Page images
PDF
EPUB

Ma l'orbita, che se la parte somma
Di sua circonferenza, è derelitta,
Si ch'è la muffa dov' era la gromma.
La sua famiglia che si mosse dritta

Co' piedi alle sue orme, è tanto volta,
Che quel dinanzi a quel diretro gitta;
E tosto s'avvedrà della ricolta

Della mala cultura, quando il loglio
Si lagnerà che l' arca gli sia tolta.
Ben dico, chi cercasse a foglio a foglio

Nostro volume, ancor troveria carta
U' leggerebbe: I' mi son quel ch' io soglio:
Ma non fia da Casal, nè d'Acquasparta;
Là onde vegnon tali alla scrittura,
Ch' uno la fugge e l'altro la coarta.
Io son la vita di Bonaventura

Da Bagnoregio, che ne' grandi ufici
Sempre posposi la sinistra cura.

112-113. Ma l'orbita ec. Ma la carreggiata, che fu segnata dalla circonferenza della parte somma di essa ruota (cioè da S. Francesco), è derelitta, è abbandonata dai francescani d'oggidì; che è quanto dire: oggidì i frati francescani non seguono più le vestigia del loro fondatore.

444. Si ch'è la muffa ec. Modo proverbiale che significa : il male è dove prima era il bene; ed è preso dalle botti, che custodite col buon vino fanno la gromma che le conserva, e trasandate fanno la muffa.

116-117. è tanto volla, Che quel dinanzi ec. Intendi: la qual francescana famiglia è tanto stravolta, che pone il davanti del piede dove S. Francesco aveva il calcagno; che è quanto dire: va a rovescio di S. Francesco.

[ocr errors]

118-120. della ricolta ec.: (della per dalla) dalla trista ricolta s'avvedrà della sua mala coltura.- quando il loglio ec. quando la zizzania si lagnerà che le sia negato l'arca o il granaio, per dover esser bruciata; cioè, quando il mal frate si lagnerà che gli sia tolto il Paradiso per esser sepolto nell' Inferno.

121-126. chi cercasse ec. Chi esaminasse nostro volume (tutto l'ordine

115

120

125

francescano, del qual volume i frati son le pagine) troverebbe qualche carla, qualche frate, in cui si vedrebbe scritto: I'mi son quel ch'io soglio; cioè, la purità dei primitivi costumi, e l'osservanza esatta; ma cotal buon religioso non sarà da Casale, nè d'Acquasparta, dai quali luoghi tali vengono alla regola scritta da S. Francesco, che uno ne fugge il rigore, e l'altro lo accresce a dismisura. Matteo d'Acquasparta fu eletto duodecimo generale dell' Ordine francescano nel 1287, e nel seguente anno fu da Niccolò IV fatto cardinale. Costui per troppa condiscendenza portò assai rilassamento nella regola.Frate Ubertino da Casale nel capitolo del suo ordine tenuto a Genova nel 1510 si fece capo degli zelanti o rigoristi, che si dissero spirituali, e diè luogo a una specie di

scisma.

127-128. la vita, l'anima. Bonaventura Da Bagnoregio, oggi Bagnarea nel territorio d'Orvieto, teodottore di Santa Chiesa, e ministro gelogo e filosofo insigne, fu cardinale e nerale dell'Ordine minoritico per anui diciotto.

129. posposi la sinistra cura. Intendi: alla cura destra, alla cara spirituale (destra in senso scritturale si

Illuminato ed Agostin son quici,

Che fur de' primi scalzi poverelli,
Che nel capestro a Dio si fero amici.
Ugo da Sanvittore è qui con elli,

E Pietro Mangiadore, e Pietro Ispano,
Lo qual giù luce in dodici libelli;
Natan profeta, e il metropolitano

Crisostomo, ed Anselmo, e quel Donato
Ch' alla prim' arte degnò poner mano.
Rabano è qui, e lucemi da lato

Il Calavrese abate Gioacchino,

Di spirito profetico dotato.
Ad inveggiar cotanto paladino

Mi mosse la infiammata cortesia
Di fra Tommaso, e il discreto latino,
E mosse meco questa compagnia.
gnifica primaria, migliore) posposi la
sinistra, la cura secondaria, quella
delle cose temporali.

