Gli ultimi novanta giorni del 1836, ossia, Il colera in Napoli

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R. de Stefano, 1837 - 239 pages
 

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Page 13 - Io venni in luogo d'ogni luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto.
Page 130 - Per correr miglior acque alza le vele ornai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.
Page 187 - E come quei che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa e guata; Così l'animo mio che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva.
Page 39 - Muto de' bronzi il sacro squillo, e mute L'opre del giorno, e muto lo stridore Dell'aspre incudi e delle seghe argute: Sol per tutto un bisbiglio ed un terrore. Un domandare, un sogguardar sospetto. Una mestizia che ti piomba al core.
Page 50 - Dio la calda bocca involta d'ispido pelo a ingordo bacio spinse, e di stigia fuliggin con la folta barba l'eburnea gota e il sen le tinse. Ella, già in braccio al rapitor, puntello fea d'una mano al duro orribil mento, dall'altra agli occhi paurosi un velo.
Page 80 - L'idea d'una sventura, Al credulo pensiero Dipinta dal timor. Chi stolto il mal figura, Affretta il proprio affanno, Ed assicura un danno, Quando è dubbioso ancor.
Page 57 - Ma no; che il passo Di là mi serra un gran fiume di sangue. Oh vista atroce ! sovra ambe le rive, • Di recenti cadaveri gran fasci Ammonticati stanno : ah ! tutto è morte Colà: qui dunque io fuggirò.... Che veggo? Chi sete or voi ! — « D'Achimelèch siam figli. » Achimelèch son io. Muori, Saulle,
Page 55 - German. § 37. PROLOGO. MELPOMENE. Far riviver gli estinti, ei prischi eroi Condurre a passeggiar tra pinte scene, E a lor dar voce, che di lor sia degna ; Metter sugli occhi di chi ascolta il pianto, Del non vero creando ambascia vera ; 1 Fu stampata la prima volta dalla tipografia Giullati di Verona nel I80V, colla data apocrifa di Filadelfia.
Page 60 - L'antica gravita di polpe e d'ossa, La gran sentenza su la fronte bruna In riga apparve trasparente e rossa. A quella vista di terror percossa Va la gente perduta: altri s'aduna Dietro le piante che Cocito ingrossa, Altri si tuffa nella rea laguna. Vergognoso egli...
Page 44 - ... io la so tutta quanta, vediamolo allorché segue i passi del cantor di Sulmona. Nel secondo canto ci descrive una turba di orrendi fantasmi che cacciando i cittadini di Parigi dalle lor case, gli spingono .a contemplare il fiero spettacolo della morte del re Luigi: Allora dalle case infuriando Uscian le genti, e si fuggia smarrita Da tutti i petti la pietade in bando. Allor trema la terra oppressa e trita Da cavalli, da rote e da pedoni; E ne mormora l'aria sbigottita; Simile al mugghio di remoti...

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