La Calabria: rivista di letteratura popolare

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Tipografia Francesco Raho., 1888
 

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Page 93 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Page 91 - Mentre che vegnon lieti gli occhi belli Che lagrimando a te venir mi fenno, Seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più nè mio cenno : Libero, dritto, sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno : Perch' io te sopra te corono e mitrio 2.
Page 70 - Per che quasi di necessità cose contrarie a' primi costumi de' cittadini nacquero tra coloro li quali rimanean vivi. Era usanza (sì come ancora oggi veggiamo usare) che le donne parenti e vicine nella casa del morto si ragunavano, e quivi con quelle che più gli appartenevano piangevano ; e d' altra parte dinanzi alla casa del morto co...
Page 63 - Alta dev' esser senza la pianella, E bianca e rossa senza su lisciare; Larga di spalle e stretta in centurella, La bella...
Page 91 - Dalla mia destra parte , e che s' accende Di tutto il lume della spera nostra, Ciò ch'io dico di me di sé intende: Sorella fu, e cosi le fu tolta Di capo l' ombra delle sacre bende. Ma poi che pur al mondo fu rivolta, Contra suo grado e contra buona usanza , Non fu dal vel del cuor giammai disciolta.
Page 70 - Si cava di casa il morto , e una caterva di donne si getta sulla strada empiendo le piazze e le vie di mesti ululati , di clamori, di grida, che a chi ne ignori la causa farebbe sospettare o esser quelle maniache, o venuta la città in man del nemico.
Page 73 - O Tosco che per la città del foco Vivo ten vai così parlando onesto , Piacciati di restare in questo loco : La tua loquela ti fa manifesto Di quella nobil patria natio Alla qual forse fui troppo molesto. Subitamente questo suono uscio D' una dell' arche ; però m' accostai, Temendo, un poco più al duca mio.

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