L'eresia nel medio evo

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G.C. Sansoni, 1884 - 564 pages
 

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Page 47 - Or apri li occhi a quel eh' io ti rispondo, e vedrai il tuo credere e '1 mio dire s° nel vero farsi come centro in tondo. Ciò che non more e ciò che può morire non è se non splendor di quella idea che partorisce, amando, il nostro sire : che quella viva luce che sì mea dal suo lucente, che non si disuna da lui né dall'amor ch'a lor s' intrea, per sua bontate il suo raggiare aduna, quasi specchiato, in nove sussistenze, etternalmente rimanendosi una.
Page 140 - L'un l'altro ha spento; ed è giunta la Spada Col Pasturale, e l'uno e l'altro insieme Per viva forza mal convien che vada; Però che giunti, l'un l'altro non teme. Se non mi credi pon mente alla spiga, Ch'ogni erba si conosce per lo seme.
Page 49 - Gabriel e Michel vi rappresenta, e l'altro che Tobia rifece sano. Quel che Timeo dell'anime argomenta non è simile a ciò che qui si vede, però che, come dice, par che senta. Dice che l'alma alla sua stella riede, credendo quella quindi esser decisa quando natura per forma la diede...
Page 50 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Page 141 - Puttaneggiar co' regi, a lui fu vista : Quella, che con le sette teste nacque, E dalle diece corna ebbe argomento, Fin che virtute al suo marito piacque. Fatto v
Page 237 - Nimis est." Vterque ergo ecclesiae, et spiritualis scilicet gladius, et materialis, sed is quidem pro ecclesia, ille vero et ab ecclesia exserendus: ille sacerdotis, is militis manu, sed sane ad nutum sacerdotis et iussum imperatoris' (De consideratione, 4.3.7, p.
Page 47 - La cera di costoro e chi la duce non sta d'un modo; e però sotto '1 segno ideale poi più e men traluce. Ond'elli awien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il ciclo in sua virtù suprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da sempre scema, similemente operando a l'artista c'ha l'abito de l'arte e man che trema.
Page 50 - CANTO (Vers. 1—5) uando per dilettanze ovver per doglie, Che alcuna virtù nostra comprenda, L'anima bene ad essa si raccoglie, Par che a nulla potenzia più intenda; E questo è contra quello error, che crede Che un'anima sovr
Page 48 - Come la carne gloriosa e santa Fia rivestita, la nostra persona Più grata fia, per esser tutta quanta. 45 Perchè s' accrescerà ciò che ne dona Di gratuito lume il sommo Bene; Lume ch' a Lui veder ne condiziona : Onde la vision crescer conviene, Crescer l' ardor che di quella s' accende, 50 Crescer lo raggio che da esso viene.
Page 50 - Che ciò che trova attivo quivi, tira In sua sustanzia, e fassi un'alma sola, Che vive e sente, e sé in sé rigira.

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