Della versificazione italiana, Part 3Nel priv. stabilimento nazionale di G. Antonelli ed., 1854 |
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Popular passages
Page 1155 - Perché, baciando i pargoli, La schiava ancor sospira? E il sen che nutre i liberi Invidiando mira? Non sa che al regno i miseri Seco il Signor solleva? Che a tutti i figli d'Eva Nel suo dolor pensò...
Page 1153 - Santi; immagine Della città superna; Del Sangue incorruttibile Conservatrice eterna , Tu che, da tanti secoli, Soffri, combatti e preghi Che le tue tende spieghi Dall'uno all'altro mar; Campo di quei che sperano ; Chiesa del Dio vivente ; Dov...
Page 1086 - Però ch'io stessa, il gomito posando di tua seggiola al dorso, a lui col suono de la soave andrò tibia spirando facile tono. Onde rapito ei canterà che sposo già felice il rendesti, e amante amato; e tosto il renderai dal grembo ascoso padre beato.
Page 1086 - Aganippe il bel destrier che ha l'ale: onde chi beve io tra i celesti esalto e fo immortale. Io con le nostre il volsi arti divine al decente, al gentile, al raro, al bello: fin che tu stessa gli apparisti al fine caro modello.
Page 1157 - Per te sollevi il povero al ciel, ch'è suo, le ciglia, volga i lamenti in giubilo, pensando a cui somiglia: cui fu donato in copia, doni con volto amico, con quel tacer pudico, che accetto il don ti fa. Spira de...
Page 1160 - ... sospeser le gioie dei prandi festosi, assursero in fretta dai blandi riposi, chiamati repente da squillo guerrier. Lasciar nelle sale del tetto natio le donne accorate, tornanti all'addio, a preghi e consigli che il pianto troncò: han carca la fronte de" pesti cimieri, han poste le selle sui bruni corsieri, volaron sul ponte che cupo sonò.
Page 1300 - La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il triste esiglio: due volte nella polvere due volte sull'altar. Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
Page 1174 - O sotto un faggio Io ti ritrovi, Al caldo raggio Di bianco ciel, Mentre il pensoso Occhio non movi Dal frettoloso Noto ruscel ; O che ti piaccia Di dolce luna L'argentea faccia Amoreggiar ; Quando nel petto La notte bruna Stilla il diletto Del meditar : Non rimarrai, No, tutta sola ; Me ti vedrai Sempre vicin. Oh come è bello Quel di viola Tuo manto, e quello Sparso tuo crin ! Più dell' attorta Chioma e del manto, Che roseo porta La dea d...
Page 1084 - Delo, cetra si tace; e le fa lenta intorno polvere velo? Ben mi sovvien, quando, modesto il ciglio, ei, già scendendo a me, giudice fea me de' suoi carmi: ea me chiedea consiglio: e lode avea.
Page 1073 - Vedrò vedrò da le mal nate fonti, Che di zolfo e d'impura Fiamma e di nebbia oscura Scendon l'Italia ad infettar da i monti, Vedrò la gioventude I labbri torcer disdegnosi e schivi; E ai limpidi tornar di Grecia rivi, Onde natura schiude Almo sapor, che a sé contrario il folle Secol non gusta e pur con laudi estolle.