150. Illuminato ed Agostin. Due dei primi seguaci di San Francesco.quici, qui.

132. Che nel capestro ec.: che cinti del cordone francescano divennero ac cetti a Dio.

153. Ugo da Sanvittore. Fu illustre teologo, e canonico regolare di Sant'Agostino. Visse nel XII secolo.

154-135. Pietro Mangiadore. Pietro Comestore, autore d'una storia ecclesiastica. Pietro Ispano, filosofo rinomato per dodici libri di logica che scrisse.

[ocr errors]

156. Natan. Il profeta che magnanimamente rimproverò il re David del suo fallo.

157-138. Crisostomo. S. Giovanni Crisostomo arcivescovo di Costantinopo li, nato in Antiochia circa il 347, e famoso per la sua aurea eloquenza, ond' ebbe il cognome di Crisostomo, o'bocca d'oro. -Anselmo, fu arcivescovo di Conturbia o Cantorberi in Inghilterra, e mori nel 1409. Donato, antico scrittore di grammatica, che qui è detta prim' ar

150

155

140

145

te, forse perchè è la prima ad essere insegnata ai fanciulli, o meglio, perchè è l'arte educatrice della ragione.

459. Rabano. Rabano Mauro, rinomato scrittore del secolo nono. Fece tra le altre cose molti comenti alla Sacra Scrittura.

140. Gioacchino. Calabrese, abate dell' Ordine cisterciense, fu di molto sapere ed ebbe fama di profeta. Visse nel XII secolo.

142. inveggiar, è dal provenzale envejar, invidiare, e spesso zelare, desiderare. L'invidia è destata dalla cognizione del maggior valore altrui, o dalle lodi che ai valorosi si danno: spogliando il vocabolo, come qui si dee, d'ogni elemento maligno, inveggiar cotanto paladino verrà a significare: proseguirne le lodi con una nobile e santa invidia. cotanto paladino, S. Domenico.

143. infiammata, accesa d'amore. 444. il discreto latino, il giudizio so, e ben pensato parlare.

145. questa compagnia, gli altri undici spiriti suoi compagni a lui perfettamente concordi, che formarono la seconda ghirlanda intorno alla prima.

DEL PARADISO

CANTO DECIMOTERZO.

Si descrive la danza delle due ghirlande di beati spiriti, assomigliati a ventiquattro delle più fulgide stelle. Poi si narra come S. Tommaso sciolse l'altro dubbio al Poeta, dimostrandogli in che senso egli avesse detto di Salomone, Che a veder tanto non surse il secondo, e come non avesse con ciò derogato nè al primo padre Adamo, nè a Gesis Cristo, che necessariamente doveano essere perfettissimi, perchè opera immediata di Dio, e conseguentemente più sapienti di Salomone. Con chiude il Santo avvertendo del pericolo degli affrettati giudizj, e quanto sia soggetto ad ing annarsi chi stima le cose dalle apparenze.

Immagini chi bene intender cupe

Quel ch' io or vidi (e ritegna l'image,
Mentre ch' io dico, come ferma rupe)
Quindici stelle, che in diverse plage
Lo cielo avvivan di tanto sereno,
Che soverchia dell' aere ogni compage:
Immagini quel carro a cui il seno

Basta del nostro cielo e notte e giorno,
Si ch' al volger del temo non vien meno:

Immagini la bocca di quel corno,

Che si comincia in punta dello stelo

A cui la prima rota va dintorno,
Aver fatto di sè duo segni in cielo,
Qual fece la figliuola di Minoi
Allora che senti di

1-5. Immagini ec. Costr.: chi cupe
inlender bene quel ch'io or vidi, im-
magini (e mentre ch' io dico, ritenga
l'image ferma come ferma rupe),
immagini quindici stelle ec. —
cupe
dall'antiq. cupere, desiderare.
a questo punto, seguentemente a ciò che
ho descritto.-
— e rilegna l'image ec.
Int. impressa nella mente essa imma-
gine. - come ferma rupe, in modo che
da essa mente non si rimuova ec.

