Storia della letteratura italiana dall' origine della lingua sino a' nostri giorni del cavaliere abate Giuseppe Maffei: emendata ed accresciuta conta storia dei primi trentadue anni del secolo XIX ...

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G. Mazzajoli, 1852
 

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Page 54 - ... è dato), per le parti quasi tutte, alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando, contro a mia voglia, la piaga della fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente io sono stato legno...
Page 54 - ... cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori del suo dolce seno, nel quale nato e nudrito fui fino al colmo della mia vita : e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto il cuore di riposare l' animo stanco, e terminare il tempo che m
Page 296 - Pargoletto divelse: ah! di que' baci, Ch'ella bagnò di lagrime dolenti, Con sospir mi rimembra, e degli ardenti Preghi che sen portar l'aure fugaci, Ch'io giunger non dovea più volto a volto Fra quelle braccia accolto Con nodi così stretti e sì tenaci ! Lasso ! e seguii con mal sicure piante , Quale Ascanio o Cammilla , il padre errante.
Page 52 - Allora mi parea che il cuore, ov' era tanto amore, mi dicesse: Vero è che morta giace la nostra donna. E per questo mi parea andare per vedere lo corpo, nel quale era stata quella nobilissima e beata anima. E fu...
Page 296 - Padre, o buon padre, che dal ciel rimiri, Egro e morto ti piansi, e ben tu il sai; E gemendo scaldai La tomba e il letto: or che ne gli alti giri Tu godi, a te si deve onor, non lutto : A me versato il mio dolor sia tutto.
Page 52 - E maravigliandomi in cotale fantasia, e paventando assai, imaginai alcuno amico che mi venisse a dire : « Or non sai? la tua mirabile donna è partita di questo secolo...
Page 186 - ... detti e nelle parole arguzia e prontezza, sapere tessere una fraude, ornarsi di gemme e d'oro, dormire e mangiare con maggiore splendore che gli altri, tenere assai lascivie intorno, governarsi co...
Page 296 - Bench' io da lei m'appiatti in monte o 'n valle, E per solingo calle Notturno io mova e sconosciuto il piede; E mi saetta sì che ne' miei mali Mostra tanti occhi aver quanti ella ha strali. Ohimè ! dal dì che pria Trassi l'aure vitali, ei lumi apersi In questa luce a me non mai serena, Fui de l'ingiusta e ria Trastullo e segno, e di sua man soffersi Piaghe che lunga età risalda appena.
Page 50 - Appena di parlar di lor s' aita. Ciascuna par dolente e sbigottita , Come persona discacciata e stanca, Cui tutta gente manca , E cui virtute e nobiltà non vale. Tempo fu già, nel quale, Secondo il lor parlar, furon dilette; Or sono a tutti in ira ed in non cale. Queste cosi solette Venute son come a casa d' amico ; Chè sanno ben che dentro è quel ch'io dico.
Page 56 - Adunque ritrovato quello che cercavamo, dicemo, che il volgare illustre, cardinale, aulico e cortigiano* in Italia è quello, il quale è di tutte le città italiane, e non pare che sia di ninna, col quale i volgari di tutte le città d' Italia si hanno a misurare, ponderare e comparare.

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