Antologia: giornale di scienze, lettere e arti, Volume 37

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Gian Pietro Vieusseux
G. P. Vieusseux, 1830
 

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Page 119 - Ma quelli che non lo videro, e molte generazioni future che ne' suoi scritti leggeranno parole superbe e sdegnose, potrebbero leggermente crederlo assai diverso da quello che fu. Però ci è necessario avvertire, che egli quando si fece riprenditor veemente di quelli che studiano ad ingannare il genere umano o ad opprimerlo, compiè il debito di poeta civile; quando poi, o essendo o credendosi offeso, punse altrui non per causa pubblica, ma per suo proprio dolore, non fu mai concitato da stimoli...
Page 120 - ... i vizi trionfanti, non mancò di riverenza alle virtù sfortunate: sempre amò e desiderò che il vero , il buono , l'utile , il coraggio, la scienza , la prosperità , la gloria , fossero patrimonio di nostra madre Italia.
Page 134 - La sua corona. Le divise voglie A concordia riduca; a Italia sani Le servili ferite, e la ricrei; E più non sia, cui fu provincia il mondo, Provincia a tutti, e di straniere genti Preda e ludibrio.
Page 107 - Primieramente, i capitoli debbono incominciare da una citazione o di poeta o di prosatore; se oscura, se impertinente alla cosa di cui si tratta nel capitolo, tanto meglio. Poi, il vostro romanzo prenderà le mosse o da un buon pezzo di storia cruda, lardellata di qualche similitudine, di qualche sentenza, di qualche citazione o furtiva o patente: ovvero da una buona descrizione topografica d'una valle, d'un monte, d'una città, d'un castello. Riman libero al genio scegliere tra queste due vie: ma...
Page 120 - "), la grazia (non rara) di un sorriso dolce e delicato rivelava pienamente un animo sincerissimo e affettuoso. E la sincerità fu perfetta; che...
Page 120 - Monti , necessitato di voltare quando a ponente e quando a settentrione la faccia, non potè sfuggire dal biasimo di quelli che nel poeta vorrebbero gravità e costanza di filosofo , ea lui diedero colpa di mutate opinioni. Ma egli non vendette la coscienza, nò mai , nè per avarizia, nè per ambizione; e nemmeno si può dire che mentisse a sè stesso.
Page 128 - Cicilia s'erano partiti e rubellati, intra' quali fu per la suddetta cagione di sua mogliera e figlia a lui tolte , e morto il figliuolo che le difendea , uno savio e ingegnoso cavaliere e signore stato dell'isola di Procita, il quale si chiamava messer •> , Gianni di Procita.
Page 133 - ... intenerir si sente Delle paterne case al dolce aspetto; E rimirai piangendo il sol nascente Della mia patria illuminar le torri, Tutta scoprir Palermo. Ah! tu non sai Quante dolcezze ha il natio loco, e quanti Desiderj I' esiglio, e andar sia grave A quelle case ove nessun t'aspetta!
Page 120 - ... stesso. Lo fece apparire mutabile una eccessiva e misera e scusabile timidità ; la quale egli stesso confessava ai più stretti amici dolente. E si consideri che a lui già famoso non sarebbesi perdonato il silenzio. E si guardi che s'egli variamente lusingò i simulacri girati in alto dalla fortunevole ruota ; non però mai falsò le massime , non raccomandò 1...
Page 120 - ... e siccome corrivo a immaginarsi il bene, così facile ad ingannarsi: placabile ai tristi con facilità deplorabile; affabilissimo anche agli sconosciuti; amico agli amici con fede e tenerezza singolare. Ingrandiva ogni minimo servigio che ricevesse; e alla riconoscenza non poneva termine; compativa a tutte le afflizioni; avrebbe voluto soccorrere tutti i bisogni; amava e favoriva tutti i meriti: e della grazia che giustamente godette presso i potenti cercò profitto non per sé stesso, ma per...

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