Canti del popolo reggino

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A. Morano, 1881 - 428 pages
 

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Popular passages

Page 273 - ... chiunque avea cruccio alcuno, quello col fargli alcuna onta o vergogna sfogava. La qual cosa udendo la donna, disperata della vendetta, ad alcuna consolazion della sua noja propose di volere mordere la miseria del detto Re ; et andatasene piagnendo davanti a lui, disse...
Page 273 - ... poco bene che, non che egli l'altrui onte con giustizia vendicasse, anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene sosteneva: in tanto che chiunque avea cruccio alcuno, quello col fargli alcuna onta o vergogna sfogava.
Page 273 - ... sofferi quelle, le quali io intendo che ti son fatte; acciò che da te apparando, io possa pazientemente la mia comportare: la quale (sallo Iddio) se io far lo potessi, volentieri ti donerei, poi così buon portatore ne se'. Il re infino allora stato tardo e pigro, quasi dal sonno si risvegliasse, cominciando dalla ingiuria fatta a questa donna , la quale agramente vendicò , rigidissimo persecutore divenne di ciascuno, che contro all'onore della sua corona alcuna cosa commettesse da indi innanzi.
Page 273 - ... rimessa vita e da sì poco bene, che, non che egli l'altrui onte con giustizia vendicasse, anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene sosteneva; in tanto che chiunque avea cruccio alcuno, quello col fargli alcuna onta o vergogna sfogava.
Page 273 - Dico adunque che ne' tempi del primo Re di Cipri, dopo il conquisto fatto della Terra santa da Gottifrè di Buglione, avvenne che una gentil donna di Guascogna in pellegrinaggio andò al Sepolcro, donde tornando, in Cipri arrivata, da alcuni...
Page 273 - Signor mio, io non vengo nella tua presenza per vendetta che io attenda della ingiuria che m'è stata fatta, ma in sodisfacimento di quella ti priego che tu m'insegni come tu sofferi quelle le quali io intendo che ti son fatte, acciò che, da te apparando, io possa pazientemente la mia comportare; la quale, sallo Iddio, se io far lo potessi, volentieri ti donerei, poi cosi buon portatore ne se...
Page 271 - I parlari italiani in Certaldo alla festa del V. centenario di Messer Giovanni Boccacci. Omaggio di Giovanni Papanti.
Page 411 - Potest vel ab eo quod pueris1 turpicula res in collo quaedam suspenditur, ne quid obsit, bonae* scaevae causa scaevola appellata.
Page 225 - ... ultimo insulto di fortuna hanno perduto anche la patria. Citerò un esempio. Abbiamo poesie di un Messer Polo di Reggio di Lombardia: e tra i suoi versi ci è questo: Aulisce più che rosa e che lumia. Tutti i Lombardi da quei della Lega sino ai presenti non saprebbero che cosa è lumìa; ma lo sanno bene quei di Reggio di Calabria che nei loro giardini hanno •una specie di cedri olentissimi che chiamano lumie. Chi ha scritto quel verso non poteva essere lombardo, non sarebbe stato inteso nè...
Page 417 - ... quadrupes equus' apud suum quisque grammaticum legisse se dicerent etc. Spart. Hadr. 16, 6: Ciceroni Catonem, Vergilio Ennium, Salustio Coelium praetulit. Macrob. Sat. VI 9, 9: quia saeculum nostrum ab Ennio et omni bibliotheca vetere descivit, multa ignoramus quae non laterent si veterum lectio nobis esset familiaris. 91. Tragedies held the place of second importance amongst Ennius

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