Gli ultimi novanta giorni del 1836, ossia, Il colera in NapoliR. de Stefano, 1837 - 239 pages |
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Gli Ultimi Novanta Giorni del 1836, Ossia IL Colera in Napoli: Racconti ... Giovanni Emmanuele Bidera No preview available - 2018 |
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16 ottobre 18 NOVEMBRE 24 OTTOBRE affaccia affretta aggiravano all'ospedale annunzia avea avvelenate Basilio becchini braccia bujo cadavere cadde Camposanto capo Carrettone carrozza casa Castel Capuano chè chiedere cielo Colera core corpo corre coverchio cuore DECEMBRE deserta desolata disperata dolore donne ecco eccolo fidanzata figlio disubbidiente fisonomia fratello fuggito funesto gente giato gioja giorno giovane giovanetto grido guardia infelice innanzi l'altro l'anima lerosi letto lume madre male mano marito medico mente misero moglie morbo moribondo morte Napoli nero notte NOVEMBRE NUNZIO APOSTOLICO occhi orribile OTTOBRE padre pallido parole passeggia passi passi delle sentinelle paura Pendino piangendo piangente pianto piedi pietà pietà sentite pietose porta Quei sventurati ragazzo rispose sacerdote scena sciagurato sentimento Signore silenzio sorella sospiro spavento stanza stava stra strada STUDENTE CALABRO suono tenea terra terribile tomba torna tremenda tristo uomo vede veleno vesti vicino vide viso vittima voglio morire volgo Vomero
Popular passages
Page 13 - Io venni in luogo d'ogni luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto.
Page 130 - Per correr miglior acque alza le vele ornai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.
Page 187 - E come quei che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa e guata; Così l'animo mio che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva.
Page 39 - Muto de' bronzi il sacro squillo, e mute L'opre del giorno, e muto lo stridore Dell'aspre incudi e delle seghe argute: Sol per tutto un bisbiglio ed un terrore. Un domandare, un sogguardar sospetto. Una mestizia che ti piomba al core.
Page 50 - Dio la calda bocca involta d'ispido pelo a ingordo bacio spinse, e di stigia fuliggin con la folta barba l'eburnea gota e il sen le tinse. Ella, già in braccio al rapitor, puntello fea d'una mano al duro orribil mento, dall'altra agli occhi paurosi un velo.
Page 80 - L'idea d'una sventura, Al credulo pensiero Dipinta dal timor. Chi stolto il mal figura, Affretta il proprio affanno, Ed assicura un danno, Quando è dubbioso ancor.
Page 57 - Ma no; che il passo Di là mi serra un gran fiume di sangue. Oh vista atroce ! sovra ambe le rive, • Di recenti cadaveri gran fasci Ammonticati stanno : ah ! tutto è morte Colà: qui dunque io fuggirò.... Che veggo? Chi sete or voi ! — « D'Achimelèch siam figli. » Achimelèch son io. Muori, Saulle,
Page 55 - German. § 37. PROLOGO. MELPOMENE. Far riviver gli estinti, ei prischi eroi Condurre a passeggiar tra pinte scene, E a lor dar voce, che di lor sia degna ; Metter sugli occhi di chi ascolta il pianto, Del non vero creando ambascia vera ; 1 Fu stampata la prima volta dalla tipografia Giullati di Verona nel I80V, colla data apocrifa di Filadelfia.
Page 60 - L'antica gravita di polpe e d'ossa, La gran sentenza su la fronte bruna In riga apparve trasparente e rossa. A quella vista di terror percossa Va la gente perduta: altri s'aduna Dietro le piante che Cocito ingrossa, Altri si tuffa nella rea laguna. Vergognoso egli...
Page 44 - ... io la so tutta quanta, vediamolo allorché segue i passi del cantor di Sulmona. Nel secondo canto ci descrive una turba di orrendi fantasmi che cacciando i cittadini di Parigi dalle lor case, gli spingono .a contemplare il fiero spettacolo della morte del re Luigi: Allora dalle case infuriando Uscian le genti, e si fuggia smarrita Da tutti i petti la pietade in bando. Allor trema la terra oppressa e trita Da cavalli, da rote e da pedoni; E ne mormora l'aria sbigottita; Simile al mugghio di remoti...