La preghiera nella Divina commediaG. Tonnarelli, 1888 - 104 pages |
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Aeneis Amleto amore angeli anime avarizia avea Beati Beatrice bella Bertram dal Bornio bolgia buona Buonagiunta cantica canto carità ch'io Chè Ciacco cielo cielo del Paradiso Cino da Pistoia colla colpa concetto Convito cortesia Cristo cuore dannati demoni desiderio dì del giudizio diavoli dice divina giustizia dolce dolore donna dovea Enea Eneide eterno fama Francesca gelo gentilezza gentili Geri del Bello Gerusalemme giudizio gloria Guido da Montefeltro Guinicelli indi infamia inferno invidia l'altro l'amore l'angelo l'anima L'inferno l'uno l'uomo lagrime Lucifero Minosse mondo monte morte occhi Ovidio Paolo e Francesca Paradiso parenti peccato pena penale pentirsi Petrarca piange pianger pianto pietà poema poeta prega preghiera punita purgatorio quì quivi ragione resta scornato ricorda esempi riverenza salvezza sarebbe scienza selva sente sogno Sordello sospiri speranza spiriti Stazio stelle suicidi superbia Tasso traditori Trionfo trova Ulisse uomo vede verso Virgilio virtù volgare
Popular passages
Page 75 - Taint not thy mind, nor let thy soul contrive Against thy mother aught; leave her to heaven, And to those thorns that in her bosom lodge To prick and sting her.
Page 34 - S'io credessi che mia risposta fosse A persona che mai tornasse al mondo, Questa fiamma stana senza più scosse; Ma perciocché giammai di questo fondo Non tornò vivo alcun, s'i'odo il vero, Senza tema d'infamia ti rispondo.
Page 24 - Ed egli a me: Se tu segui tua stella, Non puoi fallire a glorioso porto, Se ben m
Page 33 - Quando n' apparve una montagna bruna Per la distanza, e parvemi alta tanto Quanto veduta non n' aveva alcuna '. Noi ci allegrammo ; e tosto tornò in pianto : Che dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l' acque; Alla quarta levar la poppa in suso, E la prora ire in giù , com' altrui piacque, Infin che
Page 20 - Tutto si raccapriccia, e pur rinforza il colpo e '1 fin vederne ei si consiglia. Allor, quasi di tomba, uscir ne sente un indistinto gemito dolente, che poi distinto in voci: «Ahi!
Page 71 - E io adunque, che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a' piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m'ho lasciati, per la dolcezza ch'io sento in quello che...
Page 61 - A' miei portai l'amor che qui raffina. O, dissi lui, per li vostri paesi «*» Giammai non fui; ma dove si dimora Per tutta Europa, ch'ei non sien palesi ? La fama che la vostra casa onora, •*« Grida i signori, e grida la contrada, Sì che ne sa chi non vi fu ancora.
Page 101 - Alto fato di Dio sarebbe rotto, Se Lete si passasse, e tal vivanda Fosse gustata senza alcuno scotto Di pentimento che lagrime spanda.
Page 84 - Né mai le chiome del giardino eterno tenera brina o fresca neve imbianca; ivi non osa entrar ghiacciato verno, non vento o l'erbe o gli arbuscelli stanca; ivi non volgon gli anni il lor quaderno; ma lieta Primavera mai non manca, ch'e suoi crin biondi e crespi all'aura spiega, e mille fiori in ghirlandetta lega.
Page 71 - Ch'i' ho tenuto nel trattar d'amore, E dirò del valore Per lo qual veramente omo è gentile, Con rima aspra e sottile ; Riprovando '1 giudicio falso e vile Di quei che voglion che di gentilezza Sia principio ricchezza. E cominciando, chiamo quel signore Ch'a la mia donna ne li occhi dimora, Per ch'ella di sè stessa s'innamora.