La secchia rapita: poema eroicomico, Volumes 1-2Nel Theatro Sceldoniano, 1737 - 354 pages |
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allor anch appreffo armati armi avea avean bafta battaglia Bolognefi cadèr cafa Campo Canto Carroccio Cavalier cavalli Chè Ciel cimiero Città cofa Conte Crevalcore deftra deftrier dicea diffe effer Ezzelino famofo fangue fanti fapere fcudo fece fefta fegno feguir fella fembiante fenza ferito fiede fiero finiftra foffe foldati fono fopra forfe fpada ftato fteffo ftelle ftrade fu'l fubito fuggir fuon fuperbo furor Gemignani gente Gherardo gioftra gran guerra Guido da Polenta Iftorie impreſa Indi l'armi Lafciò laffa lancia Manfredi Marte Miceno Modana Modanefi moffe moftra Monte Argentaro nemico noftro onore paffo Panaro parea penfier percoffe Perinto Petroni piè Poeta pofcia poffa porta Potta quefto queſta quì quivi refta Renoppia Rubiera Salinguerra ſchiera Secchia ſenza Signor ſpada ſua tefta terra teſta Titta tofto traffe ufcir verfi Vigonza voftro
Popular passages
Page 284 - Conte in fretta mangia e si diparte, che non vorria veder la moglie morta. Vassene in piazza, ov'eran genti sparte chi qua chi là, come ventura porta. Tutti, come fu visto, in quella parte trassero per udir ciò ch'egli apporta. Egli, cinto d'un largo e folto cerchio, narra fandonie fuor d'ogni superchio.
Page 307 - La desiosa turba intenta aspetta che venga il Conte e mormorando freme. S'empiono i palchi intorno e folta e stretta corona siede in su le sbarre estreme, e dai casi seguiti...
Page 285 - Come a Montecavallo i cardinali vanno per la lumaca a concistoro, stretti da innumerabili mortali per forza d'urti e con poco decoro; così i medici quivi e gli speziali, non trovando da uscir strada né foro, urtati e spinti, senza legge e metro facean due passi innanzi e quattro indietro.
Page 216 - Villatora, ed altre terre che fìoriano allora: 33 e de' vassalli suoi non poca parte, ché Pernumia e Terralba ei signoreggia, e '1 bel colle d'Arquà poco in disparte, che quinci il monte e quindi il pian vagheggia; dove giace colui, ne le cui carte l'alma fronda del sol lieta verdeggia; e dove la sua gatta in secca spoglia guarda dai topi ancor la dotta soglia.
Page 38 - Giove fe' sapere i mali che d'una secchia era per trar la sorte. Giove che molto amico era ai mortali e d'ogni danno lor si dolea forte, fe' sonar le campane del suo impero ea consiglio chiamar gli dèi d'Omero.
Page 5 - Chi si mise una scarpa e una pianella, e chi una gamba sola avea calzata; chi si vesti a rovescio la gonnella, chi cambiò la camicia con l'amata; fu chi prese per targa una padella, e un secchio in testa in cambio di celata; e chi con un roncone e la corazza corse bravando e minacciando in piazza.
Page 2 - Già l'aquila romana avea perduto l'antico nido, e rotto il fiero artiglio, tant'anni formidabile e temuto oltre i Britanni ed oltre il mar vermiglio; e liete, in cambio d'arrecarle aiuto, l'italiche città del suo periglio, ruzzavano tra lor non altrimenti che disciolte polledre a calci e denti.
Page 309 - Armato il cavalier di tutto punto e compartito il sole ai combattenti, diede il segno la tromba e tutto a un punto si mossero i destrier come due venti. Fu il cavalier roman nel petto giunto; ma l'armi sue temprate e rilucenti ressero; e '1 Conte a quell'incontro strano la lancia si lasciò correr per mano.
Page 42 - Posti a seder ne' bei stellati palchi i sommi eroi de' fortunati regni, ecco i tamburi a un tempo e gli oricalchi de l'apparir del re diedero segni. Cento fra paggi e camerieri e scalchi...
Page 310 - Il chirurgo cavar gli fa l'elmetto, e il prete a confessarlo in fretta corre. Tutti gli amici suoi morto in effetto il...