La scienza in cucina e l'arte di mangiare bene

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Giunti Editore, 1998 - 573 pages
Con le sue 790 ricette, raccolte dall'autore con paziente passione nel giro dei lunghi anni e innumerevoli viaggi, l'Artusi è il libro più famoso e letto sulla cucina italiana, quello da cui tutti i grandi cuochi dell'ultimo secolo hanno tratto ispirazioni e suggerimenti. È un'opera singolare che esalta il piacere del mangiar bene; più che un ricettario è un libro di gusto, ricco di dissertazioni, di spunti linguistici in una prosa limpida che ricorda la cordialità del discorso conviviale.
 

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Contents

Section 17
499
Section 18
525
Section 19
535
Section 20
536
Section 21
537
Section 22
538
Section 23
539
Section 24
540

Section 9
147
Section 10
148
Section 11
149
Section 12
157
Section 13
170
Section 14
400
Section 15
407
Section 16
495
Section 25
541
Section 26
542
Section 27
543
Section 28
544
Section 29
545
Section 30
546
Section 31
550
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Popular passages

Page 250 - Giornale, perché per la maggior parte sono in proposito della lingua, che in Italia è, come si dice, la materia del giorno; e non si può negare che il giorno in Italia non sia lungo.
Page 458 - M'apparecchiava a sostener la guerra Sì del cammino e sì della pietate, Che ritrarrà la mente, che non erra.
Page 439 - Goro un piattello dov' erano i pavoni senza becco, ed ordinato uno che tagliasse; il quale non essendo più pratico a simile uffizio, gran pezzo s' affaticò a pelare, e non puoté far sì destro, che non empiesse la sala e tutta la tavola di penne, e gli occhi e la bocca e...
Page 259 - Trovatala di 258 loro gusto, cominciarono a dire: arista, arista (buona, buona!), e quella parola greca serve ancora, dopo quattro secoli e mezzo a significare la parte di costato del maiale cucinato in quel modo. 370. - Pasticcio freddo di cacciagione. Prendiamo, per esempio, una starna o una pernice e con essa facciamo un pasticcio che potrà bastare per sei o sette persone.
Page 359 - Da beef-sleak parola inglese che vale costola di bue, è derivato il nome della nostra bistecca, la quale non è altro che una braciuola col suo osso, grossa un dito o un dito e mezzo, tagliata dalla lombata di vitella. I macellari di Firenze chiamano vitella il sopranno non che le altre bestie bovine di due anni all'incirca; ma, se potessero parlare, molte di esse vi direbbero non soltanto che non sono più fanciulle, ma che hanno avuto marito e qualche figliuolo. L'uso di questo piatto eccellente...
Page 112 - ... grasso di prosciutto, alcune foglie di prezzemolo, sedano e carota, un poco d'olio e di burro, sale e pepe; ma ogni cosa in poca quantità per non rendere il composto piccante o nauseante. A mezza cottura levate i fegatini asciutti e, con due o tre pezzi di funghi secchi rammolliti, tritateli fini colla lunetta. Rimetteteli al fuoco nell'intinto rimasto della mezza cottura e con un poco di brodo finite di cuocerli, ma prima di servirvene legateli con un pizzico di pangrattato fine e uniteci un...
Page 146 - ... napoletane, romane, genovesi, milanesi. Patata o pomodoro vengono liberati da connotazioni negative. Burro lombardo, lardo emiliano, olio toscano, diventano scelte disponibili nel sistema nazionale. "Tedescherie" e "francioserie" non sono puntigliosamente espunte, ché l'autore del ricettario va « in cerca del buono e del bello, in qualunque luogo si trovino », ma l'esteromania che per secoli ha dominato la tavola dei nobili ei banchetti ufficiali viene decisamente respinta. Le scelte culinarie...
Page 37 - Brodo. Lo sa il popolo e il comune che per ottenere il brodo buono bisogna mettere la carne ad acqua diaccia e far bollire la pentola adagino adagino e che non trabocchi mai.
Page 19 - Buon sangue e buon vigore produce la sobrietà del vivere. Colui non faccia esercizio, che non vuole vivere sano e lieto. La sanità dell...
Page 388 - ... e dell'amore del nostro simile. Sotto rozze maniere e tratti umili Stanno spesso i bei cuori ei sensi puri; Degli uomini temiam troppo gentili, Quai marmi son: lucidi, lisci e duri.

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