Il primo canto della Divina commedia spiegato coll'ypsilon di Pitagora: pubblica lettura fattasi la sera del xxviii di febbraio MDCCCLXXIII a MondoviG. Bianco, 1875 - 112 pages |
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acciocchè adolescenza alcun allegoria Allighieri animo avarizia Balbo bello bivio Boccaccio buona canto ch'io Charan chè chiarissimamente Cicerone cognizione colla colmo commentatori Convito cristianesimo cuore d'ogni Dante dice debb'essere debbono Demonte dimostra che Dante dire distinta Divina Commedia divino poeta dotti dottrina dritto educazione ESIODO età Eurialo evvi felicità Feltro filosofo forza Gerione Gioberti guisa innanzi intel intendere intera interpretazione Isaia istruisce istruzione l'educazione l'età ignorante l'invidia l'uomo latina linea d'oro lingua lingua latina Lonza lungo silenzio luogo maraviglia Marsilio Ficino mente mezzo del cammino mirabilmente Mondovì nazioni Ninive niuno nobile ognuno ottima parlare parola mezzo parole di Dante pensiero Perciocchè piaggia pieno Pindaro Platone poema poeta popoli possa puerizia ragione sapienza selva erronea selva oscura senno sommo spiegare STANFORD UNIVERSITY studi tosto trentacinque trentacinquesimo anno trova umana uomo vedere vero verso Virgilio virtù vivere vizi vuol ypsilon di Pitagora zione
Popular passages
Page 94 - Se vuoi campar d' esto loco selvaggio ; Chè questa bestia, per la qual tu gride, Non lascia altrui passar per la sua via, Ma tanto lo 'mpedisce che l' uccide : Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali a cui s' ammoglia, E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.
Page 93 - Or se' tu quel Virgilio, e quella fonte, Che spande di parlar si largo fiume? Risposi lui con vergognosa fronte. O degli altri poeti onore e lume, Vagliami il lungo studio e il grande amore, Che m' ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se...
Page 99 - Ond' io per lo tuo me' penso e discerno, Che tu mi segui; ed io sarò tua guida, E trarrotti di qui per luogo eterno, Ov' udirai le disperate strida Di quegli antichi spiriti dolenti, Che la seconda morte ciascun grida. E vederai color che son contenti Nel fuoco, perché speran di venire, Quando che sia, alle beate genti: Alle qua...
Page 9 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Page 65 - Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coperta. E non mi si partia dinanzi al volto ; Anzi impediva tanto il mio cammino, Ch' io fui per ritornar più volte volto. Tempo era dal principio del mattino ; E il sol montava su con quelle stelle Ch...
Page 46 - Sì tosto come in sulla soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m
Page 64 - E come quei che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa e guata; Così l'animo mio che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva.
Page 92 - Augusto Al tempo degli Dei falsi e bugiardi. Poeta fui, e cantai di quel giusto Figliuol d'Anchise, che venne da Troia, Poi che.il superbo Hi'on fu combusto. 75 Ma tu perché ritorni a tanta noia? Perché non sali il dilettoso monte, Ch'è principio e cagion di tutta gioia? Or se' tu quel Virgilio, e quella fonte, Che spande di parlar sì largo fiume?
Page 83 - Temp'era dal principio del mattino, e '1 sol montava 'n su con quelle stelle ch'eran con lui quando l'amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch'a bene sperar m'era cagione di quella fera alla gaetta pelle l'ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m'apparve d'un leone. Questi parea che contra me venesse con la test'alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l'aere ne temesse. Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca nella sua magrezza, e...
Page 105 - Per via teologica si può dire, che poichè la somma deità, cioè Iddio, vede apparecchiata la sua creatura a ricevere del suo beneficio, tanto largamente in quella ne mette, quanto apparecchiata è a ricevere.