Lettere dantesche all'amico prof. Francesco Longhena di Milano

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S. Lapi, 1894 - 165 pages
 

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Page 15 - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso; Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 142 - Alma sdegnosa, benedetta colei che in te s'incinse. Quei fu al mondo persona orgogliosa; bontà non è che sua memoria fregi : così è l'ombra sua qui furiosa. Quanti si tengon or lassù gran regi, che qui staranno come porci in brago, di sé lasciando orribili dispregi I Ed io : Maestro, molto sarei vago di vederlo attuffare in questa broda, prima che noi uscissimo del lago.
Page 30 - La notte, ch' i' passai con tanta pietà. E come quei, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all' aqua perigliosa, e guata; Cosi l' animo mio, che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva. Poi ch' ei posato un poco il corpo lasso, Ripresi via per la piaggia diserta, Sì che il piè fermo sempre era il più basso ; Ed ecco, quasi al cominciar dell' erta, Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coperta.
Page 37 - Troia, poi che il superbo Ilion fu combusto. Ma tu perché ritorni a tanta noia ? perché non sali il dilettoso monte, ch'è principio e cagion di tutta gioia ? » « Or se' tu quel Virgilio, e quella fonte, che spande di parlar si largo fiume?, risposi lui con vergognosa fronte.
Page 142 - Quei fu al mondo persona orgogliosa} *° Bontà non è che sua memoria fregi: Cosi è l'ombra sua qui furiosa. Quanti si tengon or lassù gran regi, Che qui staranno come porci in brago, Di sé lasciando orribili dispregi! Ed io: Maestro, molto sarei vago Di vederlo attuffare in questa broda, Prima che noi uscissimo del lago.
Page 89 - Con lieto volto, ond' io mi confortai, Mi mise dentro alle segrete cose. Quivi sospiri, pianti ed alti guai Risonavan per l' aer senza stelle, Perch' io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, Parole di dolore, accenti d...
Page 38 - L'alto fato di Dio sarebbe rotto, Se Lete si passasse, e tal vivanda Fosse gustata senza alcuno scotto Di pentimento, che lagrime spanda.
Page 45 - Come si volge con le piante strette a terra ed intra sé donna che balli, e piede innanzi piede a pena mette, volsesi in su i vermigli ed in su...
Page 25 - Tutte le stelle già dell'altro polo vedea la notte, e '1 nostro tanto basso che non surgea fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto dalla luna.

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