Opere del conte Giulio Perticari, Volume 1G. Rondinella, 1856 |
Contents
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Common terms and phrases
Accademici della Crusca adunque alcuna Alighieri amore antichi anzi apocope assai avea barbari Bargagli bella Bembo Boccaccio buon canto ch'egli chè chiama città codici colle comune conoscere corte credere d'Italia d'ogni Dante Dante da Maiano Decamerone dialetto dice dire diremo dottrina ducento favella fece filosofia Fiorentini Firenze furono gente gentile Giovanni Villani gittò GIULIO PERTICARI gloria grammatica gran grida Guittone illustre imitare Imperocchè insegna Italia Italiani latino legge lettere libro lingua lingua Italica lingua latina lingua Romana lode lognesi luogo maestri medesimo mente mostra niuno nobili nome novelle onore opere parlare parole patria Perciocchè PERTICARI Petrarca plebe plebei poema poeta popolo Provenzali pure Purg ragione rime Romani rustico scrisse scritto scrittori scrivere scuopre secolo segue sentenza sieno stile stima Toscani trecento trova trovatori uomini uomo vecchi vece vedere veggiamo vero versi Villani Vocabolario vocaboli voci voglia volgare
Popular passages
Page 194 - Poichè fu piacere de' cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel quale nato e nudrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto il cuore di riposare l'animo stanco, e terminare il tempo che...
Page 187 - Berti vid' io andar cinto Di cuoio e d' osso, e venir dallo specchio La donna sua, senza 'l viso dipinto : E vidi quel de' Nerli, e quel del Vecchio Esser contenti alla pelle scoverta, E le sue donne al fuso, ed al pennecchio. O fortunate ! e ciascuna era certa Della sua sepoltura, ed ancor nulla Era per Francia nel letto deserta. L' una vegghiava a studio della culla, E consolando usava l' idioma, Che pria li padri e le madri trastulla : L' altra traendo alla rocca la chioma, Favoleggiava con la...
Page 166 - Ma quello ingrato popolo maligno, Che discese di Fiesole ab antico ; E tiene ancor del monte e del macigno, Ti si farà, per tuo ben far, nimico : Ed è ragion : chè tra gli lazzi sorbi Si disconvien fruttare al dolce fico. Vecchia fama nel mondo li chiama orbi ; Gente avara, invidiosa, e superba : Da' lor costumi fa che tu ti forbì.
Page 26 - Questo sarà luce nuova, sole nuovo, il quale surgerà ove l'usato tramonterà, e darà luce a coloro che sono in tenebre e in oscurità per lo usato sole che a loro non luce.
Page 196 - Felice l' alma che in te fia creata ! Ogni potenza e loda in te fia degna : Sarai del mondo insegna. Ma se non muti alla tua nave guida. Maggior tempesta con fortunal morte Attendi per tua sorte, Che le passate tue piene di strida. Eleggi omai, se la fraterna pace Fa più per te, o 'l star lupa rapace. Tu te n' andrai, canzone, ardita e fera, Poichè ti guida Amore, Dentro la terra mia, cui doglio e piango ; E troverai de' buon, la cui lumiera Non dà nullo splendore, Ma stan sommersi, e lor virtù...
Page 180 - Quell'anima gentil fu così presta, Sol per lo dolce suon della sua terra, Di fare al cittadin suo quivi festa ; Ed ora in te non stanno senza guerra Li vivi tuoi, e 1' un 1' altro si rode Di quei eh' un muro ed una fossa serra. Cerca, misera, intorno dalle prode Le tue marine, e poi ti guarda in seno, S' alcuna parte in te di pace gode.
Page 190 - Firenze non s'entra per una vìa d' onore, io non entrerovvi giammai. E che? forse il Sole e le stelle non si veggono da ogni terra ? E non potrò meditare sotto ogni plaga del cielo la dolce verità, s'io prima non mi faccio uomo senza gloria, anzi d...
Page 187 - Bellincion Berti vid'io andar cinto Di cuoio e d'osso, e venir dallo specchio La donna sua senza il viso dipinto : E vidi quel de' Nerli e quel del Vecchio Esser contenti alla pelle scoverta, E le sue donne al fuso ed al pennecchio.
Page 176 - Ma il suo gagliardo nimico fu da lui posto fra que' santi che sono degni di salire alle stelle. E intanto Ceri del Bello, consanguineo del Poeta, fu per lui dipinto colle membra tronche (4), quale si conveniva a un seminatore di risse ; non già perché Dante odiasse i suoi consorti : ma perché in quel poema, onde faceasi materia la Rettitudine , il giudicio della sua mente dovea cader giusto anche sovra il suo sangue. Così accrebbe fede alle parole...
Page 164 - Villani, questo digiuno storico che non segue mai le arti de' retori, ma sempre umilmente la natura de' racconti plebei, lascia a un tratto il modesto suo stile: e tanto scaldasi contro questa smisurata fame...