Il primo libro delle lettere, Volume 2

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G. Laterza, 1916
 

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Page 211 - Inamoramenlo del conte (cosa in suo genere di eroica bellezza, ma tessuta trivialmente ed esplicata con le parole de la antichità plebeia) ; né per altro mi tolsi da la impresa, che per conoscere di mera infamia porsi al viso del nome la mascara dei sudor dei morti.
Page 210 - Ma a che fine odiare lo ingegno infuso in altrui da Cristo? E perché tanto gonfiarsi ne la presunzione di quel che non si merita?
Page 9 - Confesso che mi faccio men utile al mondo e men grato a Cristo, consumando lo studio in ciance bugiarde e non in opre vere. Ma d'ogni male è cagione la voluptà d'altrui e la necessità mia. Ché se i principi fussero tanto chietini quanto io bisognoso, non ritrarei con la penna se non misereri.
Page 210 - Premierà con quegli che io mandai a lo Albicante, al principe di Salerno, al duca Cosimo e al re Francesco; e poi si giudichi de lo stile, de la invenzione, de la piacevolezza e de l'arguzie di noi due. Benché la fama di coloro che invecchiano drieto a lo scriver le ciance da riso è ridicola...
Page 9 - Èrcole nelle fiamme né a Marsia senza pelle, ed essi non terrebbero in camera san Lorenzo sulla grata né lo apostolo scorticato. Ecco: il mio compar Bruciolo intitola la Bibia al re, che è pur cristianissimo, e in cinque anni non ha avuta risposta.
Page 217 - ... figliuoli, nocenti o innocenti che siano, posson cavare il lor genitor de la fossa non che de l'albergo: onde l'onestà del modesto vecchio merita più aiuto che scusa. Ma se ognun che falla può sperare la vostra clemenza, perché egli che non ha errato non dee ricorrere a la vostra giustizia? E per qual cagione io, che sono uomo e cristiano, non ho a prestargli il mio mezzo, essendo tenuto a farlo benché in me non apparisse umanità né religione? S'io vi dicesse quanti capi hanno gli oblighi...
Page 87 - A me bisogna trasformare digressioni, metafore e pedagogarie in argani che movano e in tanaglie che aprano. Bisognami fare si che le voci dei miei scritti rompino il sonno de l'altrui avarizia, e quella battezzare « invenzione » e « locuzione », che mi reca corone d'auro e non di lauro.
Page 95 - Cassola le raccomandazioni che traeste di seno a l'affezzione, accioché io, punto da la memoria di si fatto amico, scoppiassi fuora le lagrime de la benivolenza, gli stimoli de la quale, o che oda di voi, o che a voi pensi, mi fanno sentire in che modo i suoi fervori, ricercando le viscere, rintenerischino l'ossa. Ma, se la complessione de la bontà e la pasta de la natura, per cui son tale, si lascia movere de la fìzzione di chi mi odia, si dee credere che la mova ancora la verità.
Page 87 - ... con l'ali de le iperboli, non avertendo a lo studio de l'arte, il decoro de la quale, con la giocondità dei numeri, esprime i concetti, intona le parole e adorna le materie.
Page 98 - Certo, se io fussi ambizioso, mi potrei attribuire il titolo di felice. Né ciò dico per avermi saputo procacciare salute a la vita e degnità al nome, né per essermi vendicato de le offese fattemi con la riputazione acquistatami ; ma per non avere ritratto nulla da due pontefici che io servii, il cui tradimento è il testimonio de la mia bontà, spolverata sul cartone di la vostra.

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