Opere: accresciute di alcune composizioni inedite, Volume 5

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Antonio Tealdo, 1802
 

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Page 497 - La Ninfa mia dov'è?' Dall'una all'altra aurora Te andrò chiamando ognora; E tu chi sa se mai Ti sovverrai di me! Io rivedrò sovente Le amene piagge, o Nice, Dove vivea felice Quando vivea con te. A me saran tormento Cento memorie e cento; E tu chi sa se mai Ti sovverrai di me! 'Ecco', dirò, 'quel fonte Dove avvampò di sdegno, Ma poi di pace in pegno La bella man mi die.
Page 497 - Ecco quel fiero istante ; Nice, mia Nice, addio. Come vivrò, ben mio, Così lontan da te ? Io vivrò sempre in pene ; Io non avrò più bene; E tu, chi sa, se mai Ti sovverrai di me ! Soffri, che in traccia almeno Di mia perduta pace Venga il pensier seguace Su l'orme del tuo pie.
Page 491 - Quel che or m'alletta o spiace, Se lieto o mesto or sono, Già non è più tuo dono, Già colpa tua non è: Che senza te mi piace La selva, il colle, il prato; Ogni soggiorno ingrato M'annoia ancor con te.
Page 490 - Sento da' lacci suoi Sento che l'alma è sciolta; Non sogno questa volta, Non sogno libertà. Mancò l'antico ardore E son tranquillo a segno Che in me non trova sdegno Per mascherarsi Amor. Non cangio più colore, Quando il tuo nome ascolto, Quando ti miro in volto Più non mi batte il cor. Sogno, ma te non miro Sempre ne' sogni miei: Mi desto, e tu non sei II primo mio pensier.
Page 485 - L'orror che in lui trovò. E tu non curi intanto, Fille, di darmi aita, Come la mia ferita Colpa non sia di te? Ma se ritorno libero Gli antichi lacci a sciogliere, No che non stringerò Più fra catene il pie. Del tuo bel nome amato, Cinto del verde alloro, Spesso le corde d'oro Ho fatto risuonar. Or, se mi sei più rigida, Vo' che i miei sdegni apprendano Del fido mio servir Gli oltraggi a vendicar.
Page 492 - Schiavo che usci di pena La barbara catena Che strascinava un di. Parlo, ma sol parlando Me soddisfar procuro; Parlo, ma nulla io curo Che tu mi presti fé: Parlo, ma non dimando Se approvi i detti miei, Né se tranquilla sei Nel ragionar di me.
Page 497 - Dall'una all'altra aurora Te andrò chiamando ognora; E tu chi sa se mai Ti sovverrai di me! Io rivedrò sovente Le amene piagge, o Nice, Dove vivea felice Quando vivea con te. A me saran tormento Cento memorie e cento; E tu chi sa se mai Ti sovverrai di me!
Page 490 - Né intenerir mi sento; I torti miei rammento, E non mi so sdegnar. Confuso più non sono Quando mi vieni appresso; Col mio rivale istesso Posso di te parlar. Volgimi il guardo altero...
Page 485 - Vo' che i miei sdegni apprendano Del fido mio servir Gli oltraggi a vendicar. Ah no; ben mio, perdona Questi sdegnosi accenti, Che sono i miei lamenti Segni d'un vero amor. S'è tuo piacer, gradiscimi; Se così vuoi, disprezzami: O pietosa, o crudel, Sei l'alma del mio cor. L' ESTATE Composta in Roma l'anno 1724. Or che niega i doni suoi La stagion de...
Page 491 - Spezzar m'intesi il core, Mi parve di morir. Ma per uscir di guai, Per non vedersi oppresso, Per racquistar se stesso Tutto si può soffrir. Nel visco in cui s'avvenne Quell'augellin talora, Lascia le penne ancora...

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