Studj di filologia italiana

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Tipografia del Giornale di Sicilia, 1877 - 598 pages
 

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Page 478 - Come le pecorelle escon del chiuso 80 a una, a due, a tre, e l'altre stanno timidette atterrando l'occhio e '1 muso; e ciò che fa la prima, e l'altre fanno, addossandosi a lei, s'ella s'arresta, semplici e quete, e lo 'mperché non sanno...
Page 447 - El s' appellava in terra il sommo Bene Onde vien la letizia che mi fascia : Eloi si chiamò poi; e ciò conviene: Che 1' uso de' mortali è come fronda In ramo che sen va, ed altra viene '. Nel monte che si leva più dall...
Page 22 - Ma io , perché venirvi? o chi '1 concede? Io non Enea, io non Paolo sono : Me degno a ciò , né io , né altri crede. Perché se del venire i' m'abbandono, Temo che la venuta non sia folle , Se' savio, e intendi me' ch' i
Page 25 - Quando di carne a spirto era salita, e bellezza e virtù cresciuta m'era, fu' io a lui men cara e men gradita; e volse i passi suoi per via non vera, imagini di ben seguendo false, che nulla promission rendono intera.
Page 536 - ... stesso e poi degli altri il male — . Ecco un altro che grida : — Tutto il mondo è corrotto; bisogna metter sotto quello che sta di sopra, e rovesciare le leggi, il governare; non è che il mio sistema che il possa render sano — Credete al primo; l'altro è un ciarlatano...
Page 50 - Tanto giù cadde, che tutti argomenti Alla salute sua eran già corti, Fuor che mostrargli le perdute genti. Per questo visitai l'uscio de' morti, Ed a colui che l'ha quassù condotto Li prieghi miei piangendo furon pòrti.
Page 26 - ... aspetto divino alla quale la propria virtù non può salire se non è dal divino lume aiutata : e questa pel paradiso celestiale s'in'.ende.
Page 520 - ... infiniti pericoli e danni. E quando la sorte fa che il popolo non abbi fede in alcuno, come qualche volta occorre, sendo stato ingannato per lo addietro o dalle cose o dagli uomini, si viene alla rovina di necessità.
Page 51 - Voi dite, ed io farò per quella pace, Che, dietro ai piedi di sì fatta guida, Di mondo in mondo cercar mi si face.
Page 34 - Che troppo avrà d' indugio nostra eletta ' : Poi fisamente al sole gli occhi porse : Fece del destro lato al muover centro , E la sinistra parte di se torse. O dolce lume, a cui fidanza io entro Per lo nuovo cammin , tu ne conduci , Dicea, come condur si vuol quinc' entro : Tu scaldi '1 mondo, tu sovr' esso luci; S' altra cagione in contrario non pronta2, Esser den sempre li tuoi raggi duci.

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