Dante

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CreateSpace Independent Publishing Platform, 2018 M07 23 - 442 pages
L'uomo del Medio evo che obbediva a questa chiamata contemplava le bellezze eterne da un luogo privilegiato, dal centro di tutto l'universo.Oltre la Terra, co' suoi elementi di terra ed acqua, oltre la sfera dell'aria e quella seguente del fuoco, egli immaginava una successione sempre più ampia di cieli, diafani così da non impedire la vista delle luci poste dopo essi, sferici, concentrici, rotanti sempre più rapidi quanto più lontani. Nella convessità di ciascuno splendeva, come gemma incastonata, il pianeta: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno. Nel cielo oltre Saturno sfavillavano tutte le stelle fisse che popolano il firmamento. Ancora più remoto e più ampio era il Primo Mobile o cielo Cristallino, aggirantesi con velocità inconcepibile più in là di tutte le parvenze celesti, ai limiti estremi del mondo sensibile. Più oltre ancora, fuori dello spazio, era il cielo di pura luce, l'Empireo, immobile, avvolgente tutto l'universo e, nell'Empireo immobile, Dio, Colui che tutto muove.In un affresco del Camposanto di Pisa si vede una serie di fasce circolari multicolori, fitte d'angeli; e sopravanzare, al margine superiore del dipinto, una gran testa cinta d'aureola; ai lati di destra e di sinistra spuntare due mani posate sull'ultima fascia circolare; e in basso sporgere i lembi di un'ampia veste. Quella gran figura è Dio, che giganteggia di là dai cieli e li fa girare fra l'Empireo e la terra col mezzo delle gerarchie angeliche.

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