La divina commedia, accresciuta di un doppio rimario [by C. Noci] per opera del signor G.A. Volpi, Volume 21727 |
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12 Stamp 9 Stamp affai alcuni amor appreſſo aſſai avea Beatrice Cacciaguida cagion CANTO ch'a ch'è ch'io che'l che'n ciascun Ciel colui convien coſa coſe cotal Dante Dante Alighieri dice dietro diffe dimanda dinanzi diſio diſſe diſſi diverſe divina dolce donna duca Edegli ame Edio effer eſſa eſſer eſſo falir fece fiede figliuol foffe forſe foſſe foſſi fummo gente giuſo gridò inſieme l'altro lume maestro mente Mondo moſſe noftro noſtro occhi omai parea parlar parole paſſi paſſo Perocchè perſona piè poco Poeta Poſcia poſſa preſſo pria puote quafi quaſi queſto quinci quivi ſangue ſanza ſecondo ſegno ſeme ſempre ſen ſenza ſia ſolo ſommo ſon ſono ſopra ſotto ſovra ſtato ſteſſo ſua ſue ſuo ſuoi ſuſo teft terra test torità toſto tutto'l veder vedi veggio verſi verſo vidi virtù viſo viſta volfi volſe
Popular passages
Page 44 - ngegno tuo da quel , ch' e' suole? Over la mente dove altrove mira ? Non ti rimembra di quelle parole, Con le quai la tua Etica pertratta Le tre disposizion , che 'I Ciel non vuole , Incontinenza , malizia , e la matta Bestialitade?
Page 146 - Lasciane andar per li tuoi sette regni! Grazie riporterò di te a lei, se d'esser mentovato laggiù degni. » « Marzia piacque tanto agli occhi miei, mentre ch'io fui di là », diss'egli allora, « che quante grazie volse da me, fei. Or che di là dal mal fiume dimora, più muover non mi può, per quella legge che fatta fu, quando me n'uscii fora. Ma se donna del ciel ti move e regge, come tu di', non c'è mestier lusinghe : bastiti ben, che per lei mi richegge. Va dunque, e fa...
Page 102 - Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio, quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi; e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, perché non corra che virtù noi guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m'ha dato il ben, ch'io stessi noi m'invidi.
Page 278 - Qui veggion l' alte creature l' orma Dell'eterno valore, il quale è fine, Al quale è fatta la toccata norma. Nell' ordine eh' io dico sono accline Tutte nature, per diverse sorti Più al principio loro e men vicine; Onde si muovono a diversi porti Per lo gran mar dell' essere, e ciascuna Con istinto a lei dato che la porti.
Page 92 - ... vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura alla sua penna tempra; lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta...
Page 40 - Ma non cinquanta volte fia raccesa La faccia della Donna che qui regge, Che tu saprai quanto quell'arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, Dimmi: perché quel popolo è sì empio Incontr'a
Page 156 - In co' del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor dal Regno, quasi lungo il Verde, Ove le trasmutò a lume spento.
Page 247 - Com' io fui dentro, in un bogliente vetro Gittato mi sarei per rinfrescarmi; Tant' era ivi lo 'ncendio senza metro. Lo dolce padre mio per confortarmi , Pur di Beatrice ragionando andava , Dicendo : gli occhi suoi già veder parmi.
Page 6 - O mente, che scrivesti ciò ch' io vidi, Qui si parrà la tua nobilitate. Io cominciai : Poeta che mi guidi, Guarda la mia virtù, s' ella è possente, Prima che all' alto passo tu mi fidi. Tu dici, che di Silvio lo parente, Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò, e fu sensibilmente. Però se l' avversario d' ogni male Cortese i fu, pensando l' alto effetto, Che uscir dovea di lui, e il chi, e il quale, Non pare indegno ad uomo d...
Page li - Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali a cui s' ammoglia, E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.