Poesie di Giosuè Carducci, MDCCCL-MCM.

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N. Zanichelli, 1902 - 1075 pages
 

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Popular passages

Page 525 - Come, quando su' campi arsi la pia Luna imminente il gelo estivo infonde, Mormora al bianco lume il rio tra via Riscintillando tra le brevi sponde ; E il secreto usignuolo entro le fronde Empie il vasto seren di melodia, Ascolta il v'iatore ed a le bionde Chiome che amo ripensa, e il tempo oblia ; Ed orba madre, che doleasi in vano, Da un avel gli occhi al ciel lucente gira E in quel diffuse albor 1...
Page 891 - Batto a la chiusa imposta con un ramicello di fiori glauchi ed azzurri, come i tuoi occhi, o Annie. Vedi: il sole co '1 riso d'un tremulo raggio ha baciato la nube, e ha detto — Nuvola bianca, t'apri. — Senti: il vento de l'alpe con fresco susurro saluta la vela, e dice - Candida vela, vai. — Mira: l'augel discende da l'umido cielo su '1 pèsco in fiore, e trilla - Vermiglia pianta, odora. Scende da...
Page 981 - Ed allora per tutto il parlamento trascorse quasi un fremito di belve. Da le porte le donne e da i veroni, pallide, scarmigliate, con le braccia tese e gli occhi sbarrati al parlamento, urlavano « Uccidete il Barbarossa ». € Or ecco », dice Alberto di Giussano,
Page 420 - Mi sfolgorar da' gelidi marmi nel petto un raggio, Ed obliai le vergini danzanti al sol di maggio E i lampi de' bianchi omeri sotto le chiome d
Page 572 - Lungi, lungi, su l'ali del canto Di qui lungi recare io ti vo' : Là, ne i campi fioriti del santo Gange, un luogo bellissimo io so. Ivi rosso un giardino risplende De la luna nel cheto chiaror : Ivi il fiore del loto ti attende, O soave sorella de i fior.
Page 727 - Salve, dea Roma ! Chinato ai ruderi del Fòro, io seguo con dolci lacrime e adoro i tuoi sparsi vestigi, patria, diva, santa genitrice. Son cittadino per te d'Italia, per te poeta, madre de i popoli, che desti il tuo spirito al mondo, che Italia improntasti di tua gloria. Ecco, a te questa, che tu di libere genti facesti nome uno, Italia, ritorna, e s'abbraccia al tuo petto, affisa ne
Page 476 - Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem: Ecce Caesar nunc triumphat, qui subegit Gallias; Nicomedes non triumphat, qui subegit Caesarem.
Page 568 - Dove raro ombreggia il bosco Le maligne crete, e al pian Di rei sugheri irto e fosco I cavalli errando van, Là in maremma ove fiorio La mia triste primavera, Là rivola il pensier mio Con i tuoni e la bufera: Là nel ciel nero librarmi La mia patria a riguardar, Poi co '1 tuon vo' sprofondarmi Tra quei colli ed in quel mar.
Page 668 - E voi trarrete la mugghiante greggia E la belante a quelle cime là. E voi, se l'unno o se lo slavo invade, Eccovi, o figli, l'aste, ecco le spade, Morrete per la nostra libertà.
Page 845 - Scendeva per la piaggia con mormoni freschi un zampillo pur divenendo rio: su '1 rio passeggiava mia madre florida ancor ne gli anni, traendosi un pargolo a mano cui per le spalle bianche splendevano i riccioli d'oro. Andava il fanciulletto con piccolo passo di gloria, superbo de l'amore materno, percosso nel core da quella festa immensa che l'alma natura intonava. Però che le campane sonavano su dal castello annunziando Cristo tornante dimane a...

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