Letture edite e inedite de Giovan Batista Gelli sopra la Commedia di Dante, Volume 2

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Fratelli Bocca, 1887
 

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Popular passages

Page 57 - Poiché fu piacere de' cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gettarmi fuori del suo dolcissimo seno (nel quale nato e nudrito fui fino al colmo della mia vita, e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto il cuore di riposare l' animo stanco, e terminare il tempo che m...
Page 247 - Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo18 spira.
Page 238 - PER me si va nella città dolente : Per me si va nell' eterno dolore : Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne ; ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate." Queste parole di colore oscuro Vid' io scritte al sommo d' una porta ; Per eh' io : Maestro, il senso lor m
Page 596 - Suo cimitero da questa parte hanno Con Epicuro tutti i suoi seguaci Che l' anima col corpo morta fanno. Però alla dimanda che mi faci Quinc...
Page 384 - Tenendo l' altra sotto gravi pesi, Come che di ciò pianga, e che ne adonti. Giusti son due, ma non vi sono intesi : Superbia, invidia ed avarizia sono Le tre faville che hanno i cori accesi. Qui pose fine al lagrimabil suono. Ed io a lui : Ancor vo' che m' insegni, E che di più parlar mi facci dono.
Page 609 - Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Page 219 - Tu m' hai con desiderio il cor disposto Sì al venir, con le parole tue, Ch' io son tornato nel primo proposto.
Page 288 - Quivi, secondo che per ascoltare, non avea pianto, ma' che di sospiri, che 1'aura eterna facevan tremare.
Page 28 - E dei saper, che tutti hanno diletto, Quanto la sua veduta si profonda Nel vero , in che si queta ogn
Page 61 - Ahi quanto a dir qual era, è cosa dura , Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto è amara , che poco è più morte ; Ma per trattar del ben, ch' i' vi trovai, Dirò dell' altre cose ch' io v' ho scorte. l' non so ben ridir com' io v' entrai ; Tant' era pien di sonno in su quel punto, Che la verace via abbandonai.

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