Versi e prose, Volume 1

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F. Le Monnier, 1859
 

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Page xxvi - Dal barbarico stuol m' è tolto, ahi lasso ! E con gli occhi dolenti e '1 viso basso Sospiro e inchino il mio natio terreno, Di dolor, di timor, di rabbia pieno, Di speranza e di gioia ignudo e casso. Poi ritorno a calcar 1'Alpi nevose, E '1 buon gallo sentier, ch'io trovo amico Più de' figli d' altrui, che tu de
Page 273 - Di tal, ch' è dentro di miseria pieno. Non è vita più queta e più soave Che 'l sentir seco la sua mente pia Libera e scarca d...
Page 198 - Poi, come più e più verso noi venne l'uccel divino, più chiaro appariva: per che l'occhio da presso noi sostenne...
Page xiv - Questi ed ognaltro che la patria tenta Di libera far serva, si arrossisca; Né dove il nome d' Andrea Doria senta, Di levar gli occhi in viso d
Page xiii - Francesco mi ralteneva i servizi, e non mi atteneva la promessa di restituire Savona alla patria, perché non possono queste occasioni aver forza di far mutare uno dall'antica fede. Ma ben puote aver forza , che io sapevo che il re non mai avrebbe volsuto liberar Genova dalla sua signoria, né che ella mancassi di un suo governatore , né della fortezza. Le quali cose avendo io ottenute felicemente con ritirarmi dalla sua fede , posso ancora a chi bene anderà considerando dimostrare il mio fatto...
Page xxvii - Benvenuto orefice s.ano e salvo, ed appena eh' egli stesso lo crede ; che quando gli fu aperta la prigione gli parea sognare, né mai più oramai si pensava di uscire ; e vi prometto che qui in Roma non era chi credesse che noi lo avessimo ad ottenere : può veramente riconoscere la vita dal cardinal di Ferrara e dagli amici suoi.
Page 285 - Non saprei dar de' miei pensier le chiavi All' ambizion, che mi portasse in alto Alla fucina delle colpe gravi. Non saprei il core aver di freddo smalto Contro a pietà, talor nocendo a tale Ch' io più di tutti nella mente esalto. Non di loda onorar chiara immortale Cesare e Siila, condannando a torto Bruto e la schiera che più d
Page 264 - L' arco dell' ira lor, che schianta il nervo. Sempre ha vendetta in sommo della bocca Femmina irata, che per poco oltraggio Odio, rabbia e venen dal cor le fiocca. Né pensi alcun per buon consiglio saggio Già mai placarla, che men crudo è l' aspe, Quanto più cuoce il Sol, passato il maggio; Quasi empia tigre intorno ali' onde caspe Che non s' acqueta' fin che '1 sangue scorga, O il fil troncato che la Parca innaspe.
Page 251 - Or per altro sentier nel del s" ascende Non chi si pente, ma si monda e scarca Chi la mano al pastor con 1' oro stende. Con piu ricco nocchier nuove onde varca, Con le sarte di seta, e d' or la vela, Lunge da Galilea la santa barca. D...
Page 279 - Né pensate, signor, che quanto io dico Oltre un dolce parlar s' estenda molto. Ben si chiama signor, fratello, amico Altrui portando fronde, erbette e fiori, Ognor dagli orti, ovver dal campo aprico. E di dolci baciar gli accesi amori Pascon sovente, che in men pregio gli hanno Che non ha il porco i più soavi odori. O Flora o Cintia, in che doglioso affanno 1 Durane».

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