[ocr errors]

4. Quindici stelle. Quindici stelle delle più belle, o come dicesi, di prima grandezza; che in diverse plage ec., che lucenti in diverse regioni del cie

lo ec.

5-6. di tanto sereno, di tanta luce, di tanta chiarezza, Che soverchia dell' aere ec., che vince ogni compage, ogni densità dell' aria.

7-9. Immagini ec. Immagini, dopo queste quindici stelle, quel carro, il carro di Boote, le sette stelle dell' Orsa maggiore, al qual carro basta giorno e not

morte il gelo;

10

15

te, per fare il suo giro, lo spazio del nostro cielo, tantochè al voltar del timone non vien meno ai nostri occhi, non si asconde. Questa costellazione ci è sempre visibile.

Immagini poi le due stelle dell' Orsa 10-12. Immagini la bocca ec. minore, le più vicine al polo, le quali polo, formano quasi un'apertura, una poste una di qua ed una di là da esso bocca di quel corno, di quello spazio in punta dell'asse mondiale, in cui si gira figura di corno, che ha il suo centro in la prima ruota, cioè il primo cielo rotante, detto il primo mobile.

13-15. Aver fatto di sè duo segni in tiquattro bellissime stelle formino in ciecielo, ec. Immagini, dico, che queste venlo due costellazioni, ciascuna di 12 stelle disposte a cerchio, come quella corona in cui Arianna figliuola di Minosse morendo fu cagione che fosse convertita da Bacco la ghirlanda di fiori che ornavale il capo.

E l'un nell'altro aver gli raggi suoi,
E amenduo girarsi per maniera,

Che l'uno andasse al prima e l'altro al poi;
E avrà quasi l'ombra della vera

Costellazione, e della doppia danza,
Che circulava il punto dov' io era;
Poi ch'è tanto di là da nostra usanza,
Quanto di là dal muover della Chiana
Si muove il ciel che tutti gli altri avanza.

Li si cantò non Bacco, non Peana,

Ma tre Persone in divina natura,
E in una persona essa e l'umana.
Compiè il cantare e il volger sua misura,
E attesersi a noi quei santi lumi,
Felicitando se di cura in cura.
Ruppe il silenzio ne' concordi numi

[blocks in formation]

ma è preferibile la prima. —essa, int. essa divina natura unita coll' umana in una sola persona in Gesù Cristo.

Poscia la luce, in che mirabil vita Del poverel di Dio narrata fumi, E disse: Quando l' una paglia è trita, 16-18. E l'un nell'altro ec. Int.: e P'un segno (l'una ghirlanda di stelle) risplendere dentro dell' altro, ed ambedue volgersi, girarsi, per maniera, che l'uno andasse al prima, innanzi, e l'altro al poi, dietro di quello. Leggesi nel Convito: Il tempo è numero di movimento secondo prima e poi. »

19-21. E avrà quasi l'ombra ec. E queste cose taluno immaginando avrà quasi l'ombra del vero splendore di quella costellazione di spiriti beati, Che circulava, che danzando girava intorno al punto in cui mi stava.

22-24. Poi ch'è tanto di là da nostra usanza. Dico l'ombra, perciocchè il fulgore di quelli spiriti, e il modo della loro danza è tanto al di là di quel che siamo usi a vedere qui in terra, quanto il cielo che si muove al di sopra degli altri, e perciò degli altri più celere, avanza in velocità il moto della Chiana, fiume di lento corso in Toscana.

25. non Bacco: non lo Bacche, come solevasi cantare dagli antichi nelle feste di Bacco. non Peana, non Io Pæan, come cantavasi nelle feste d'Apolline.

27. Ed in una persona. Alcuni leggono sustanzia nel senso d' ipostasi,

28. Compiè il cantare e il volger ec. Int.: tanto il cantare, quanto il girare, Compiè, compirono il giusto loro tempo.

29. attesersi, s'affissarono o rivolsero la loro attenzione a noi: a me e a Beatrice.

