Opere di Dante Alighieri..: La Divina commedia di Dante Alighieri. Con varie annotozioni [di P. Venturi e G. A. Volpi], e copiosi rami adornata |
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alcuni allora altre anima Annot antichi Antonio avea aver buon Canto capo cerchio certo ch'i chiama Cielo città cofe colla color Conte corpo credo Creta Dante dice diffe dire dolore duca effendo effer effo Enea erano faceva fare fece fecondo fentimento fenza figliuolo Firenze fiume foffe folo fondo fono fopra forfe forma forte forza fotto ftato fteffo furono gente gran Guido Inferno infieme intende l'altro l'un lafciò Latino legge lingua Luna lungo luogo Maeftro maggior male mano mare medefimo mente mezzo mondo monte morte noftro nome nuovo occhi Opera padre paffo pare parlare parole pena piedi Pietro poco Poeta pofta porta potere principio propriamente punto pure quafi quefto quei queſta ragione rima Stamp tefta terra uomo Vedi venuto Verf vidi Virgilio vivo voce volte voluto vuol
Popular passages
Page cclxxi - ... vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura alla sua penna tempra; lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta...
Page iv - ... raggi del pianeta, che mena dritto altrui per ogni calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m' era durata la notte, ch' i
Page cxlvi - Per le nuove radici d' esto legno Vi giuro che giammai non ruppi fede Al mio Signor, che fu d' onor sì degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede. Un poco attese, e poi: Da ch...
Page iii - Ahi quanto a dir qual era, è cosa dura , Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto è amara , che poco è più morte ; Ma per trattar del ben, ch' i' vi trovai, Dirò dell' altre cose ch' io v' ho scorte. l' non so ben ridir com' io v' entrai ; Tant' era pien di sonno in su quel punto, Che la verace via abbandonai.
Page ccxcvi - Enea la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né '1 debito amore lo qual dovea Penelope far lieta, vincer poter dentro da me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno, e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l'isola de' Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna.
Page xxx - Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo18 spira.
Page ccxcvii - Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; che de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé...
Page cccvii - 1 bue Cicilian, che mugghiò prima Col pianto di colui, (e ciò fu dritto) Che l'avea temperato con sua lima, Mugghiava con la voce dell'afflitto, io Sì che, con tutto ch...
Page xviii - 1 concede? Io non Enea , io non Paolo sono ; Me degno a ciò né io, né altri crede. Perché se del venire io m'abbandono, Temo che la venuta non sia folle. Se' savio, e "ntendi me
Page ccclxxxii - 1 Conte Ugolino aveva voce D'aver tradita te delle castella, Non dovei tu i figliuoi porre a tal croce . Innocenti facea l'età novella, Novella Tebe , Uguccione , e '1 Brigata , E gli altri duo, che '1 canto suso appella. 90 Noi passamm' oltre, là 've la gelata Ruvidamente un'altra gente fascia, Non volta in giù, ma tutta riversata.