Il Nuovi goliardi: Periodico mensile di storia-letteratura-arte, Volume 1, Parts 1-6

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1881
 

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Page 81 - L'identità del soggetto ha, dunque, sua ragione nelle opinioni del tempo: quella dei particolari può essere o fortuita, o derivata dalla natura stessa dell'argomento, ovvero anche dalla tradizione '. Tuttavia, che Dante il quale alla ispirazione accoppiava la dottrina, e che d'ogni cosa si mostra studioso e conoscitore, dovesse interamente ignorare queste scritture...
Page 81 - Ardua cosa sarebbe l'affermare, come già abbiamo notato, che la tal o tal altra leggenda sia stata l'esempio tenuto innanzi da Dante, e quasi il germe onde poi si svolse il gran poema. Certo è che coteste scritture erano forma di concetti generalmente sparsi nelle plebi cristiane: tanto che si potrebbe anche sostenere che più che ad esse, Dante abbia direttamente attinto alla coscienza popolare, la quale, meditando sull'argomento, aveva finito collo stabilire le penitenze che a certi peccati si...
Page 118 - O dolce frate, che vuoi tu ch'io dica? Tempo futuro m' è già nel cospetto, Cui non sarà quest'ora molto antica, 34 Nel qual sarà in pergamo interdetto Alle sfacciate donne fiorentine L'andar mostrando con le poppe il petto.
Page 81 - ... o derivata dalla natura stessa dell'argomento, ovvero anche dalla tradizione. Tuttavia, che Dante, il quale alla ispirazione accoppiava la dottrina e che d'ogni cosa si mostra studioso e conoscitore, dovesse interamente ignorare queste scritture, così simili nella materia al suo poema, non oseremmo asserire ; né alcuno di buon senno potrebbe negare che esse non sieno quasi necessaria introduzione al poema. Anche il Creatore per trame il mondo ebbe bisogno del caos ; e le leggende dei visionar!
Page 3 - Avanti, avanti, o sauro destrier, mio forte amico! Non vedi tu le parie forme del tempo antico Accennarne colà? Non vedi tu d'Angelica ridente, o amico, il velo Solcar come una candida nube l'estremo cielo? Oh gloria, oh libertà! II. Ahi, da' prim'anni, o gloria, nascosi del mio cuore Ne' superbi silenzi il tuo superbo amore.
Page 71 - Questa canzone si canta ancor oggi facendo un giuoco , in cui tutti si tengono per mano girando in cerchio, e lasciando uno in mezzo, il quale deve tentar di scappare, passando sotto le braccia di taluna di quelle coppie. Dopo cantati i sopraddetti versi da colui , che sta in mezzo , il coro alza quanto più può le braccia , ma senza disgiunger le mani , e replica. Le porte stanno aperte Si Farcene vole entrare. Se in quel momento a chi sta in mezzo riesce fuggire per un di que...
Page 80 - Cui vates, horrere videns iam colla colubris, melle soporatam et medicatis frugibus offam 420 obicit. Ille fame rabida tria guttura pandens corripit obiectam, atque immania terga resolvit fusus humi, totoque ingens extenditur antro.
Page 80 - Qual è quel cane che abbaiando agugna, E si racqueta poi che il pasto morde, Che solo a divorarlo intende e pugna; Cotai si fecer quelle facce lorde Dello demonio Cerbero che introna L' anime sì, ch
Page 81 - ... l'esempio tenuto innanzi da Dante, e quasi il germe onde poi si svolse il gran poema. Certo è che coteste scritture erano forma di concetti generalmente sparsi nelle plebi cristiane: tanto che si potrebbe anche sostenere che più che ad esse, Dante abbia direttamente attinto alla coscienza popolare, la quale, meditando sull'argomento, aveva finito collo stabilire le penitenze che a certi peccati si convenivano, in virtù di quella legge che l'Alighieri disse del contrapasso; cioè della corrispondenza...
Page 69 - in questa canzonetta, che ancor oggi i fanciulli cantano, « vi s'incontri più rima che ragione, vi traspare però « quell'innocente allegria, che regnava in quei secoli » rozzi, ma non del tutto infelici. La crediamo dei « tempi di Federico II Imperatore ». — Certo è che un frammento ne venne introdotto dal Boccaccio nella Novella III della Giornata Vili, ed è poi diventato proverbiale: — « Disse Calandrino: E quante...

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