30. Felicitando sè ec.: traendo felicità dal passare dall' una all'altra cura; cioè dal cantare e dal danzare alla cura di sodisfare al desiderio altrui.

31. concordi, di un medesimo volere.-numi, divi, santi.

32-33. la luce, in che mirabil vita ec. La luce, dentro della quale, dall'anima di S. Tommaso che n'era circondata, mi fu narrata la vita maravigliosa del poverel di Dio S. Francesco.

34-36. Quando l'una paglia ee. Int.: quando (cioè, dappoichè) delle cose che io aveva a dichiararti l'una è già dichiarata compiutamente, l'amore che io ti porto m'invita a dichiararti l'altra. La prima cosa dichiarata è il detto: U' ben s'impingua, se non sivaneggia. E l'altra da dichiararsi, è: A veder tanto non surse il secondo.

Quando la sua semenza è già riposta,

A batter l'altra dolce amor m' invita.
Tu credi che nel petto, onde la costa
Si trasse per formar la bella guancia,
Il cui palato a tutto il mondo costa,
E in quel che, forato dalla lancia,

E poscia e prima tanto sodisfece,
Che d'ogni colpa vince la bilancia,
Quantunque alla natura umana lece
Aver di lume, tutto fosse infuso

Da quel Valor che l'uno e l'altro fece;
E però ammiri ciò ch' io dissi suse,

Quando narrai che non ebbe secondo
Lo ben che nella quinta luce è chiuso.
Ora apri gli occhi a quel ch' io ti rispondo,
E vedrai il tuo credere e il mio dire
Nel vero farsi come centro in tondo.
Ciò che non muore e ciò che può morire
Non è se non splendor di quella idea
Che partorisce, amando, il nostro sire;

37. Tu credi. Tu tieni per fermo. ―nel pello ec. Int. nel petto di Adamo.

58. la bella guancia. Eva dalle belle guance, o, presa la parte pel tutto, la bellissima Donna.

39. il cui palato ec.: allude al gustare ch'ella fece del vietato pomo, con rovina di tutta la sua discendenza.

40. E in quel ec.: e nel petto di Gesù Cristo.

44. e poscia e prima: poscia, int. posteriormente al colpo della lancia; cioè, colla sua sepoltura, e con quel ch'ei fece dopo risorto fino alla sua ascensione; prima, nel tempo della sua vita mortale. Ovvero, potrebbe intendersi poscia per le colpe future dopo la passione di lui, e prima per le colpe tutte anteriori.

42. Che d'ogni colpa ec.: cioè, che i suoi meriti, posti in bilancia con tutte le colpe umane possibili, sono di maggior peso. Al Costa piacque legger colla Nid. vinse, per accordarlo con sodisfece; ma non s'avvide che perdevá un senso bellissimo.

43-45. Quantunque ec. Quanto di lume di scienza è conceduto alla natura

umana, tutto fosse infuso Da quel Va

[blocks in formation]

lor, dall'eterno padre che fece l'uno e l'altro petto.

48. Lo ben che nella quinta luce ee. L'anima buona che si cela nello splendore, che è quinto dopo di me. È l'anima di Salomone.

49. apri gli occhi ec.: apri gli occhi dell'intelletto a quelle cose che io rispondo al creder tuo. Vedi sopra il verso 37 e seg.

50-51. E vedrai ec. E vedrai il tuo credere, che in Adamo ed in Gesù Cristo fosse tutta la scienza che l'uomo può ricevere in sè; e il mio dire, quello che io dissi di Salomone, cioè, che a lui non surse il secondo, Nel vero farsi come centro in tondo: cadere, cioè, entrambi nel mezzo del vero, come il centro cade nel mezzo del cerchio, e non esser per conseguenza che una sola e medesima verità. L'espressione par tolta da Boczio, lib. III, pr. 44: Ipsam media veritatis notam mente fixisti.

52-54. Ciò che non muore ec.: cioè, ogni creatura incorruttibile ed ogni creatura corruttibile non è sè non un raggio di quella idea che il nostro sire, cioe Iddio, genera, amando che altri partecipi dell'infinita sua bontà.

« PreviousContinue »