Compëndio della storia della letteratura italiana: dal secolo X fino al XVIII inclusivamente, premessavi una breve spiegazione intorno alle regole dello stile poetico, coll'aggiunta d'un iconologia, etc

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Popular passages

Page 65 - Come un poco di raggio si fu messo " Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso, Ambo le mani per dolor mi morsi;
Page 63 - PER me si va nella città dolente, Per me si va nell' eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore : Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne, ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi ch...
Page 65 - Quivi morì : e come tu mi vedi, Vid' io cascar li tre ad uno ad uno Tra '1 quinto dì e '1 sesto : ond...
Page 13 - ... 1 van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, non che perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; e del mio vaneggiar vergogna è '1 frutto, e "1 pentersi, e '1 conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno.
Page 66 - 1 terzo cerchio serra , La rividi più bella e meno ajtera. Per man mi prese, e disse : in questa spera Sarai ancor meco, se '1 desir non erra ; I' son colei che ti die' tanta guerra , E compie
Page 64 - 1 sonno i miei figliuoli Ch' eran con meco, e dimandar del pane. Ben se...
Page 71 - Orrida maestà nel fero aspetto terrore accresce, e più superbo il rende: rosseggian gli occhi, e di veneno infetto come infausta cometa il guardo splende, gl'involve il mento e su l'irsuto petto ispida e folta la gran barba scende, e in guisa di voragine profonda s'apre la bocca d'atro sangue immonda.
Page 69 - ... frutti e fiori contesti in varie forme e tutte belle, facean riparo ai fervidi calori de' giorni estivi con lor spesse ombrelle; e tra quei rami con sicuri voli cantando se ne giano i rosignuoli.
Page 68 - Né mai le chiome del giardino eterno tenera brina o fresca neve imbianca; ivi non osa entrar ghiacciato verno, non vento o l'erbe o gli arbuscelli stanca; ivi non volgon gli anni il lor quaderno; ma lieta Primavera mai non manca, ch'e suoi crin biondi e crespi all'aura spiega, e mille fiori in ghirlandetta lega.
Page 70 - Qui mille immonde Arpie vedresti e mille Centauri e Sfingi e pallide Gorgoni; molte e molte latrar voraci Scille, e fischiar Idre, e sibilar Pitoni, e vomitar Chimere atre faville; e Polifemi orrendi e Gerioni; e in novi mostri, e non più intesi o visti, diversi aspetti in un confusi e misti.

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