Storia della letteratura greca

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Le Monnier, 1863 - 535 pages
 

Contents

I
1
II
8
III
22
IV
62
V
79
VI
88
VII
103
VIII
114
XIV
230
XV
234
XVII
263
XIX
295
XX
303
XXI
319
XXII
349
XXIII
386

IX
134
X
157
XI
168
XII
199
XIII
224
XXIV
414
XXV
438
XXVI
463
XXVII
476
XXVIII
499

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Common terms and phrases

Popular passages

Page 101 - E tutta molle d'un sudor di gelo, e smorta in viso come erba che langue, tremo e fremo di brividi ed anelo tacita, esangue.
Page 373 - Penitenza ; e però nota e intendi Chi non sa prender me costei ritiene. E tu, mentre parlando il tempo spendi, Occupato da molti pensier vani, Già non t'avvedi, lasso, e non comprendi Com' io ti son fuggita dalle mani ! IMITATED.
Page 91 - L'amor della vita viltà non consigli; Se il vincere è bello, pur bello è il morir. Che infamia se i vecchi lasciando sul campo , I vecchi che speme non hanno di scampo, La vita codarda correte a salvar! Ma spose, ma figli quei vecchi non hanno? (Gli stessi nemici fremendo diranno:) Perchè quei meschini non vanno a scampar? Bruttata di sangue la barba, le chiome Riversano al suolo que' vecchi, siccome Figliuoli del fango, dannati a morir.
Page 69 - Disse; e il gran figlio di Saturno i neri Sopraccigli inchinò. Su l'immortale Capo del sire le divine chiome Ondeggiaro, e tremonne il vasto Olimpo. Cosi fermo l'affar si dipartirò. Teti dal ciel spiccò nel mare un salto; Giove alla reggia s'avviò. Rizzarsi Tutti ad un tempo da...
Page 373 - Volar non è ch' al mio correr s' agguagli ; e però 1' ale a' piedi mi mantengo, acciò nel corso mio ciascuno abbagli. Gli sparsi miei capei dinanzi io tengo ; con essi mi ricopro il petto e '1 volto, perch' un non mi conosca quando io vengo.
Page 60 - Quand' io, che meco avea di quel d' Adamo, Vinto dal sonno, in su I' erba inchinai Là 've già tutti e cinque sedevamo. Nell' ora che comincia i tristi lai La rondinella , presso alla mattina , Forse a memoria de...
Page 368 - Le donne lavorar pasturi in madia, Fior di tutte le sorte mescolando Con candida farina, e quanto fassi Di liquid'olio, e saporito mele. Stanvi i rettili lutti, ed i volanti, E verdi padiglion di molle aneto Carchi sovra gli pendono e su quelli Vanno aleggiando i pargoletti Amori, Come gli usignoletti su per gli arbori...
Page 163 - Sofocle, arconte, generale, collega di Pericle e di Tucidide, fu uom veramente felice; perocché, dotato di bellezza, di salute, di ricchezze, di genio, mori dolcemente pochi giorni prima che alla sua patria venisse tolta la libertà. Euripide...
Page 373 - Perché non posi ? perché a' piedi hai l'ale ? Io son l'Occasione, e pochi nota. E la cagion che sempre mi travagli E', perch' io tengo un pie sopra una rota. Volar non è che al mio correr s' agguagli, E però l'ale a
Page 373 - Chi se' tu, che non par donna mortale di tanta grazia el ciel t'adorna e dota? perché non posi? e perché a' piedi hai l'ale? - Io son l'Occasione, a pochi nota: e la cagion che sempre mi travagli è perch'io tengo un pie' sopra una rota. Volar non è ch'ai mio correr s'agguagli e però l'ali a' piedi mi mantengo acciò nel corso mio ciascuno abbagli.

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