler che, se fatica Poi vince tutto, se ben si notrica. 23° Nelle femmine sue è più pudica O dolce frate, che vuoi tu ch' io disa? 31° Verde, pareami più sè stessa antica RIMARIO DELLA DIVINA COMMEDIA. PAR. Di tutto me, pur per B e per ICE, 7° Poco sofferse me cotal Beatrice, Tal, che nel fuoco faria l' uom felice: 12 Trovato in terra dalla sua nutrice, O padre suo veramente Felice! Se interpretata val come si dice! 44° Del suo parlare e di quel di Beatrice, A costui fa mestieri, e nol vi dice D' un altro vero andare alla radice. 45° Pure aspettando, io fui la tua radice: Poscia mi disse: Quel, da cui si dice Girato ha il monte in la prima cornice, 24 Vid' io uscire un fuoco si felice, E tre fiate intorno di Beatrice Che la mia fantasia nol mi ridice; 25° Quando mi volsi per veder Beatrice, Presso di lei, e nel mondo felice! 30° Perchè tornar con gli occhi a Beatrice Se quanto infino a qui di lei si dice Poco sarebbe a fornir questa vice. iche INF. Le mani alzò con ambeduo le fiche, 23o Da indi in qua mi fur le serpi amiche, Come dicesse: I' non vo' che più diche: 29° Cascaron tutti, e poi le genti antiche, Si ristorar di seme di formiche; Languir gli spirti per diverse biche. PAR. Di lei, ed emmi a grado che tu diche 25° Ed io: Le nuove e le scritture antiche Dell' anime che Dio s' ha fatte amiche, ichi 44 77 8 89 Ti si farà, per tao ben far, nimico. Si disconvien fruttare il dolce fico. 18° Venedico se' tu Caccianimico; 50 93 Ed egli a me: Mal volentier lo dico; Che mi fa sovvenir del mondo antico. PUR. La concubina di Titone antico, 9o Fuor delle braccia del suo dolce amico: 22° Che m' ascondeva quanto bene io dico, Dimmi dov'è Terenzio, nostro antico, Dimmi se son dannati, ed in qual vico. PAR. Gli concedette, in mano a quel ch' io dico, 89 Or qui t' ammira in ciò ch' io ti replico: Della vendetta del peccato antico. 47° Ho io appreso quel che, s' io ridico, E s'io al vero son timido amico, Che questo tempo chiameranno antico. 26° Solo prodotto fosti, o Padre antico, Devoto, quanto posso, a te supplico udirti tosto, non la dico. 20 137 14 2 62 86 42° E disse a Nesso: Torna, e si li guida, Noi ci movemmo colla scorta fida Ove i bolliti facean alte strida. 98 PUR. Menane, disse, dunque là 've dici 7° Poco allungati c' eravam di lici, A guisa che i valloni sceman quici. PAR. Ma or m' aiuta ciò che tu mi dici, 30 Ma dimmi: Voi, che siete qui felici, Per più vedere, o per più farvi amici? 8° Diversamente per diversi uffici? Si venne deducendo insino a quici; PAR. Solea creder lo mondo in suo periclo, ico 62 8 404 44° D' acque e di fronde, che si chiama Ida; 98 Rea la scelse già per cuna fida Quando piangea, vi facea far le grida. PUR. Che, dietro a' piedi di sì fatta guida, 5o Ed uno incominciò: Ciascun si fida Pur che voler nonpossa non ricida. 16° Onde la Scorta mia saputa e fida Si come cieco va dietro a sua guida In cosa che 'l molesti, o forse ancida; 20° Cui traditore e ladro e patricida E la miseria dell' avaro Mida, Per la qual sempre convien che si rida. PAR. Dritti nel lume della dolce guida, 3° Non ti maravigliar perch' io sorrida, Poi sopra il vero ancor lo piè non fida, E il pastor della Chiesa che vi guida: Se mala cupidigia altro vi grida, Si che il Giudeo tra voi di voi non rida. 44° La sposa di colui, ch' ad alte grida In sè sicura e anche a lui più fida, Che quinci e quindi le fosser per guida. 45° Viver di cittadini, a così fida INF. Parlando più assai ch' i' non ridico: 6° Quivi trovammo Pluto il gran nemico. 10 Qua entro è lo secondo Federico, 413 INF. Rispose, poi che lacrimar mi vide, 92 119 Indi s' ascose: ed io in ver l'antico A quel parlar che mi parea nimico. 15° Che discese di Fiesole ab antico, 62 Chè questa bestia, per la qual tu gride, Ma tanto lo 'mpedisce, che l' uccide: Gridò Minos a me, quando mi vide, Guarda com' entri, e di cui tu ti fide: 6 17 416 28° Che pria turbava, si che il ciel ne ride Cosi fec' io, poi che mi provvide 83 E, come stella in cielo, il ver si vide. idi INF. O mente, che scrivesti ciò ch' io vidi, 2o lo cominciai: Poeta che mi guidi, Prima che all' alto passo tu mi fidi. 8 26° Quando drizzo la mente a ció ch' io vidi; 20 Perchè non corra, che virtù nol guidi; 20 M' ha dato 'l ben, ch' io stesso nol m' invidi. PUR. D' essere abbandonato, quando i' vidi 3° El mio Conforto: Percliè pur diffidi, Non credi tu me teco, e ch' io ti guidi? 7° Quindi seder cantando anime vidi, Prima che 1 poco sole omai s' annidi, Tra color non vogliate ch' io vi guidi. 47° In giugnere a veder, com' io rividi Si pareggiando i miei co' passi fidi Quei che dipinge I non ha chi 'l guidi, 30° Li fiori e le faville, si ch' io vidi O isplendor di Dio, per cu' io vidi 122 ie Ch' al fine della terra il suono uscie, 83 8 PUR. E l'altra: Nella vacca entra Pasife 41 8 Però ti china, e non torcer lo grifo. PER. Tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido, 95 11° Così ha tolto l'uno all' altro Guido Chi l'uno e l' altro caccerà di nido. 20° Pria che Latona in lei facesse il nido Poi cominciò da tutte parti un grido Dicendo: Non dubbiar, mentr' io ti guido. 28° Per mareggiare intra Sesto ed Abido, . Voi siete nuovi, e forse perch' io rido, All' umana natura per suo nido, PAR. Di sagrificj e di votivo grido 8° Ma Dione onoravano e Cupido, E dicean ch' ei sedette in grembo a Dido; Qual è il geometra che tutto s' affige Pensando, quel principio ond' egli indige; igge |