La caccia di Diana: e Le rimeUnione Tipografico-Editrice Torinese, 1921 - 190 pages |
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55 CANTO alcun allato Ameto Amor anchor ànno Antonio Pucci aspecto assai Baia bella donna bellezza Bestiario biltà boccaccesca Boccacci Bolino Caccia di Diana cani Caracciolo Carmenta Caterina Caulon Cecca ch'a ch'altra ch'è ch'ella ch'io ché chiamata ciascuna ciel Classici italiani colei costei Covella credo cuor CXXI d'Amore Dante dantesca desio diletto dimora disio doglia dolente dolore emistichio facto famiglia ferì fiamma Fiammetta Filocolo fiori foco frondi fugge Giovanni GIOVANNI BOCCACCI girfalco honore l'altre l'anima lago d'Averno lago Lucrino lagrime leggiadre lieta llei lloro m'ànno malardi Mariella Meliana mente messer Miseno monte morte napoletana Napoli occhi omai pecto pensier Petrarca piango piglia poco poesia poeta preso Quivi ricordata rime rimiro S'io saette sanza seguir sento signore sinestra soave solea sonetto sospiri spero syrena tosto vago valore Vannella vede veder veggio Verdella vidi virtù ZINGARELLI Zizzola
Popular passages
Page 56 - ... una angioletta. Io che seguendo lei vedeva farsi da tutte parti incontro a rimirarla gente, vedea come miracol nuovo. Ogni spirito [mio] in me destarsi sentiva, e con amor di commendarla sazio non vedea mai il ben ch'io provo.
Page 159 - Or se' colà, dove spesso il desio ti tirò già per veder Lauretta; or sei dove la mia bella Fiammetta siede con lei nel cospetto di Dio. Or con Sennuccio e con Cino e con Dante vivi, sicuro d'eterno riposo mirando cose da noi non intese.
Page 43 - Come Diana questo udì, nel loco non stette guari più, ma sen salio, partendosi turbata, a poco a poco, fin che nel ciel tornò ond'ella uscio. CANTO XVII Rimaser queste adunque quivi; e quando più non poteron Diana vedere, chinaron gli occhi tacite...
Page 68 - Quello spirto vezzoso, che nel core mi misero i begli occhi di costei, parla sovente con meco di lei leggiadramente, e simile d'Amore. E poi del suo animoso fervore una speranza crea ne' pensier miei, che si lieto mi fa, ch'io mi potrei beato dir s'ella stesse molt'ore.
Page xv - lasciato quel piacere che egli è usato di porgere a chi . troppo non si mette ne' suoi più cupi pelaghi navigando : per che, dove faticoso esser solca, ogni affanno togliendo via, dilettevole il sento esser rimase 4.
Page 73 - Che fabrichi? Che tenti? Che limando Vai le catene, in che tu stesso entrasti — Mi dice Amore — e te stesso legasti Senza mio prego e senza mio comando? Che latebra, che fuga vai cercando Di drieto a me, al qual tu obligasti La fede tua, allor che tu mirasti L'angelica bellezza desiando? O stolte menti, o animali sciocchi ! Poi che t'avrai co...
Page 51 - Deh, se per avventura di ciascuna l'amante or qui venisse, fuggiremo noi quinci per paura?». A cui le due risposer: « Chi fuggisse, poco savia saria, con tal ventura!».
Page 51 - Intorn'ad una fonte, in un pratello di verdi erbette pieno e di bei fiori, sedean tre angiolette, i loro amori forse narrando, ed a...
Page 51 - ... l bello viso adombrava un verde ramicello ch'i capei d'or cingea, al qual di fuori e dentro insieme i dua vaghi colori avvolgeva un suave venticello. E dopo alquanto l'una alle due disse, com'io udì' : — Deh, se per avventura di ciascuna l'amante or qui venisse, fuggiremo noi quinci per paura?
Page 61 - ... comprender preciso qual più mirabil si fosse di quelli: come ch'io stimo di preporre ad elli l'angelico leggiadro e dolce riso. Nel qual, quando scintillan quelle stelle che la luce del ciel fanno minore, par s'apra il ciclo e rida il mondo tutto. Ond'io, che tutto '1 cor ho dritto a quelle, esser mi tengo molto di megliore, sentend